Chi è Mike Pence, vicepresidente di Trump
Salta al contenuto principale

Form di ricerca

  • ISTITUTO
  • PALAZZO CLERICI
  • MEDMED

  • login
  • EN
  • IT
Home
  • ISTITUTO
  • PALAZZO CLERICI
  • MEDMED
  • Home
  • RICERCA
    • OSSERVATORI
    • Asia
    • Digitalizzazione e Cybersecurity
    • Europa e Governance Globale
    • Geoeconomia
    • Medio Oriente e Nord Africa
    • Radicalizzazione e Terrorismo Internazionale
    • Russia, Caucaso e Asia Centrale
    • Infrastrutture
    • PROGRAMMI
    • Africa
    • America Latina
    • Global Cities
    • Migrazioni
    • Relazioni transatlantiche
    • Religioni e relazioni internazionali
    • Sicurezza energetica
    • DataLab
  • ISPI SCHOOL
  • PUBBLICAZIONI
  • EVENTI
  • PER IMPRESE
    • cosa facciamo
    • Incontri su invito
    • Conferenze di scenario
    • Formazione ad hoc
    • Future Leaders Program
    • I Nostri Soci
  • ANALISTI

  • Home
  • RICERCA
    • OSSERVATORI
    • Asia
    • Digitalizzazione e Cybersecurity
    • Europa e Governance Globale
    • Geoeconomia
    • Medio Oriente e Nord Africa
    • Radicalizzazione e Terrorismo Internazionale
    • Russia, Caucaso e Asia Centrale
    • Infrastrutture
    • PROGRAMMI
    • Africa
    • America Latina
    • Global Cities
    • Migrazioni
    • Relazioni transatlantiche
    • Religioni e relazioni internazionali
    • Sicurezza energetica
    • DataLab
  • ISPI SCHOOL
  • PUBBLICAZIONI
  • EVENTI
  • PER IMPRESE
    • cosa facciamo
    • Incontri su invito
    • Conferenze di scenario
    • Formazione ad hoc
    • Future Leaders Program
    • I Nostri Soci
  • ANALISTI
Running mate

Chi è Mike Pence, vicepresidente di Trump

07 ottobre 2020

Improvvisamente il dibattito tra “i numeri due”, Mike Pence e Kamala Harris in programma stasera da Salt Lake City diventa rilevante come mai prima d’ora un dibattito tra due candidati vicepresidenti. Donald Trump ha il Covid e sulle sue condizioni di salute circolano diverse versioni. Il prossimo dibattito con Biden è in forse. E questo potrebbe diventare l’ultimo faccia a faccia non virtuale della campagna elettorale. Ma chi è l’uomo che affronterà Kamala Harris nel dibattito tv di stasera?

Il vice di Trump – figura solo apparentemente silenziosa e defilata – è in realtà il prototipo del politico americano dai solidi valori cristiani e dalle grandi ambizioni politiche. Nato a Columbus, Indiana, il 7 giugno 1959 da genitori di origini tedesche e irlandesi, profondamente cattolici e convintamente democratici, Michael Pence era un bambino goffo nello sport e non particolarmente brillante a scuola. La sua trasformazione inizia negli anni del college. Da studente di storia guadagna popolarità grazie alla sua capacità di andare d’accordo con tutti, diventa presidente della fraternity di cui fa parte e scopre una passione per il parlare in pubblico. La metamorfosi più importante dei suoi anni da studente è però quella religiosa e politica. Nel 1978, a diciotto anni, Pence abbandona il cattolicesimo e, con grande disappunto dei genitori, si converte all’evangelicalismo dopo un viaggio in macchina con alcuni compagni di università. Due anni dopo, la seconda folgorazione arriverà durante la campagna per l’elezione presidenziale: entrato in università da convinto sostenitore del democratico (e devoto cristiano) Jimmy Carter, Pence non resiste al fascino hollywoodiano e alle promesse conservatrici di Ronald Reagan.

Dopo la laurea, Pence è a un bivio della sua vita, incerto tra entrare in seminario o iscriversi a una Law School, la palestra che tradizionalmente forma i politici americani. Il padre lo convince a optare per la seconda opzione: per la tonaca c’è tempo anche dopo gli studi e Pence inizia così a studiare per diventare avvocato. È in quegli anni che incontra la futura moglie Karen, con la quale inizia a seguire una serie di norme comportamentali proposte dal pastore Billy Graham che suggeriscono agli uomini di evitare di passare tempo da soli con donne che non siano la moglie e di partecipare a eventi in cui si serve alcol solo se accompagnati dalla consorte. Un vademecum, il “Modesto Manifesto” pensato in origine per evitare comportamenti equivoci o peccaminosi, ma che negli ultimi anni si è fatto largo nell’opinione di molti americani arrivando fino a Wall Street, dove finanzieri ed executives lo usano per tenersi alla larga dal rischio di comportamenti inappropriati con il sesso opposto nell’era del #metoo.

