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L'accordo

Consiglio Europeo: "È andata bene"

21 ottobre 2022

Al Consiglio europeo si trova l’intesa per l’energia. E l’Europa saluta Draghi: “Grazie Mario”.

 

Energia e in particolare il dossier sul gas, ma anche sostegno all’Ucraina e ‘aggiustamenti’ alla politica dell’Unione sulla Cina, percepita sempre più come un rivale. Sono i temi che hanno dominato la due giorni del Consiglio europeo appena conclusosi a Bruxelles e che vedeva i 27 partire da posizioni distanti. Soprattutto sulla principale tra le questioni in agenda: come contenere i prezzi dell’energia in Europa. “È andata bene”: il commento di Mario Draghi, al suo ultimo impegno internazionale come primo ministro italiano, rivela ottimismo e soddisfazione per un traguardo difficile ma su cui un accordo, alla fine, si è raggiunto. Dopo quasi 12 ore di vertice, conclusosi a notte fonda, sono stati fatti passi avanti decisivi sul tetto al prezzo del gas, una piattaforma di acquisti comuni e la creazione di un indice alternativo al Ttf di Amsterdam. Cauta apertura anche su un possibile nuovo debito comune, una sorta di ‘Sure dell’energia’ per aiutare gli stati membri ad abbassare il prezzo della bolletta. Il progetto, voluto dalla Francia e caldeggiato dall'Italia, aveva incontrato le resistenze dei paesi ‘frugali’ e della Germania, preoccupati anche che le misure congiunte dell’Unione sui prezzi del gas potessero rivelarsi “controproducenti”, ovvero un calo delle forniture di gas all’Europa. Poco prima di superare lo stallo, Mario Draghi ha arringato i leader in un intervento insolitamente duro: “Quando qualcuno ‘potente’ dice di no al tetto al prezzo del gas, i prezzi salgono – ha detto il premier italiano uscente – E  questo modo di pensare ha già provocato danni immensi”, perché così facendo, “abbiamo finanziato la guerra di Putin” e “provocato la recessione”. I 27 hanno omaggiato Draghi, alla sua ultima apparizione a un vertice europeo, con un video intitolato ‘Grazie Mario’, seguito da un lungo applauso al termine del quale il presidente Charles Michel gli ha consegnato una targa. 

 

 

 

L’accordo c’è, ma i dettagli?

La trattativa è stata lunga e complicata, ma alla fine nel testo delle conclusioni si prevede un invito alla Commissione europea a “presentare urgentemente decisioni concrete” per alleviare l'impatto economico della crisi energetica. Toccherà poi ai ministri dell’Energia intavolare un difficile negoziato tecnico. Nonostante il presidente del Consiglio europeo Charles Michel abbia dipinto l’accordo come “una dimostrazione dell‘unità europea”, infatti, i dettagli devono ancora essere definiti e il vertice si è concluso senza una decisione finale sul tetto al prezzo del gas. Abbastanza però per far scendere ulteriormente il prezzo del gas, scivolato sotto i 120 euro al megawattora, ai minimi da giugno. Un calo ormai stabile dopo un’estate ‘caldissima’ (ad agosto si erano sfiorati i 350 €/MWh), motivato anche dal clima di un ottobre insolitamente mite e dal progressivo riempimento degli stoccaggi. Oltre che dal calo dei consumi in Europa: del 15% più bassi negli ultimi due mesi rispetto alla media dei 5 anni precedenti. Di conseguenza anche le entrate russe dalle esportazioni di gas sono ora ai minimi dall’inizio della crisi energetica, ormai un anno fa.

 

C’è chi dice nein?

