Si sono conclusi lo scorso 24 agosto 2016, all’Avana (Cuba), i negoziati per la cessazione delle ostilità e la costruzione di una pace stabile e duratura tra il governo colombiano e le Farc-Ep (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia - Ejercito del Pueblo).
L’accordo di pace pone fine ad un conflitto iniziato nel 1964, data di fondazione del movimento guerrigliero di ispirazione marxista-leninista. In queste cinque decadi, la guerra ha causato più di 200 mila morti, 46 mila casi di sparizioni forzate (desaparecidos), quasi 7 milioni di sfollati interni e migliaia di vittime di crimini, quali il reclutamento di bambini soldato, tortura, attentati alla libertà personale e all’integrità sessuale[1].
Il testo dell’accordo si compone di sei punti principali che interessano tanto il tema della riforma rurale, da anni attesa in Colombia, quanto quello delle coltivazioni illecite di droga, passando per i temi della giustizia, riparazioni di guerra, verità e garanzia di non ripetizione. Centrale è, chiaramente, il tema del disarmo delle Farc e della loro futura partecipazione nella vita politica colombiana.
Nonostante le promesse, tuttavia, la sfida più ardua per il futuro sembra essere l’implementazione a livello territoriale degli accordi di pace. La Colombia è un paese complesso con livelli territoriali caratterizzati da climi, vegetazioni, coltivazioni, demografie variabili. Se n’è accorta la V Caravana Internacional de Juristas[2], una delegazione internazionale di giuristi che, ogni due anni, visita la Colombia al fine di monitorare il rispetto dei diritti umani ed, in particolare, degli avvocati e difensori dei diritti umani.
Nella sua visita a Tumaco, una municipalità situata sulla costa pacifica al sud-ovest del paese, ad un’ora dal confine con l’Ecuador, la Caravana ha infatti notato i soliti problemi sociali di sempre.
Il 90% della popolazione urbana è composto da afro-discendenti. Il restante 10% annovera principalmente mestizos e popolazioni indigene. L’area metropolitana di Tumaco si estende in parte sulla terraferma e, per il resto, su due isole collegate da due ponti. Pare che gran parte della città sia costruita su depositi di immondizia e cumuli di sabbia creati artificialmente. Tumaco è la municipalità ove si registra, da qualche anno a questa parte, la più alta quantità di coltivazioni illecite di droga della Colombia, che a sua volta detiene il medesimo record a livello mondiale. Non è un caso, dunque, che il territorio di Tumaco sia crocevia di interessi illegali in cui si incontrano e scontrano la guerriglia, i gruppi paramilitari, oltre a varie bande armate di diversa affiliazione[3].
Gli accordi di pace siglati all’Avana rappresentano, certo, una grande speranza per tutta la Colombia, ma a Tumaco la pace dista ancora “almeno vent’anni”. Questo il commento di don Daniele, un prete italiano che, ormai da cinque anni, lavora incessantemente per migliorare le opportunità educative per i giovani della città. La sua chiesa sorge tra i quartieri di Buenos Aires e Nuevo Milenio, tra le zone più violente dell’intero centro abitato. Qui, la guerriglia locale, fino a poco tempo fa subordinata alle Farc di Llorente, uno dei quartieri generali del gruppo armato situato a sud di Tumaco, si è separata da queste ultime dopo che, lo scorso giugno, uno dei comandanti urbani aveva fatto brutalmente stuprare e uccidere tre ragazze che gli avevano rubato una piccola somma di denaro. L’omicidio non era piaciuto ai generali delle Farc di Llorente perché rischiava di compromettere l’immagine del gruppo armato di fronte ai negoziatori del governo. Si era, quindi, venuta a creare una spirale di violenza e vendetta che ha, infine, portato alla scissione dei gruppi armati cittadini delle Farc di Tumaco da quelli di Llorente.
Nella città aleggia un clima di impunità assoluta che non fa altro che rinforzare il ricorso alla violenza come strumento di auto-tutela. Human Rights Watch, nel 2014, informava che dei più di 1.300 omicidi registrati a Tumaco dal 2009, solo sei erano stati risolti dalle autorità giudiziarie con condanna in sede penale[4]. Sempre nella cittadina andina si registrano in media 6 omicidi al giorno, ma le cifre non sono affatto indicative del reale numero di morti. Le autorità locali riferiscono di quartieri completamente blindati, da cui non trapela notizia delle efferatezze che giornalmente vi si consumano.
Lo stato è presente principalmente attraverso le sue forze armate e di polizia, che tuttavia esercitano un potenziale deterrente minimo. Anzi, la presenza delle infrastrutture militari e di polizia in mezzo al centro abitato ha costituito negli anni motivo di grande preoccupazione per la popolazione civile. Così, per esempio, il 1° febbraio 2012, un attentato dinamitardo alla stazione di polizia ha ucciso oltre 10 civili e causato quasi 70 feriti[5].
L’estrema povertà in cui versano i tumaqueños, insieme all’allarmante tasso di disoccupazione, determina un ricorso sempre maggiore a fonti di guadagno illecite. La droga appunto. Questa viene trasportata via mare verso altri paesi dell’America Latina – in particolare il Messico. I guadagni, per ogni partita di droga, si calcolano in decine di milioni di pesos colombiani. È evidente, dunque, che l’implementazione del punto 4 dell’accordo di pace, in una regione ove le coltivazioni illegali rappresentano una fonte di guadagno così lucrativa per chi riesce a inserirvisi, non sarà scontata.
Due sono le incognite che emergono da questa istantanea. Da un lato, ci si chiede con apprensione se il vuoto che le Farc lasceranno, in seguito all’esecuzione del punto degli accordi di pace concernente la loro smobilitazione, sarà colmato da altri gruppi armati – come l’Ejercito de Liberacion Nacional o i paramilitari. Dall’altro, vi è da sperare che il governo colombiano decida di avviare un piano di investimenti a livello locale nei settori dell’educazione e dei servizi sociali.
Piergiuseppe Parisi, Dottorando all'Università di Trento
[1] http://www.asfcanada.ca/uploads/publications/uploaded_processus-de-paix-fr-fiches-1-4-pdf-106.pdf.
[2] http://www.colombiancaravana.org.uk/international-caravana-of-jurists-trip-2016/.
[3] http://internacional.elpais.com/internacional/2016/09/01/colombia/1472745939_973432.html.
[4] https://www.hrw.org/es/news/2014/07/30/colombia-zonas-afrocolombianas-asoladas-por-las-farc.