COP26: tre scenari per un futuro green | ISPI
Salta al contenuto principale

Form di ricerca

  • ISTITUTO
  • PALAZZO CLERICI
  • MEDMED

  • login
  • EN
  • IT
Home
  • ISTITUTO
  • PALAZZO CLERICI
  • MEDMED
  • Home
  • RICERCA
    • OSSERVATORI
    • Asia
    • Cybersecurity
    • Europa e Governance Globale
    • Geoeconomia
    • Medio Oriente e Nord Africa
    • Radicalizzazione e Terrorismo Internazionale
    • Russia, Caucaso e Asia Centrale
    • Infrastrutture
    • PROGRAMMI
    • Africa
    • America Latina
    • Global Cities
    • Migrazioni
    • Relazioni transatlantiche
    • Religioni e relazioni internazionali
    • Sicurezza energetica
    • DataLab
  • ISPI SCHOOL
  • PUBBLICAZIONI
  • EVENTI
  • PER IMPRESE
    • cosa facciamo
    • Incontri su invito
    • Conferenze di scenario
    • Executive Education
    • Future Leaders Program
    • I Nostri Soci
  • ANALISTI

  • Home
  • RICERCA
    • OSSERVATORI
    • Asia
    • Cybersecurity
    • Europa e Governance Globale
    • Geoeconomia
    • Medio Oriente e Nord Africa
    • Radicalizzazione e Terrorismo Internazionale
    • Russia, Caucaso e Asia Centrale
    • Infrastrutture
    • PROGRAMMI
    • Africa
    • America Latina
    • Global Cities
    • Migrazioni
    • Relazioni transatlantiche
    • Religioni e relazioni internazionali
    • Sicurezza energetica
    • DataLab
  • ISPI SCHOOL
  • PUBBLICAZIONI
  • EVENTI
  • PER IMPRESE
    • cosa facciamo
    • Incontri su invito
    • Conferenze di scenario
    • Executive Education
    • Future Leaders Program
    • I Nostri Soci
  • ANALISTI
Commentary

COP26: tre scenari per un futuro green

Massimo Lombardini
22 ottobre 2021

L’Agenzia Internazionale dell’Energia ha recentemente pubblicato il World Energy Outlook, che presenta una serie di scenari climatici e energetici e le conseguenti emissioni di gas a effetto serra.

La pubblicazione annuale dell’Energy Outloook è stata anticipata a ottobre in modo da fornire delle linee guida ai governi in vista delle negoziazioni sul clima che avranno luogo alla 26ma Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico (COP26) a Glasgow questo NovembreL’Outlook sottolinea come il consumo di energia sia responsabile dei tre quarti delle emissioni dei gas a effetto serra e come sia quindi imprescindibile attuare delle soluzioni nel campo energetico per la lotta al cambiamento climaticoLa pubblicazione enfatizza come nel 2020, malgrado la pandemia, le fonti rinnovabili abbiano continuato la loro crescita e la vendita di auto elettriche abbia raggiunto livelli mai visti precedentemente. Purtroppo nell’anno in corso la ripresa economica ha generato non solo bruschi incrementi dei prezzi dei prodotti energetici ma genererà nel 2021 il secondo maggiore incremento delle emissioni di CO2 nella storia dell’umanità.

 

Tre scenari

Prima di analizzare gli scenari, è opportuno precisare che uno scenario non è una previsione deterministica del futuro, ma una possibile evoluzione che si realizzerà a condizione che un certo numero di ipotesi si verifichino. Un incremento della domanda di energia e delle emissioni si realizzerà sulla base di ipotesi come, ad esempio, la crescita demografica, la crescita economica, l’implementazione di politiche energetiche e lo sviluppo tecnologico.

Sulla base di diverse ipotesi il World Energy Outlook illustra tre scenari principali:

  • Stated Policies Scenario, che considera solo le politiche energetiche e climatiche già implementate o prossime all’implementazione. In questo scenario le emissioni nel settore della generazione elettrica declinano entro il 2050, tale declino è più che compensato da incrementi in altri settori come la produzione di cemento e acciaio e il trasporto pesante. Il risultato è che nel 2100 la temperatura aumenterebbe di 2,6° oltre il livello pre-industriale.
  • Announced Pledges Scenario, basato sugli impegni annunciati dai governi in vista della COP26. Tali annunci, i cosiddetti “pledges”, non sono ancora implementati a livello legislativo ma rappresentano un impegno dei governi che parteciperanno alla COP26. Il consumo di fonti fossili raggiungerebbe il suo picco nel 2025 per poi declinare. Se tutte le politiche annunciate per la COP26 fossero attuate, le emissioni di CO2 diminuirebbero del 40% nel 2050.

