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Il mondo in tasca

Consiglio NATO-Russia: stallo armato

12 gennaio 2022

Guerra fredda 2.0

“Differenze significative non facili da superare”. Così il segretario generale della NATO Stoltenberg ha commentato il Consiglio NATO-Russia tenutosi oggi a Bruxelles, che, come previsto da molti, non ha portato ad alcun risultato concreto se non la promessa di continuare a dialogare.  

Di dialogo in questi giorni ce ne è stato molto: 7 le ore dell’incontro tra i rappresentanti degli Stati Uniti e della Russia a Ginevra lunedì scorso, a cui aggiungere le 4 di oggi. Appuntamento domani al vertice OSCE, per il terzo round di questo braccio di ferro. 

Ucraina della discordia

Da anni, Mosca si sente accerchiata dalla crescente vicinanza di armamenti e alleati Nato ai suoi confini occidentali. Ma oggi avanza la pretesa di garanzie vincolanti, che vietino all’organizzazione di ammettere tra i suoi membri l’Ucraina (dal 2008 promessa sposa in un matrimonio senza però ancora data), e di posizionare truppe e infrastrutture militari nella regione. 

Stati Uniti e alleati non possono accettare un salto indietro nel tempo, all’epoca delle “sfere di influenza”, e così minacciano nuove massicce sanzioni economiche in caso di mancata de-escalation. Non solo: con i suoi atteggiamenti aggressivi, Mosca rischia di spingere Svezia e Finlandia proprio nelle braccia della Nato. 

Alla fine, comunque, uno scontro sull'Ucraina non è detto convenga a nessuno. Né agli USA, che vorrebbero concentrare la propria politica estera sulla Cina, né ai russi che affronterebbero costi economici e militari considerevoli. 

Come a Yalta?

Nei colloqui in corso in questi giorni c’è una grande assente: l’Unione Europea. Dopo aver mal digerito il mancato invito al vertice di Ginevra, Bruxelles cerca di ritagliarsi uno spazio in una questione che la riguarda in prima linea. 

Ma tra gli Stati membri si conferma quell’ambiguità di posizioni su Mosca che inevitabilmente mina l’ambizione di “parlare con una voce sola”. Al pugno duro di Polonia e paesi baltici si contrappongono le posizioni più concilianti di Germania, Francia e Italia che hanno nella Russia uno dei principali partner commerciali. E la crisi energetica in corso non fa che acuire queste divisioni.  

A quando l’“Ue ferma, unita e, pronta ad agire” invocata oggi dall'Alto Rappresentante Borrell? 

 

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