Se alla presidenza è una corsa a due, tra Trump e Biden, uno dei personaggi che a lungo è stato al centro della scena nel dibattito politico americano è Nancy Pelosi, la speaker e leader dei democratici alla Camera dei deputati. La sua biografia è già un record di vendite. Figura di riferimento del Partito democratico, negli anni è stata un personaggio chiave in numerose battaglie politiche, tanto da essere definita da alcuni “la politica più potente degli Stati Uniti”.
Nata nel 1940 a Baltimora, nel Maryland, da una famiglia italo-americana, Nancy D’Alesandro cresce circondata dalla politica: suo padre è prima rappresentante al Congresso e poi sindaco della città; nel ’67 sarà poi il turno di uno dei fratelli di diventare sindaco di Baltimora.
Nella prima parte della sua vita tuttavia, Nancy non sembra interessata a scendere in prima persona nell’arena politica. Dopo gli studi universitari, dove conosce il marito Paul Pelosi, Nancy si trasferisce a San Francisco e si occupa soprattutto dei suoi cinque figli. Sarà solo nel 1977 che entrerà in politica iniziando la scalata alla leadership del partito democratico: nel 1987 viene eletta alla Camera, nel 2002 diventa la prima donna leadership dei democratici alla Camera e, quando i dem conquistano la maggioranza alle elezioni di midterm del 2006, diventa la prima donna presidente dell’assemblea (“speaker”). Una posizione che manterrà fino al 2011 e poi di nuovo a partire dal 2019.
Da presidente dell’assemblea, Pelosi è stata una figura chiave nell’approvazione di alcune misure emblematiche della storia recente americana: in primis l’Affordable Care Act, ma anche il piano di salvataggio di Wall Street varato dal presidente George Bush dopo la grande crisi finanziaria. Con l’attuale presidenza, Pelosi è finita per diventare agli occhi dell’opinione pubblica una sorta di “anti-Trump”, colei che tiene in mano le redini dell’opposizione. Negli ultimi mesi è stata protagonista di scene iconiche come l’applauso sarcastico diretto al presidente al termine del suo discorso sullo stato dell’unione, o il plateale strappo della sua copia dell’intervento pronunciato da Trump. Nelle ultime settimane, ha giocato un ruolo determinante nel definire e far approvare dalla Camera (a maggioranza democratica) le misure per far fronte al coronavirus.
Nonostante la sua rilevanza, non tutti i democratici stravedono per lei, soprattutto tra le nuove leve che vedono nella speaker un ostacolo per un nuovo corso, più progressista, del partito. Certo è che da qui a novembre, da navigata fundraiser, potrà mettere la propria esperienza nella raccolta di fondi a disposizione di Biden, che ha invece fatto molta fatica a rastrellare il denaro necessario alla campagna presidenziale.