Colombia al voto: secondo turno tra incertezza e polarizzazione | ISPI
Salta al contenuto principale

Form di ricerca

  • ISTITUTO
  • PALAZZO CLERICI
  • MEDMED

  • login
  • EN
  • IT
Home
  • ISTITUTO
  • PALAZZO CLERICI
  • MEDMED
  • Home
  • RICERCA
    • OSSERVATORI
    • Asia
    • Cybersecurity
    • Europa e Governance Globale
    • Geoeconomia
    • Medio Oriente e Nord Africa
    • Radicalizzazione e Terrorismo Internazionale
    • Russia, Caucaso e Asia Centrale
    • Infrastrutture
    • PROGRAMMI
    • Africa
    • America Latina
    • Global Cities
    • Migrazioni
    • Relazioni transatlantiche
    • Religioni e relazioni internazionali
    • Sicurezza energetica
    • DataLab
  • ISPI SCHOOL
  • PUBBLICAZIONI
  • EVENTI
  • PER IMPRESE
    • cosa facciamo
    • Incontri su invito
    • Conferenze di scenario
    • Formazione ad hoc
    • Future Leaders Program
    • I Nostri Soci
  • ANALISTI

  • Home
  • RICERCA
    • OSSERVATORI
    • Asia
    • Cybersecurity
    • Europa e Governance Globale
    • Geoeconomia
    • Medio Oriente e Nord Africa
    • Radicalizzazione e Terrorismo Internazionale
    • Russia, Caucaso e Asia Centrale
    • Infrastrutture
    • PROGRAMMI
    • Africa
    • America Latina
    • Global Cities
    • Migrazioni
    • Relazioni transatlantiche
    • Religioni e relazioni internazionali
    • Sicurezza energetica
    • DataLab
  • ISPI SCHOOL
  • PUBBLICAZIONI
  • EVENTI
  • PER IMPRESE
    • cosa facciamo
    • Incontri su invito
    • Conferenze di scenario
    • Formazione ad hoc
    • Future Leaders Program
    • I Nostri Soci
  • ANALISTI
Commentary

Colombia al voto: secondo turno tra incertezza e polarizzazione

Claudio Balderacchi
13 giugno 2018

Il 27 maggio si è tenuto il primo turno delle elezioni presidenziali in Colombia. Il candidato di destra, Iván Duque (Centro Democrático), e di sinistra, Gustavo Petro (Coalición Petro Presidente), si contenderanno la presidenza il 17 giugno avendo ottenuto, rispettivamente il 39 e il 25 per cento circa dei voti. Tra i candidati centristi, Sergio Fajardo ha sfiorato il ballottaggio con poco meno del 24 per cento mentre l'ex capo negoziatore del governo con le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC), Humberto de La Calle, ha ottenuto solo poco più del 2 per cento. Germán Vargas Lleras, ex vice-presidente del governo Santos ha deluso le attese con circa il 7 per cento. Alla luce di questi risultati, il mancato accordo elettorale tra Fajardo e De la Calle, più volte discusso durante la campagna presidenziale, è forse costato il secondo turno a Fajardo.

Queste elezioni rappresentano uno snodo cruciale per la politica colombiana, in particolare per l'impatto che potrebbero avere sul processo di pace. Com'è noto, nel 2016, dopo decenni di conflitto, il governo di Juan Manuel Santos ha raggiunto un accordo con le FARC per la fine del conflitto e la smobilitazione di questa guerriglia. Sottoposto a plebiscito, l'accordo è stato rifiutato dai votanti per poi essere approvato con delle modifiche dal Congresso. Da un lato, il Centro Democrático, il partito di Iván Duque e dell’ex presidente Álvaro Uribe, ha sostenuto la campagna per il no e si è mostrato fortemente critico anche rispetto all'accordo modificato. Dall’altro lato, Petro, ex guerrigliero dell'M-19, guerriglia smobilitatasi nel 1990, è un sostenitore dell'accordo. Numerose tensioni hanno messo in pericolo la fine del conflitto, tra cui la detenzione dell'ex negoziatore del processo di pace Jesús Santrich per presunto traffico di droga e la dissidenza di membri delle FARC contrari all’accordo di pace. La vittoria di Duque e l'influenza di Uribe potrebbero rappresentare un ulteriore fattore di tensione tra gli ex-guerriglieri e lo stato. In questo contesto, si inseriscono anche i turbolenti negoziati tra il governo uscente di Santos e l'Esercito di liberazione nazionale (ELN).

L'importanza di queste elezioni deriva anche dalla figura di Petro e dal suo approccio riformista o, secondo alcuni, radicale. Nonostante una certa moderazione durante la campagna elettorale e proposte non sempre concrete, la candidatura di Petro rappresenta una forte critica a un sistema politico, economico e sociale considerato iniquo. Le riforme proposte da Petro includono la trasformazione del latifondo improduttivo attraverso un sistema di tassazione dello stesso e il superamento della dipendenza dal petrolio e dal carbone. La crescita elettorale di Petro e la sua partecipazione al secondo turno introducono un elemento di novità in un paese spesso impermeabile al cambiamento e controllato da potenti élite economiche e politiche. L'elezione di Duque rappresenterebbe invece l'elezione di un candidato assai più affine all'establishment nonostante le recenti tensioni tra il Centro Democrático e il governo di Juan Manuel Santos. Tra le proposte di Duque, la riduzione delle tasse per le imprese e un controllo più efficace del territorio.