Eppure, lo scetticismo della Germania e di altri paesi nordici permane: il timore è che tali misure facciano aumentare i consumi e mettano in pericolo l'offerta. Riferendosi all’ipotesi secondo cui potrebbe essere necessario un ulteriore incontro dei 27 per mettere finalmente in vigore il piano, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha affermato ieri sera che se i ministri dell'Energia non riusciranno a trovare un consenso, "il Consiglio europeo dovrà tornare al piano originario”. Al momento l’intesa prevede nove misure su cui la Commissione e i ministri presenteranno le proposte concrete. Tra le principali: acquisto congiunto e volontario del gas con l’obbligo per un volume equivalente al 15% del fabbisogno di stoccaggio; un nuovo parametro di riferimento complementare al Ttf entro l’inizio del 2023. E soprattutto “un corridoio di prezzo dinamico temporaneo sulle transazioni di gas naturale per limitare immediatamente gli episodi di prezzi eccessivi del gas”. È la formula con cui si vuole superare lo stallo tra paesi favorevoli e contrari: anziché porre un limite, introduce una forbice nella quale il prezzo può oscillare. Il sistema, inoltre, dovrebbe limitare le impennate del prezzo del gas e le speculazioni di quest’ultimo. Inoltre si apre la strada a “misure di solidarietà energetica” in caso di interruzioni della distribuzione. Può sembrare poco ma è il primo passo per la creazione di uno strumento di debito comune anche sull’energia. “È stato un classico risultato dell’Ue – osserva Politico – Ognuno ottiene qualcosa, nessuno ottiene tutto, è inevitabile che se ne riparli e molti si lamenteranno dell’interminabile processo”.

 

Cina: qualcosa è cambiato?

Dopo un giorno (e una notte) di negoziati sulla politica energetica, i leader europei sono passati agli altri punti in agenda: guerra in Ucraina e relazioni dell’UE con la Cina hanno tenuto banco nel secondo giorno di colloqui, durante i quali si è discusso anche di questioni come la protezione delle infrastrutture critiche dai pericoli di sabotaggio e l’insicurezza alimentare. “Ostile”, “autoritario” e “concorrente” sono alcune delle definizioni utilizzate dai 27 per descrivere la Cina. “Ci siamo resi conto troppo tardi di quanto sia problematico essere così dipendenti dall’energia russa e di come Mosca abbia usato l'energia come arma contro l'Europa. Quindi penso che sia molto importante discutere della Cina oggi”, ha detto la premier finlandese Sanna Marin. Non tutti sono dello stesso avviso e alcuni hanno invitato a non mettere Russia e Cina sullo stesso piano a meno di non voler fare un favore al presidente russo Vladimir Putin. A pochi però è sfuggito che il cancelliere Scholz all’inizio del mese di novembre si recherà a Pechino per incontrare il presidente cinese Xi Jinping, diventando di fatto il primo leader europeo a visitare la Repubblica Popolare Cinese dall’inizio della pandemia. La discussione, ha affermato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, “ha evidenziato che stiamo assistendo a una discreta accelerazione di tendenze e tensioni” con la Cina. Von der Leyen ha indicato anche l'attuale Congresso del Partito Comunista Cinese come una prova del fatto che Pechino stia “rafforzando la sua assertività e autosufficienza”. Di conseguenza, l’Ue deve cambiare le sue relazioni con la Cina, ha affermato la presidente, ed essere “molto vigile” sulle “dipendenze” del blocco dalla potenza asiatica. E ha chiosato: “Abbiamo imparato la lezione”.

 

Il commento

di Antonio Villafranca, Direttore della Ricerca ISPI

 

“L'accordo sull'energia non produrrà grossi risultati immediati. E' infatti soprattutto l'accordo su una roadmap: sta ora alla Commissione fare proposte più precise. Come accade spesso nei compromessi europei, tutti (o quasi) ottengono qualcosa. Il meccanismo decisionale è farraginoso ma bisogna riconoscere che gli interessi nazionali sull'energia sono molto forti e variegati e che il tema del price cap è delicato perchè la sua implementazione comporta anche dei rischi. Questo però è il momento di scelte coraggiose (ma ben ponderate) e il tempo gioca contro l'Ue. La Commissione ora deve correre nella speranza che entro metà novembre i leader si accordino su qualcosa di più concreto”.

 

***

A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications.

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Europa Energia economia mario draghi
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