L’Europa sarà più forte solo se il Parlamento europeo sarà più forte. È stato questo il messaggio che David Sassoli ha voluto mandare ai cittadini dell’Unione europea e ai parlamentari di Strasburgo poco prima del voto che, mercoledì 3 luglio 2019, l’ha eletto nuovo presidente del Parlamento europeo. È arrivata un po’ a sorpresa l’elezione dell’eurodeputato ed ex giornalista fiorentino, che sostituisce un altro italiano alla presidenza, Antonio Tajani. Per i prossimi due anni e mezzo, Sassoli terrà quindi le redini dei lavori dell’istituzione europea considerata da molto la più democratica ma anche la più debole, che negli ultimi mesi ha però mostrato ai “grandi” d’Europa i rischi di sottovalutare il Parlamento europeo.
David-Maria Sassoli nasce a Firenze il 30 maggio 1956. Suo padre Domenico è un giornalista, cronista per La Nazione e Il Popolo. Fiorentino di nascita e tutt’ora tifoso della “Viola”, David si trasferisce presto a Roma; è in un liceo della capitale che conoscerà la futura moglie Alessandra, con la quale ha due figli. Anche se racconta che da bambino volesse fare l’archeologo, Sassoli finisce invece per seguire le orme del padre, iniziando giovanissimo a collaborare con giornali locali e agenzie stampa nella capitale.
È proprio durante i suoi anni di collaboratore per Asca, agenzia di stampa cattolica, che Sassoli fa il suo primo scoop nazionale: nel 1985 si trova infatti ad assistere a Parigi all’incontro tra il leader di Autonomia Operaia Oreste Scalzone, rifugiato in Francia grazie alla “dottrina Mitterrand”, e il ministro del Lavoro Gianni de Michelis; i due – riporteranno i giornali – avrebbero discusso una possibile amnistia. La notizia diventa un caso politico e provoca la reazione indispettita del presidente della repubblica Sandro Pertini, ma vale a Sassoli il suo primo impiego in un quotidiano nazionale, Il Giorno. Rimane alla redazione romana del quotidiano fino al 1992, quando passa in Rai.
Per la rete pubblica si occupa di cronaca e politica, prima al Tg3, poi su Rai2 e infine sul primo canale diventando il conduttore del Tg1 delle 20, forse l’edizione più prestigiosa del giornalismo televisivo italiano, certamente la più seguita. È proprio alla conduzione del Tg1 che Sassoli vive quello che definisce il momento forse più difficile della sua carriera giornalistica: nell’ottobre del 2000, il telegiornale manda in onda un suo servizio su un’operazione antipedofilia delle autorità italiane e russe dove vengono mostrate alcune immagini dei bambini vittime della tratta, considerate troppo esplicite; il servizio scatena una bufera di polemiche che porterà alle dimissioni di Gad Lerner, allora direttore del Tg1. Non è però la fine della carriera di Sassoli in Rai, che prosegue negli anni successivi fino alla sua nomina a vicedirettore del Tg1 nel 2007.
Poco dopo arriva però il momento del passaggio alla politica: quando Walter Veltroni prova a riunire l’ala più sociale dell’elettorato cattolico con i laici progressisti nel neonato Partito Democratico (Pd), il giornalista è tra i primi ad aderire al progetto. Non per caso: da ex scout e impegnato in diverse associazioni educative di area cattolica, non fatica a vedersi rappresentato nel progetto lanciato dal sindaco di Roma. Sassoli è un volto noto per gli italiani e, quando il Pd lo candida alle elezioni europee del 2009 come capolista nella circoscrizione dell’Italia centrale, il giornalista raccoglie facilmente i voti necessari per volare a Strasburgo: vincendo con oltre 400 mila preferenze, Sassoli entra al Parlamento europeo e dichiara di voler aprire una nuova fase della sua vita, dedicandosi da quel momento interamente alla politica.
Dopo tre anni di lavoro per l’UE, Sassoli decide però di farsi avanti e tentare l’avventura politica in Italia, entrando nella corsa per il nuovo sindaco di Roma: nell’ottobre 2012 presenta infatti la sua candidatura alle primarie del Pd per scegliere lo sfidante di Gianni Alemanno. Stavolta però il profilo televisivo non basta e Sassoli finisce secondo alle primarie, davanti al futuro primo ministro Paolo Gentiloni ma dietro Ignazio Marino. Prosegue dunque l’impegno al Parlamento europeo, dove Sassoli viene rieletto nel 2014 con 206 mila preferenze. È l’anno dell’exploit del Pd alle elezioni europee: gli eurodeputati italiani sono i più numerosi nella delegazione dei socialisti a Strasburgo e Sassoli viene eletto vicepresidente del Parlamento europeo. Il volto di Sassoli inizia così a rendersi noto per un altro tipo di pubblico, quello degli eurodeputati, i quali, cinque anni dopo, lo eleggeranno presidente del Parlamento europeo all’inizio della legislatura successiva, aperta con il voto del 23-26 maggio 2019.
È ormai da oltre dieci anni, dalla grande riforma istituzionale dell’UE introdotta dal Trattato di Lisbona, che il ruolo e i poteri del Parlamento europeo sono andati crescendo per raggio d’azione e centralità. Sassoli si troverà quindi alla guida di un’assemblea che esprimerà voti fondamentali per l’Europa del futuro: dai componenti della nuova Commissione europea al prossimo bilancio dell’UE per il settennato 2021-2027, dall’accordo commerciale con i paesi del Mercosur allo “European Green Deal” che Ursula von der Leyen ha promesso per combattere i cambiamenti climatici. Il Parlamento europeo, la Commissione e il Consiglio devono “rispondere con più coraggio alle richieste dei cittadini europei”, ha detto Sassoli dopo la sua elezione; le occasioni per provare a farlo non mancheranno.
A cura di Fabio Parola