Finita la Law School, Pence inizia a lavorare in uno studio legale ma ormai è deciso: la sua strada è la politica. A 29 anni tenta la sua prima elezione al Congresso contro il deputato democratico uscente, ma perde. Ci riprova due anni dopo ma di nuovo senza successo, complice la rivelazione che ha usato fondi elettorali per pagare il mutuo sulla casa e le spese. Pence è così costretto a trovare un altro modo per parlare ai cittadini dell’Indiana: lo trova diventando conduttore radiofonico. Negli anni Novanta il suo programma, in cui propone idee radicalmente conservatrici senza però denigrare visioni opposte, è un discreto successo a livello locale. La radio diventa così il suo biglietto d’ingresso per il Congresso, a cui viene eletto nel 2000; Pence viene poi rieletto altre quattro volte con ampi margini. Fedele ai suoi principi (“cristiano, conservatore e repubblicano, in quest’ordine” dice di sé) Pence prende talvolta posizione contro i decani del partito, ma riesce comunque a farsi largo tra i repubblicani al Campidoglio. Lo aiutano le sue connessioni con i grandi donatori dell’ambiente cristiano-conservatore, come i fratelli Koch.

Nel 2012, torna in Indiana per candidarsi a governatore. Nonostante raccolga il testimone di un popolare governatore uscente, Pence strappa la vittoria a fatica. Nella veste di governatore dello Stato dell’Indiana, Pence sposa la battaglia per i cosiddetti “valori non negoziabili” e contro la riforma della sanità voluta da Barack Obama. Antiabortista, Pence si spende anche contro le politiche per il Planned Parenthood, in favore della legislazione abortista, dell'educazione sessuale, anche contrastando la libertà all'obiezione di coscienza. Per questo è molto apprezzato dall’ala più estrema del partito e dalla corrente dei cosiddetti Tea Party.

Quattro anni dopo, con indici di gradimento molto bassi, la strada per la rielezione è in salita. In suo soccorso arriva un alleato inaspettato: Donald Trump, appena eletto candidato presidente per il partito repubblicano. Il duo che tenta la conquista della Casa Bianca nel 2016 non potrebbe essere più strano: da un lato Pence, prototipo del politico religioso e classicamente conservatore; dall’altro Trump, noto mondano con due matrimoni e più di uno scandalo sessuale alle spalle e un programma politico che ha poco di chiaro tranne le note populiste. È però proprio la figura di Pence, il vice presidente più conservatore degli ultimi 40 anni, che permette alla fetta più religiosa dell’elettorato repubblicano di accettare Trump e portare i due alla vittoria.

Pur essendo un esponente di punta della destra religiosa, Pence è considerato da molti “un garante ideologico” dei Repubblicani, una sorta di mano tesa del GOP su Trump per evitare che snaturi del tutto l’essenza del partito. Durante i 4 anni da vicepresidente, Pence ha mantenuto un basso profilo, lontano dai clamori e dai toni sguaiati del commander in chief, ma in realtà il suo ruolo sarebbe stato determinante su molti dossier sensibili di politica interna ed estera. 

Nei confronti del presidente, Pence tiene un atteggiamento di assoluta deferenza. Non solo: si presta anche alle battute di Trump, che ironizza sulla sua osservanza religiosa e sul fatto che abbia portato gli animali di famiglia (due gatti, un serpente e un coniglio) nella sua residenza da vicepresidente. Dietro l’atteggiamento di Pence, però, si nasconde secondo alcuni un’intenzione meno ingenua: quella di occupare un giorno la scrivania dello Studio Ovale, rimettendo alla guida degli Stati Uniti un presidente fedele ai valori cristiani e alle politiche conservatrici più autentiche. Un sogno che per Pence non è mera ambizione personale, ma la realizzazione del disegno che Dio ha per lui.

 

Profilo a cura di Fabio Parola

Contenuti correlati: 
Weekly Focus USA2020: Out of control

Ti potrebbero interessare anche:

USA-Cina: la tensione vola
Blinken’s Israel-Palestine Tour: An Empty Shell?
Abrams e Leopard: carri armati USA e tedeschi in Ucraina
USA-Cina: dall’escalation alla coabitazione?
Andrew Small
German Marshall Fund
Fusione nucleare: una nuova speranza (americana)
Economia mondiale: boccata di ossigeno

Tags

USA usa2020 Mike Pence
Versione stampabile

SEGUICI E RICEVI LE NOSTRE NEWS

Iscriviti alla newsletter Scopri ISPI su Telegram

Chi siamo - Lavora con noi - Analisti - Contatti - Ufficio stampa - Privacy

ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) - Palazzo Clerici (Via Clerici 5 - 20121 Milano) - P.IVA IT02141980157