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La "Pioniera" di Biden

Chi è Kamala Harris, la prossima vicepresidente USA

07 novembre 2020

Kamala Harris sarà la prossima vicepresidente degli Stati Uniti. Joe Biden aveva fatto sapere che il suo team aveva individuato in Harris, senatrice 55enne, il suo “running mate”. Una scelta storica da un lato, ma anche molto convenzionale (e infatti prevista da molti). Storica perché Harris, figlia di padre giamaicano e madre indiana, è la prima donna nera a essere stata candidata come vicepresidente da uno dei due principali partiti americani (la prima donna nera candidata alla vicepresidenza era stata Charlotta Bass nel 1952 per il Progressive Party, 12 anni prima delle leggi per i diritti civili) e la prima asiatica a correre per tale carica. Non a caso, il nome in codice che Harris ha scelto dopo essere stata messa sotto protezione dei servizi segreti la settimana scorsa è “Pioneer”, pioniera.

Dall’altro lato, però, la nomina di Harris è stata una scelta poco sorprendente. Proprio durante l’ondata di proteste per la morte di George Floyd, la pressione era aumentata su Biden - 77enne bianco e moderato - affinché scegliesse come vicepresidente una donna non bianca; in questo senso, Harris sembrava ben rappresentare molti gruppi minoritari. La scelta di Harris è stata convenzionale anche rispetto al suo profilo di vicepresidente: forte di una lunga esperienza di procuratrice (che le ha affinato le doti oratorie) e di una elezione al Senato, Harris è più giovane di Biden ma comunque esperta, già testata sulla scena pubblica e in ruoli di responsabilità e, ultimo ma non meno importante, sulla quale non ci si attende escano allo scoperto segreti imbarazzanti.

C’è comunque grande dibattito intorno alla collocazione politica di Harris. Per alcuni la senatrice ha un profilo relativamente moderato, per altri è invece una voce decisamente progressista. Certo è che la vicepresidente si colloca più a sinistra di Biden - come fatto notare dallo stesso Trump, il quale ha ricordato che nel 2019 la senatrice era stata indicata come la più progressista dell’anno in base alle dichiarazioni di voto. Allargando lo sguardo agli ultimi anni, però, la posizione di Harris si riavvicina al centro dello spettro politico. L’immagine da ultra-progressista di Harris viene anche ridimensionata guardando ad alcuni capitoli della sua vita da procuratrice: nel 2015 si oppose a una indagine indipendente contro dei poliziotti accusati di omicidio, così come alla proposta che fossero obbligati a indossare una telecamera. L’anno precedente si era espressa contro la sentenza di un giudice secondo cui la pena di morte era incostituzionale. Molte di queste posizioni sono poi cambiate negli anni (è stata Harris a presentare la proposta di legge per la riforma della polizia dopo le proteste Black Lives Matter), ma il quadro resta comunque sfumato. Ultimo esempio è la proposta di Medicare for All: inizialmente Harris si era detta a favore del progetto, ma nel suo programma presidenziale ha poi presentato una proposta di riforma sanitaria che mantiene un ruolo - seppur minimo - per le assicurazioni private.

Per quanto, alla fine, il programma elettorale sarà quello del presidente, Harris rappresenta comunque un ponte tra i rappresentanti più anziani e tendenzialmente moderati dei democratici e la nuova generazione, più progressista e attenta a equità sociale e inclusione. Considerando che Biden, vista l’età, difficilmente si candiderà per un eventuale secondo mandato nel 2024, Harris sembra ben posizionata per raccoglierne il testimone alla guida di un partito democratico dalla nuova sensibilità.

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