Cosa dobbiamo aspettarci per le strategie di sviluppo basate sulle catene del valore globali nel futuro “new normal”? – Figlio del Covid-19 certamente, ma anche di tutte le altre radicali trasformazioni in atto, di natura tecnologica, politica e ambientale.
Partiamo dalle dimensione del fenomeno. Ad oggi, circa un terzo delle esportazioni mondiali è costituito da valore aggiunto incorporato in beni e servizi intermedi,(e di fatto “double counted” nelle statistiche di commercio globale). La frammentazione dei processi di produzione e la dispersione internazionale delle attività hanno portato all'emergere di sistemi di produzione, o catene del valore, globali (global value chains o GVCs) .
L'ultimo mezzo secolo ha assistito a uno sviluppo unidirezionale dell’economia globale verso una crescente internazionalizzazione delle attività produttive. Un movimento simultaneo di frammentazione delle attività (unbundling) e dispersione geografica (offshoring) ha portato all’accelerazione delle moderne GVC. Il crescente ricorso all'outsourcing e a modalità di governance ibride (come non-equity modes; UNCTAD World Investment Report, 2011) ha ulteriormente ampliato le possibilità di sviluppo delle catene del valore globali. Unbundling, offshoring e outsourcing sono stati il potente mix che ha consentito alle GVC di assumere un ruolo dominante nella produzione, negli investimenti e nel commercio internazionale.
Catene del valore globali nella tempesta perfetta
Negli ultimi dieci anni, tuttavia, il processo di consolidamento e proliferazione delle catene del valore globali ha subito una battuta d’arresto, come documentato dal rallentamento di indicatori di produzione quali investimenti diretti esteri (IDE), commercio internazionale e indicatori di partecipazione in GVCs – rallentamento che ha radici strutturali e profonde legate alle tendenze tecnologiche, al crescente nazionalismo economico e all'imperativo della sostenibilità (UNCTAD World Investment Report 2020). Alla congiuntura critica dove queste dinamiche strutturali hanno già spinto il sistema di produzione internazionale, lo shock multiplo di domanda, offerta e governance causato dalla pandemia può essere il fattore scatenante della più classica delle “tempeste perfette” (Figura 1).
Figura 1 Catene del valore globali nella tempesta perfetta
Fonte: World Investment Report 2020 (UNCTAD)
Globalizzazione e sviluppo: la difficile scalata delle catene del valore
Dalla prospettiva dei Paesi in via di sviluppo (PVS), le catene del valore globali rappresentano indubbiamente un’opportunità – di partecipazione alla creazione di valore, di occupazione e sviluppo tecnologico. Nello scenario ideale, la condivisione dei processi produttivi tra Paesi ricchi e poveri dovrebbe contribuire a ridurre le disuguaglianze economiche a livello globale. Tuttavia, nella realtà, i vantaggi delle GVC in termini di sviluppo non si realizzano in modo automatico. Il rischio principale per i Paesi più poveri è che la partecipazione alle catene del valore globali si limiti ad attività a basso valore aggiunto, dalle quali stentano ad affrancarsi, e di cui, in ultima istanza, finiscono per rimanere dipendenti.
I dati che abbiamo a disposizione sulla partecipazione alle catene del valore globali evidenziano proprio la presenza di un trade-off tra partecipazione e creazione di valore. Infatti, mentre la partecipazione dei Pvs alle catene globali è raddoppiata negli ultimi trent’anni (la loro quota negli scambi a valore aggiunto è aumentata dal 20% nel 1990 a oltre il 40% oggi), molti dei Paesi più poveri rimangono ancora esclusivamente fornitori di materie prime – attività a basso valore aggiunto, caratterizzata da limitata creazione di lavoro e trasferimento di tecnologie, oltre che esposta a rischi significativi di natura ambientale.
In quest’ottica, la priorità per i Pvs, e in particolare dei Paesi più poveri, è inserirsi in percorsi di sviluppo globale sostenibili, in cui la partecipazione alle catena del valore globali potenzi le opportunità di crescita e di creazione di valore aggiunto per le economie nazionali.
Il giusto equilibrio tra integrazione nelle reti globali (GVC participation) e creazione di valore aggiunto per l’economia domestica (GVC upgrading) è il punto nevralgico delle strategie di sviluppo basate su catene del valore globali. Nel concreto, i percorsi di sviluppo attraverso le GVC non vanno pensati come movimenti perentori lungo le dimensioni di participation e upgrading, ma piuttosto come il risultato di una sequenza di passaggi o di una scalata graduale: da nessuna o scarsa partecipazione alle GVC, spesso limitata all'integrazione a valle per la fornitura di materie prime, alla piena partecipazione come produttori di beni intermedi, sostenuti da legami a monte e a valle; e da attività a basso valore aggiunto ad attività a più alto valore aggiunto e più sostenibili.
I dati ci dicono che per la maggior parte dei Paesi (circa il 65%), l'aumento della partecipazione alle GVC negli ultimi 20 anni ha comportato in effetti una riduzione della quota di valore aggiunto interno, riduzione in ogni caso controbilanciata in termini di crescita economica (Pil) dall’aumento della produzione generato dalla crescita del livello di scambi (Figura 2). Alcuni Paesi (circa il 15%), dopo un rapido aumento iniziale della partecipazione alle GVC, sono riusciti a riconquistare terreno sul piano della creazione del valore, potenziando la propria posizione nelle catene del valore e focalizzandosi su attività a maggiore valore aggiunto.
