A un anno di distanza dall'’ultima sessione plenaria, a Pechino si è appena concluso il Quinto Plenum del Partito comunista cinese (PCC) al quale hanno partecipato i membri del Comitato Centrale per discutere la strategia di sviluppo economico e sociale del prossimo futuro. Con una conferma: la Cina ha infatti ribadito di essere pronta a rafforzare il proprio mercato interno e a trovare una nuova formula per la sua presenza internazionale. In altre parole conferma che per assicurare il suo sviluppo economico post-pandemia seguirà la “doppia circolazione”, la strada segnata dal presidente Xi Jinping per raggiungere la piena modernizzazione socialista.
I temi prima del Plenum
Nell’avvicinarsi al Plenum sono stati diversi i segnali di quelli che sarebbero potuti essere i temi dell’incontro, a cominciare dallo stesso Xi che lo scorso maggio ha identificato un sistema internazionale “più instabile e incerto,” quasi una parafrasi per “ostile”. Di conseguenza, la leadership è andata a legare sempre più esplicitamente il concetto di “sicurezza” (国家安全 guójiā ānquán) a quello di “sviluppo nazionale” (国家发展 guójiā fāzhǎn). La “doppia circolazione” ne è un esempio cardine. Secondo questa formulazione, lo sviluppo cinese dovrà affidarsi maggiormente alla circolazione economica interna (composta da produzione, distribuzione e soprattutto consumo), a fianco alla consueta circolazione internazionale (commercio e investimenti diretti esteri). In sostanza, è stata l’esigenza di “indigenizzare” a essere posta al centro dello sviluppo cinese, soprattutto nel caso dei settori maggiormente esposti all’estero come innovazione e tecnologia.
Ugualmente importante è stato l’annuncio relativo all’obiettivo di raggiungimento della neutralità carbonica entro il 2060. Un target ambizioso per Pechino, soprattutto alla luce dell’attuale primato detenuto dalla Cina nell’emissione di gas a effetto serra, ma caposaldo della marcia verso uno sviluppo completo della modernizzazione socialista. Alla luce di tutto ciò quali le notizie in arrivo dal Plenum? E quando hanno confermato le attese della vigilia?
I temi del Plenum
Erano due le grandi aspettative del Quinto Plenum. Da una parte, la definizione degli obiettivi della strategia per il 2035 che muoverà la macchina cinese per i prossimi quindici anni e, dall’altra, l’identificazione delle linee guida del 14° Piano quinquennale (2021-2025). Se la prima è stata almeno in parte disattesa, la seconda ha invece confermato la stragrande maggioranza degli annunci che erano già stati fatti da Pechino nelle scorse settimane. Della strategia per il 2035, infatti, non si sa ancora molto, se non che, anche in sede di Plenum, è stata confermata la volontà di muoversi verso una “modernizzazione socialista”. Sebbene il Comunicato ufficiale del Plenum presenti una lunga lista di caratteristiche che vanno a definire questo concetto, l’obiettivo in sé per sé rimane piuttosto aperto e troverà una più precisa definizione nei piani operativi che saranno pubblicati nei prossimi giorni dai gruppi di lavoro.
Riguardo al Piano quinquennale, invece, il focus è rimasto sulla “doppia circolazione”, quella ristrutturazione dell’economia cinese che già era stata preannunciata da Xi durante il discorso celebrativo per il 40° anniversario dal lancio della Zona economica speciale di Shenzhen. La Cina ha infatti confermato di essere pronta a rafforzare il proprio mercato interno e a trovare una nuova formula per la sua presenza internazionale. Interessante notare come l’obiettivo del 2021, quello che punta a celebrare il centenario dalla nascita del PCC con la trasformazione della Cina in una società moderatamente prospera, sia stato dato per praticamente raggiunto. Particolare enfasi è stata comunque posta sullo sforzo congiunto del PCC e degli appartenenti ai 56 gruppi etnici che compongono il Paese affinché i tempi di realizzazione siano rispettati. Un segnale che ribadisce la ricerca di una coesione interna al Paese dopo gli episodi di contestazione che hanno colpito soprattutto Hong Kong e la provincia del Guangdong nell’ultimo anno.
L’innovazione e la tecnologia continuano in ogni caso a rimanere al centro del progetto di modernizzazione dell’economia cinese anche nel 14° piano quinquennale: indipendenza e autosufficienza tecnologica, in particolare, sono i termini che sono stati associati a questi processi, un’eco allo slancio verso uno sviluppo maggiormente legato all’economia interna, nonché alla crescente ostilità dello scenario internazionale, riconosciuta anche in questo contesto.
Quanto alle tematiche dell’ecologia e del green, se nel 13° piano quinquennale erano state preminenti, questa volta rimangono (perlomeno in questa prima fase) in sordina, nonostante il recente annuncio di Xi dell’ambizioso obiettivo di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2060. Anche in questo senso, però, sarà la messa in opera degli obiettivi di medio termine a dare un senso, effettivo e palpabile, di quella che sarà l’economia cinese dei prossimi quindici anni.
Ultima novità del circuito Plenum è stata l’istituzione di un nuovo meccanismo per la condivisione delle informazioni: una conferenza stampa ha infatti seguito il tradizionale rilascio di un Comunicato ufficiale. Come spiegato da Xu Lin, responsabile dell’Ufficio per la Pubblicità del Comitato Centrale, questa dinamica di comunicazione si adatta ai tempi, ed è parte del nuovo piano per facilitare la circolazione dell’informazione nella nuova era di Xi.
Ma come il presidente Xi e il Partito potranno assicurare un futuro a questi piani?
Il PCC del Plenum
Il PCC è arrivato al Plenum dopo un anno molto travagliato a causa della pandemia di SARS-COV-2. Nonostante sia riuscito a tenere sotto controllo l’espansione del virus, il Partito ha dovuto affrontare una serie di episodi di insubordinazione interna che ne ha minato la compattezza agli occhi del pubblico e contro i quali l’apparato giudiziario ha dovuto rispondere con mano pesante, come nel caso del tycoon Ren Zhiqiang, condannato a 18 anni di reclusione.
Proprio l’apparato politico e legale del PCC (che è a capo del sistema giudiziario e di polizia) è infatti stato al centro di una nuova campagna di “rettificazione” promossa dal Segretario Generale Xi Jinping e messa in pratica da Chen Yixin, che presiede la Commissione Centrale per gli Affari Politici e Legali. Dopo che la scorsa primavera il vice-ministro per la Pubblica sicurezza era stato indagato per corruzione, infatti, Chen aveva annunciato il lancio di una campagna volta all’estromissione dei funzionari corrotti dal sistema giudiziario e dalla polizia. Ad oggi la campagna è attiva solo in alcune province, ma dal prossimo anno e fino al 2022 sarà estesa a livello nazionale. Nonostante il ramo della sicurezza interna sia ormai in mano agli alleati di Xi, secondo la ricercatrice dell’Università di Vienna Ling Li, la campagna punta a scuotere gli apparati di polizia e di giustizia per assicurare una più cogente lealtà verso la guida di Xi.
Allo stesso scopo, poche settimane prima del Plenum, il Politburo ha approvato nuove regole per il funzionamento delle altre gerarchie di Partito. Oltre a stabilire più chiaramente il primato del Segretario Generale all’interno del Politburo e del suo Comitato permanente (affidando a Xi la capacità esclusiva di stabilire l’agenda), le direttive specificano anche che tutte le organizzazioni statali, partitiche e della società civile hanno l’obbligo di seguire la guida del non meglio specificato Centro del Partito (党中央 dǎng zhōng yāng).