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Il mondo che verrà 2023

Coesione europea: le crepe si allargano

Erik Jones
24 Dicembre 2022

L’Unione europea deve avere un approccio strategico nel rapportarsi al mondo esterno nel 2023. Ciò è particolarmente vero per quanto riguarda le relazioni con gli Stati Uniti, la Cina e la Russia. Questo impegno strategico comporterà scelte difficili, scelte che troppo spesso si nascondono dietro le frasi che si leggono nei documenti strategici europei, quali pragmatismo di principio, multilateralismo efficace, regionalismo cooperativo e autonomia strategica. Gli europei hanno un forte senso dei valori condivisi. Credono nell’importanza della democrazia, dei diritti umani, dello stato di diritto, della sostenibilità ambientale e della risoluzione pacifica dei conflitti. Viceversa, vanno in difficoltà quando questi valori sembrano essere in tensione tra loro, vuoi perché le risorse sono limitate e le priorità differiscono da un europeo all’altro, vuoi perché forze e attori esterni li costringono a scendere a compromessi. È proprio in questi momenti che risulta difficile farsi guidare dai valori, presenti di fatto in tutte le diverse argomentazioni.

La relazione transatlantica comporta una serie di decisioni difficili. Europei e americani hanno modi diversi di concepire gli appalti pubblici, per esempio. Questa diversa concezione è diventata un importante elemento di preoccupazione nella risposta europea all’Inflation Reduction Act dell’amministrazione Biden. Gli europei credono fermamente nella necessità di uniformare il campo di gioco, mentre gli americani vogliono che la squadra di casa abbia un vantaggio a livello locale. Questa differenza negli appalti pubblici è sempre esistita. Gli europei non hanno più speranze di convincere gli americani a smettere di acquistare prodotti locali di quante non ne abbiano gli americani di persuadere gli europei ad abbandonare le loro regole sugli aiuti di Stato, con i diversi Stati membri più o meno abili nel distorcere la concorrenza sul mercato.

Al contempo, gli europei hanno un forte interesse nel far sì che gli Stati Uniti si adoperino efficacemente per il clima. Nonostante il suo nome, l’Inflation Reduction Act è il più importante testo di legge sul clima che sia stato approvato dal Congresso negli ultimi tempi. Gli europei dovrebbero augurarsi che abbia successo. Gli europei hanno anche un forte interesse a incoraggiare maggiori scambi e investimenti transatlantici. Soprattutto, gli europei devono collaborare con gli Stati Uniti in materia di sicurezza, innovazione tecnologica e nell’esercizio congiunto della leadership globale. Qualunque sia la scelta degli europei nell’affrontare questa intricata rete di preoccupazioni, la sua natura dovrà essere strategica.

Anche le scelte che gli europei devono affrontare nei rapporti con la Cina dovrebbero essere improntate a considerazioni strategiche. Gli europei hanno una lunga storia di compromessi difficili per quanto riguarda la Cina. Quale sia la situazione della Cina in fatto di diritti umani e stato di diritto non è un segreto per nessuno. Né tanto meno lo è il suo approccio agli investimenti diretti da parte degli stranieri, agli appalti pubblici o alla concorrenza di mercato. Per molti versi, la natura palese dei compromessi che si devono accettare per fare affari con la Cina ha reso facile concentrarsi sui vantaggi economici che ne derivano. L’Unione europea non ha svolto un ruolo importante nel crescente coinvolgimento dei governi, delle imprese e di singoli soggetti europei in Cina; questi attori erano liberi di scendere ai rispettivi compromessi nella ricerca di vantaggi unici.

Ormai è chiaro che questo approccio individualistico ha raggiunto i suoi limiti. La Cina è troppo influente e i compromessi che il governo cinese può esigere da individui, aziende e governi nazionali sono troppo importanti perché gli europei li possano ignorare come collettività. Inoltre, il governo cinese ha un’agenda diversa in quelle aree in cui i valori europei sono maggiormente colpiti. Se gli europei vogliono far valere i propri interessi, dovranno farlo insieme. È però un dato di fatto che la Cina potrebbe essere abbastanza potente da consentire agli europei di far sentire efficacemente la propria voce solo nell’ambito di una collaborazione con gli Stati Uniti. Questa è una scelta che gli europei dovranno fare.

Una terza serie di scelte riguarda la Russia e l’Ucraina. L’Unione europea ha risposto alla guerra della Russia contro l’Ucraina con unità, determinazione e flessibilità. L’introduzione di sanzioni, la fornitura di assistenza e l’accoglienza riservata ai civili innocenti sfollati a causa del conflitto sono state impressionanti. Idem dicasi per la capacità delle istituzioni europee di ridistribuire le finanze, coordinare l’assistenza e creare nuove forme di solidarietà istituzionale per i popoli di Ucraina, Moldavia e Georgia. Il difficile è scegliere cosa fare dopo. Questa guerra rappresenta un importante punto di svolta nello sviluppo politico europeo e non è possibile limitarsi a venirne fuori in qualche modo. Né tanto meno dovrebbe essere possibile che i governi degli Stati membri utilizzino la guerra come un’opportunità per giocare con le procedure decisionali dell’Unione europea.

Le scelte che gli europei dovranno affrontare nella guerra Russia-Ucraina avranno implicazioni a livello globale. Esse avranno un forte impatto sulle relazioni con gli Stati Uniti e la Cina, ma anche su come l’Unione europea si relaziona con l’Ucraina e la Russia. In qualche modo, gli europei dovranno trovare un equilibrio tra il desiderio di pace e il bisogno di stabilità, sia nell’immediato che a lungo termine. Fondamentalmente, l’Unione europea dovrà decidere se trattare ucraini e russi come “europei”, come attori e non oggetti nell’ambito di questa presa di decisioni collettiva. Quella scelta, che può sembrare identitaria, in realtà è di natura strategica. Il modo in cui l’Unione europea sceglierà di trattare ucraini e russi nella risoluzione di questo conflitto sarà determinante nell’improntare come queste persone considereranno la loro posizione in Europa. E questa è una scelta a cui gli europei non possono sottrarsi.

Purtroppo, questo tipo di decisioni strategiche sono più semplici da esporre che da prendere. L’Unione europea è capace di grande solidarietà e focalizzazione, come dimostra la tempestiva risposta alla guerra in Ucraina. La Presidenza svedese entrante lavorerà alacremente per mantenere quel livello di unità e per iniziare a prepararsi agli enormi sforzi che saranno necessari per aiutare l’Ucraina a riprendersi una volta che la guerra sarà finita.

Eppure, i governi d’Europa sono anche facilmente distratti e divisi. È probabile che il dibattito sull’Inflation Reduction Act continui a concentrarsi sulle esigenze di singoli settori, come quello automobilistico o delle batterie. La discussione sulla Cina si svolgerà principalmente a livello nazionale, con paesi come Germania e Ungheria che cercheranno di ritagliarsi relazioni speciali. La sfida per l’Unione europea sarà quella di evitare tali distrazioni e concentrarsi sull’interesse europeo più ampio.

 

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Erik Jones
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