Figura 2 Strategie di sviluppo basate sulle catene del valore globali
Fonte: World Investment Report 2013 (UNCTAD)
Sfide e nuove opportunità per i Paesi in via di sviluppo (all’indomani del Covid)
La Conferenza delle Nazioni Unite per il Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD) nel suo World Investment Report 2020 ha individuato quattro possibili traiettorie di futura trasformazione delle catene del valore globali: reshoring, diversification, regionalization e replication (o distributed production). Ciascuna di queste traiettorie presenta implicazioni diverse in termini di sviluppo. La spinta al reshoring avrà ovviamente le conseguenze più radicali e drammatiche per le economie il cui sviluppo dipende dal commercio internazionale e dalla partecipazione nelle GVC. La diversificazione porterà a nuove opportunità di partecipazione, per quanto la sinergia con la digitalizzazione potrebbe aumentare il gap tra attività ad alto ed a basso valore aggiunto, favorendo i Paesi tecnologicamente più avanzati. La regionalizzazione renderà la cooperazione con i Paesi vicini in materia di sviluppo industriale, commercio e investimenti di fondamentale importanza. E la produzione distribuita modificherà profondamente la value proposition dei modelli di sviluppo tradizionali incentrati sullo sfruttamento delle economie di scala realizzato attraverso la produzione globale di massa.
Ciascuno di questi macro-scenari presenterà sfide e opportunità per i Pvs a diversi livelli di reddito e in diverse fasi di sviluppo e integrazione nelle catene del valore (Figura 3).
Figure 3 La scalate delle catene del valore globali: sfide e nuove opportunità
Fonte: Elaborazione dell’autore, basata su World Investment Report 2013 (UNCTAD) e World Investment Report 2020 (UNCTAD).
All’inizio dell’ascesa, per i Paesi più poveri, la prospettiva di una produzione più localizzata e regionale in nome del mantra della resilienza post-Covid e l’impatto dell’automazione e delle nuove tecnologie sui differenziali di costo del lavoro renderanno più complessa l’integrazione nelle catene del valore globali (GVC participation), esercitando una pressione al ribasso sugli investimenti finalizzati a ricerca di efficienza e riduzione dei costi (efficiency-seeking), tradizionalmente la principale via di accesso alle reti di produzione globali. Altresì, la possibilità di compensare attirando investimenti finalizzati all’espansione di mercato (market-seeking) sembra una possibilità riservata ai Paesi emergenti, con mercati più grandi e maturi. Per i Paesi più poveri, il consolidamento delle catene del valore regionali diventa dunque un’opportunità strategica molto importante. Consente ai Paesi meno sviluppati di allentare la dipendenza da mercati, capitali e tecnologie delle economie sviluppate, stimolando un processo di sviluppo locale; promuove la specializzazione interna nella regione e apre opportunità di trasformazione strutturale e upgrading all’interno di catene del valore regionali. La regionalizzazione tuttavia non è l'unico mezzo per contrastare la crisi delle strategie di sviluppo GVC tradizionali. L'aumento della segmentazione del mercato e la crescente domanda di beni di consumo di fascia bassa e media dai mercati emergenti aprono nuove opportunità per i Paesi produttori a basso costo. La diffusione delle tecnologie digitali migliora l'accesso ai mercati globali, anche per le piccole imprese. La diversificazione delle fonti di approvvigionamento dettate dall’imperativo della resilienza potrebbe determinare una delocalizzazione di parte delle attività dalla Factory China o Factory Asia a hub mondiali di produzione a basso costo alternativi, per esempio in Africa.
Nel secondo passaggio critico del processo di sviluppo, la transizione verso attività a più alto valore aggiunto (GVC upgrading), i Pvs si troveranno ad affrontare sfide altrettanto importanti. In primis, la tendenza verso reshoring e disinvestimento rappresenta una minaccia anche per Paesi con posizioni consolidate nelle catene del valore globali. Inoltre, la digitalizzazione potrebbe amplificare ulteriormente il divario tra una massa sempre più indifferenziata di attività a basso costo e poche attività altamente strategiche, ad elevata intensità di know how e tecnologia.
In altri termini: non solo i Pvs farebbero più fatica a estrarre valore dalle partecipazione alle catene globali, ma si troverebbero anche a colmare un divario maggiore per approdare al livello successivo. Le opzioni strategiche a disposizione dei Paesi più poveri per rispondere a queste sfide variano dalla creazione di cluster industriali alla rifocalizzaione sui servizi, in particolare in ambito digitale, alle nuove opportunità legate alla sostenibilità ambientale. Nello specifico, la transizione da hub di produzione globale altamente concentrata e specializzata a cluster industriali integrati e diversificati da un lato genera ricadute positive sull’economie locali, dall’altro ne aumenta la resilienza. Allo stesso tempo, significative opportunità si apriranno nel settore dei servizi, dove si sposterà la nuova frontiera dell'offshoring motivato dalla riduzione del costo del lavoro. Un cambio di paradigma nella creazione di valore aggiunto dalla produzione di massa alla customizzazione di massa potrà supportare la creazione di valore in Paesi più piccoli specializzati in segmenti e nicchie specifici. Infine, l'imperativo della sostenibilità renderà le attività legate all’economia green e blue sempre più attrattive per lo sviluppo di catene del valore globali sostenibili.
Data l'importanza delle catene del valore globali per la ripresa post-pandemia, la crescita economica e la creazione di posti di lavoro, e per le prospettive di sviluppo dei Paesi meno sviluppati, la comunità politica deve mostrarsi pronta a cogliere queste opportunità, per favorire un graduale adeguamento delle reti di produzione internazionali alle nuove realtà.
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Rielaborazione da articolo “Climbing the ladder under the storm: How the COVID crisis is changing the GVC development strategies of LDCs” pubblicato da Trade for Development News by the Enhanced Integrated Frameork.