La figura di Petro ha offerto a parte della destra il pretesto per agitare lo spettro venezuelano e del castrochavismo. Anche se è difficile quantificare il suo impatto, è possibile che abbia giocato un ruolo significativo tra gli elettori moderati nel primo turno e che continui a farlo nel ballottaggio. A prescindere da Petro, lo sviluppo della crisi venezuelana continua a rappresentare un tema importante nel dibattito politico colombiano per via del significativo flusso di persone che ogni giorno passano la frontiera tra i due paesi a causa della grave situazione politica ed economica in Venezuela.

Nel ballottaggio, Duque sembra avere più possibilità di successo. In primo luogo, può contare su un vantaggio di circa 14 punti percentuali accumulato nel primo turno. Inoltre, in vista del secondo turno, Duque ha ricevuto l'appoggio di alcuni tra i principali partiti politici tra cui il Partito Conservatore e il Partito Liberale che, nel primo turno, aveva sostenuto De la Calle. Per vincere, Petro dovrebbe riuscire a ottenere una parte significativa dei voti ottenuti da Fajardo nel primo turno, obiettivo non facilmente raggiungibile considerando che quest'ultimo ha scelto di non sostenere nessuno dei due candidati.

Importanti interrogativi emergono sia in caso di vittoria di Duque che di Petro. Il primo riguarda il ruolo di Álvaro Uribe, ancora oggi uno dei politici più popolari in Colombia e di fatto decisivo per il successo elettorale di Duque. Sarà la possibile presidenza Duque fortemente condizionata dalla figura di Uribe o si mostrerà invece libera da condizionamenti? Nonostante le rassicurazioni formulate in campagna elettorale, quale sarà l’effettiva posizione di Duque rispetto all’accordo di pace con le FARC? Per quanto riguarda una possibile presidenza Petro, i dubbi riguardano invece il carattere delle sue riforme. In quale misura Petro riformerebbe il sistema politico ed economico? Come menzionato in precedenza, Petro ha mostrato una certa moderazione durante la campagna elettorale e si è inoltre impegnato a non convocare un'assemblea costituente. Tuttavia, così come per Duque, non si può escludere che la sua moderazione possa essere legata a considerazioni strategiche e al tentativo di attirare gli elettori moderati. Ciò che è certo è che Duque governerebbe con un Congresso controllato da forze politiche affini. La configurazione attuale del Congresso, delineatasi a seguito delle recenti elezioni legislative, rappresenterebbe invece un ostacolo formidabile per Petro. Inoltre, anche nell’improbabile ipotesi in cui quest'ultimo si rivelasse un presidente deciso a rifondare istituzioni politiche ostili sulla falsariga di Chávez, Correa o Morales, Petro non sembra avere la stessa capacità di mobilizzare le masse e conseguire un radicale cambiamento istituzionale per via plebiscitaria.

Quale che sia il risultato del ballottaggio del 17 giugno, queste elezioni hanno già mostrato significativi segnali di cambiamento. In primo luogo, come già menzionato, un candidato di sinistra come Petro rappresenta una chiara novità in un paese dove la sinistra ha spesso incontrato difficoltà insormontabili di varia natura. Inoltre, il passaggio di Petro al secondo turno e il risultato di Fajardo evidenziano la forza di un'area riformista che, pur includendo soggetti politici con differenze significative, rappresenta una possibile alternativa, presente e futura, alla destra e all’Uribismo.

Ti potrebbero interessare anche:

Colombia: un voto spartiacque
Emiliano Guanella
Corrispondente da San Paolo (RSI - Tv Svizzera e La Stampa) e analista politico
Colombia: il cambiamento è a un bivio
Antonella Mori
ISPI e Università Bocconi
La Colombia ha voglia di cambiare
Colombia: un’elezione per cambiare rotta
Antonella Mori
ISPI e Università Bocconi
La fertile relazione con Mosca
Emiliano Guanella
CORRISPONDENTE DA SAN PAOLO (RSI - TV SVIZZERA E LA STAMPA) E ANALISTA POLITICO
Dalla guerra in Europa effetti non solo negativi
Antonella Mori
ISPI e Università Bocconi

Tags

America Latina Colombia
Versione stampabile

AUTORI

Claudio Balderacchi
Universidad del Norte, Colombia

SEGUICI E RICEVI LE NOSTRE NEWS

Iscriviti alla newsletter Scopri ISPI su Telegram

Chi siamo - Lavora con noi - Analisti - Contatti - Ufficio stampa - Privacy

ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) - Palazzo Clerici (Via Clerici 5 - 20121 Milano) - P.IVA IT02141980157