Chi è Christine Lagarde, la prossima presidente della BCE
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Il profilo
Chi è Christine Lagarde, presidente della BCE
28 ottobre 2019

Dal 1 novembre e per i prossimi otto anni, la persona che annuncerà al pubblico le decisioni di politica monetaria dell’Eurozona non porterà la cravatta. Per la prima volta, a sedere nell’ufficio più importante dell’Eurotower di Francoforte, quello del governatore della Banca Centrale Europea (BCE), sarà infatti una donna: la francese Christine Lagarde, che succederà a Mario Draghi al timone di un’istituzione che negli ultimi anni si è presa più volte il centro della scena politica, promettendo di proteggere l’economia dei Paesi europei e l’integrità della moneta unica “whatever it takes”. Lagarde eredita una BCE che ha fatto delle politiche monetarie di emergenza il nuovo standard ma che, temono alcuni, rischia di trovarsi di fronte alla prossima crisi senza più cartucce da sparare.

Christine Lallouette (questo il suo cognome da nubile) nasce il 1 gennaio 1956, a Parigi, figlia di due professori di liceo. Sorella maggiore di tre fratelli più piccoli, Christine è una giovane promessa del nuoto sincronizzato: dopo essere stata selezionata per entrare nella squadra nazionale, a 15 anni vince una medaglia di bronzo ai campionati nazionali. Del nuoto sincronizzato dirà che è stato utile alla sua future carriera politica: “È uno sport di resistenza e controllo. Mi ha insegnato a stringere i denti e sorridere”. Rimasta orfana di padre a 16 anni, Christine si laurea in scienze politiche a Aix-en-Provence nel 1977 e tenta, ma fallisce, l’ammissione all’ENA (École Nationale d’Administration, la scuola preparatoria da cui esce la crème dell’amministrazione pubblica francese); torna quindi a Parigi, dove ottiene due master, in inglese e diritto d’affari.

Dopo l’iscrizione al foro di Parigi, nel 1981 inizia a lavorare per Baker & McKenzie, uno studio legale multinazionale specializzato in diritto d’affari. In venticinque anni di carriera nella società, Lagarde scala tutti i gradini dell’organigramma: diventa associate a Parigi nel 1987, direttore associato nel 1991, membro del comitato esecutivo mondiale nel 1995 e presidente nel 1999, prima donna e prima persona non-americana in quel ruolo. È solo nel 2005, a 49 anni, che Lagarde cederà alle pressioni di Jean-Pierre Raffarin, dirigente dell’UMP gaullista e primo ministro sotto Jacques Chirac, che la invita a rientrare in Francia e intraprendere una carriera politica in patria.

Due anni dopo, con l’elezione a presidente della repubblica di un altro decano dell’UMP, Nicolas Sarkozy, Lagarde diventa ministra dell’Agricoltura e della Pesca; passano pochi mesi e con un rimpasto di governo Lagarde passa alla guida del ministero dell’Economia, delle Finanze e del Lavoro. L’esperienza da ministra sarà segnata dal coinvolgimento, nel 2008, nell’arbitrato tra il Credito lionese e l’imprenditore Bernard Tapis, uno dei casi di crac finanziario più controversi della storia recente francese. Tre anni dopo i deputati socialisti chiederanno un’inchiesta sulla regolarità dell’arbitrato, che i giudici concluderanno riconoscendo Lagarde colpevole di “negligenza”, ma senza condannarla.

La sentenza è criticata da più parti, ma nel 2011 Lagarde è già pronta a tornare negli Stati Uniti. Travolto da uno scandalo sessuale, Dominique Strauss-Kahn si è infatti dimesso da presidente del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e Lagarde presenta la propria candidatura a nuova direttrice. Parte quindi in un “tour elettorale” in cui cerca di vincere il voto delle economie emergenti promettendo maggiore rappresentazione nel sistema decisionale dell’FMI. Le promesse danno i propri frutti e il 5 giugno 2011 Lagarde viene ufficialmente nominata direttrice. In quegli stessi mesi, in Europa, sta per scoppiare la tempesta della crisi dei debiti sovrani.

Nella gestione della crisi, da quel momento e per diversi anni successivi, Lagarde si trova dunque coinvolta in prima persona: da capo del FMI, Lagarde partecipa alle riunioni della “troika” di istituzioni internazionali che offrono al governo greco una serie di prestiti per rifinanziare il proprio debito pubblico. È ad Atene che Lagarde si guadagna la reputazione di abile negoziatrice, capace di portare al dialogo posizioni lontanissime tra loro. Persino Yanis Varoufakis, il barricadero ministro delle finanze del primo governo di Alexis Tsipras, sempre molto critico verso la “troika” e l’establishment europeo, ha parole di apprezzamento per lei che definisce “intelligente, cordiale e rispettosa” (non a caso, il libro in cui Varoufakis racconta i suoi mesi da ministro si intitola “Adults in the room”, riprendendo un’espressione usata proprio da Lagarde per chiedere responsabilità alle parti coinvolte nei negoziati sulle finanze greche).

È sempre in questo periodo che Lagarde si esprime per la prima volta in modo critico verso le politiche di austerità, che il FMI stesso aveva raccomandato negli anni precedenti ai governi ai quali forniva aiuti economici: una presa di posizione forte per il volto pubblico di una delle istituzioni che più avevano sostenuto le tesi di disciplina fiscale del “Washington consensus”. A pochi mesi dalla fine del suo mandato di direttrice, altre due decisioni storiche rivoluzionano il FMI: a novembre 2015, l’istituto inserisce il renminbi cinese tra le sue cinque valute di riferimento, insieme a dollaro, euro, sterlina e yen; il mese successivo, il Congresso americano recepisce la riforma del sistema di votazione del FMI, che dà alle economie emergenti maggiore rappresentazione nei meccanismi decisionali del Fondo. È anche sull’onda di questo cambio di passo che Lagarde viene rieletta alla guida del FMI nel febbraio 2016, per un nuovo mandato di cinque anni fino al 2021.

Prima della fine del secondo incarico, però, un’altra chiamata riporta Lagarde dagli USA in Europa come un decennio prima: il 2 luglio 2019, i capi di Stato dell’Unione europea decidono infatti di indicare il suo nome come successore di Mario Draghi alla guida dell’Eurozona. Il 20 ottobre 2019, Christine Lagarde è nominata ufficialmente presidente della Banca Centrale Europea; ancora una volta, Lagarde è la prima donna a ricoprire l’incarico per cui è scelta. La decisione non manca di far storcere qualche naso, sollevando le stesse critiche che aveva accompagnato la sua prima elezione alla guida del FMI: Lagarde è un’avvocata e non un’economista, non ha mai guidato una banca centrale nazionale e ha un profilo più politico che amministrativo. Le perplessità non bastano però a superare gli argomenti a favore della nomina di una figura che, secondo i sostenitori, ha saputo coniugare autorevolezza e apertura al dialogo, sensibilità politica e fiducia verso consiglieri più “tecnici”. Serviranno davvero tutte, queste qualità, per dirigere la rotta della BCE nei i prossimi otto anni, tenendo dritta la barra dell’Eurozona tra gli artigli dei falchi e i richiami delle colombe.

 

(A cura di Fabio Parola)

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