È passato da “Mayor Pete” a “Slayer Pete”, “Pete lo sterminatore”. Nelle ultime settimane, Pete Buttigieg, ex candidato dem alle primarie, è diventato uno dei volti più noti della campagna democratica sui media americani. A fare notizia sono state soprattutto le sue recenti interviste su Fox News, canale di riferimento per la grande maggioranza dell’elettorato repubblicano, dove Buttigieg è intervenuto a gamba tesa nel dibattito pre-elettorale. A una domanda sulle differenze tra le politiche di Joe Biden e Kamala Harris, Buttigieg ha risposto: “Esiste un gioco di società che consiste nel trovare le differenze tra candidato presidente e vice. Se vogliamo giocare a questo gioco possiamo chiederci perché un cristiano evangelico come Mike Pence voglia essere sul ticket di un presidente sorpreso con un’attrice porno”.
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Pete Buttigieg nasce nel gennaio 1982 a South Bend, Indiana. Suo padre è un professore di letteratura di origini maltesi, insegnante all’università della cittadina del Midwest. Studente promettente, Buttigieg si laurea in Storia e Letteratura a Harvard e si specializza in Scienze politiche con una borsa di studio a Oxford, nel Regno Unito. Nel frattempo si avvicina alla politica, e nel 2004 lavora alla campagna presidenziale di John Kerry, sfidante del presidente uscente (e poi riconfermato) George W. Bush. Per farlo, declina un’altra offerta di lavoro, quella di unirsi al team che lavora all’elezione al Senato dell’Illinois di un giovane candidato democratico afroamericano: Barack Obama. Dopo la laurea, lavora per circa tre anni (2007-2010) per la società di consulenza McKinsey, occupandosi di energia, logistica e sviluppo economico.
Nel 2011, si lancia nella politica attiva candidandosi a sindaco della sua città natale. Viene eletto e, a 29 anni, è il più giovane sindaco di una città americana di più di 100.000 abitanti. Il margine di vittoria per Buttigieg è larghissimo (74%) ma l’affluenza, come accade spesso per gli appuntamenti elettorali statunitensi e specialmente a livello locale, è molto bassa: votano appena il 20% degli aventi diritto. Non è solo la scarsa affluenza alle elezioni municipali a rendere South Bend una città rappresentativa. Per molti aspetti, essa esemplifica la storia di declino economico e demografico che accomuna molte città del Midwest: dipendente da una grande azienda, la fabbrica di auto Studebaker, quando questa chiuse nel 1963 provocò, nei 50 anni successivi, un calo di oltre 30.000 residenti sul totale di una popolazione di poco superiore ai 100.000. Nel 2010, South Bend era considerata una delle molte “città morenti” degli USA dell’era della globalizzazione e dell’automazione.
“Mayor Pete”, si mette però all’opera per rivitalizzare le aree più marginalizzate della città. Trasforma gli ex stabilimenti della Studebaker in un grande centro di elaborazione dati, attirando anche l’attenzione di Code For America, non profit impegnata nel favorire la digitalizzazione delle amministrazioni locali negli USA: nel 2013 sceglie proprio South Bend tra le dieci città su cui sperimenterà i suoi progetti durante l’anno. Un’altra iniziativa bandiera dell’amministrazione di “Mayor Pete” è la sua promessa di ristrutturare o ricostruire mille proprietà immobiliari abbandonate in mille giorni. Ci riesce, secondo l’amministrazione di South Bend, con due mesi di anticipo sulla scadenza.
Buttigieg viene riconfermato primo cittadino di South Bend nel 2015, ma lascia poco dopo le redini dell’amministrazione al suo vice, imbarcandosi per una missione di 7 mesi in Afghanistan come ufficiale dell’intelligence militare con i riservisti della marina statunitense. Buttigieg sottolinea spesso l’importanza dei suoi mesi al fronte, sia come esperienza formativa sia come passaggio obbligato per chi vuole servire il paese, ricordando che fino a pochi decenni fa aver servito nelle forze armate era un requisito praticamente necessario per poter essere eletti al Congresso (oggi, i veterani sono circa il 20% dei deputati di Washington).
A gennaio 2019, Buttigieg annuncia la sua candidatura alle primarie del Partito Democratico per la corsa presidenziale. Per alcuni aspetti, è un profilo decisamente di rottura rispetto alla tradizione dei contendenti alla presidenza degli Stati Uniti. Per cominciare, Buttigieg è il primo candidato presidente apertamente omosessuale nella storia degli USA. Altra caratteristica è l’enfasi posta sul tema della sua fede religiosa, su cui sfida la tradizionale egemonia del Partito Repubblicano sull’elettorato cristiano (“non riesco a immaginare” ha dichiarato, che Dio possa appartenere al partito del presidente che occupa oggi la Casa Bianca). Infine, l’età: se fosse stato eletto, a 38 anni Buttigieg sarebbe stato il più giovane presidente della storia americana. Dato che risalta ancor di più se confrontato all’età del vincitore delle primarie e del presidente uscente: Biden ha 77 anni e Trump 73. In tutti e due i casi, si tratterebbe del presidente eletto (o rieletto) più vecchio di sempre a Washington. Con la sua candidatura, Buttigieg propone di rendere pubblico il sistema sanitario, di aumentare il numero e l’indipendenza dei giudici della Corte suprema e di abolire il Collegio elettorale. Su altre questioni, invece, Buttigieg si è tenuto sul vago sostenendo che il Partito Democratico, prima di proporre policies, debba chiarire i propri valori.
Se per motivare l’elettorato di South Bend era bastato forse vedere, finalmente, un volto giovane e nuovo tra i candidati, non è stato così per la corsa alla Casa Bianca. A marzo di quest’anno, Buttigieg si ritira dalle primarie e annuncia il suo sostegno per Joe Biden. Rimane comunque a stretto contatto con l’ex vicepresidente e il suo nome circola più volte tra quelli dei potenziali membri di una amministrazione a guida Biden. Tra un’apparizione televisiva e l’altra, l’ex sindaco aiuta anche Kamala Harris a prepararsi per il dibattito tra vice con Mike Pence, sfruttando le sue conoscenze su quest’ultimo: entrambi dell’Indiana, Pence è stato governatore dello Stato mentre Buttigieg era sindaco. Una figura insomma, quella di Buttigieg, che continua a tenere banco e di cui è probabile sentiremo parlare sempre più.
A cura di Fabio Parola