Entro il 2100 la temperatura globale aumenterebbe di 2,1° oltre il livello pre-industriale. Si tratta di un incremento superiore all’obbiettivo degli accordi sul clima di Parigi del 2015 che indicava “una diminuzione molto al di sotto di 2°”. È però importante sottolineare che gli impegni annunciati, anche se lontani dagli obbiettivi climatici dell’accordo di Parigi, rappresentano un cambio di rotta sostanziale rispetto alla situazione prima dell’accordo stesso.

  • Net-Zero Emission con l’obbiettivo di arrivare alla neutralità carbonica per il 2050 e di limitare l’incremento di temperatura al 2100 a 1,5 oltre il livello pre-industriale. Uno scenario quindi ancora più ambizioso degli obbiettivi fissati negli accordi di Parigi.
     

Quattro linee di azione

Il World Energy Outlook è un documento complesso di centinaia di pagine in cui sono però identificabili quattro aree principali di intervento.

  1. L’aumento dell’elettrificazione del nostro mix energetico utilizzando fonti di energia con basse emissioni di CO2. L’elettricità contribuisce attualmente a circa un quarto dei nostri fabbisogni energetici ma è necessario estendere il suo utilizzo in settori come il trasporto e il riscaldamento ancora basati in larga parte su combustibili fossili. Lo scenario considera che la progressiva elettrificazione del nostro fabbisogno energetico con fonti pulite sia in grado di contribuire a un terzo della riduzione delle emissioni necessarie per arrivare alla neutralità carbonica al 2050. Ciò richiederebbe un velocissimo abbandono del carbone per produzione di elettricità e il suo rimpiazzo con fonti rinnovabili e, per i Paesi che vogliano utilizzare questa tecnologia, con energia nucleare. Avendo come orizzonte il 2030, il consumo di carbone diminuisce in tutti gli scenari ma il rapporto ricorda come paradossalmente su scala globale siano in costruzione 140 GW di nuove centrali a carbone.
  2. L’efficienza energetica, includendo non solo miglioramenti del rendimento ma anche cambi comportamentali che possono contribuire a ridurre i consumi. Il documento dell’Agenzia Internazionale dell’Energia stima che più di tre quarti degli interventi nel decennio in corso possa tradursi in risparmi di costo per i consumatori.
  3. Innovazione tecnologica: è stimato che la metà delle riduzioni necessarie per la neutralità carbonica richieda la commercializzazione di tecnologie cha sono ancora in fase di prototipo. La dimostrazione di tali tecnologie a scala industriale sarà necessaria in alcuni settori detti “hard to abate” come la produzione di ferro, acciaio, cemento e il trasporto pesante.
  4. Riduzione delle emissioni di gas metano che, se rilasciato nell’atmosfera, ha un effetto peggiore della CO2 in quanto il suo global warming potential è circa 25 volte più elevato. In altre parole, in un arco di 100 anni una tonnellata di metano riscalda come 25 tonnellate di CO2. Il rapporto indica che esistono opportunità di riduzione delle emissioni di metano, in molti casi senza costi addizionali, che ridurrebbero il gap alla neutralità carbonica del 15%.
     

Conclusioni

La concretezza degli impegni per la lotta al cambiamento climatico sarà determinata dagli impegni “pledges” sottoscritti dai vari Paesi partecipanti alla COP26 di Glasgow.

Gli impegni già annunciati per la COP26 e incorporati nello scenario “Announced Pledges” anche se lontani dagli obbiettivi degli accordi climatici di Parigi rappresentano un cambio di rotta sostanziale rispetto alle politiche climatiche precedenti agli accordi stessi.

Il rapporto sottolinea come non sia pensabile arrivare alla neutralità carbonica per il 2050 senza il contributo della Cina e che quindi sia necessario un suo impegno concreto alla COP26.

Infine l’Outlook sottolinea come l’aumento dei prezzi del gas e dell’elettricità negli ultimi mesi sia da imputare a una serie di fattori concomitanti come la forte ripresa economica e la conseguente domanda di energia, e come sia improprio imputare gli incrementi di prezzo alla transizione energetica necessaria per combattere il cambiamento climatico.

 

Le opinioni espresse dall’autore in questo articolo sono strettamente personali e non riflettono né le posizioni della Commissione europea, né dell'ISPI.

Contenuti correlati: 
Global Watch: Speciale Geoeconomia n.76

Ti potrebbero interessare anche:

Affrontare l'inflazione è una sfida strutturale
Francesco Saraceno
SciencesPo
Cina e Stati Uniti: in rotta sul Pacifico
Debito pubblico: rientro a rilento
Russia: l'economia regge?
Troppo ambiziosi gli obiettivi green di Bruxelles?
Lorenzo Borga
Sky Tg24
Biden al contrattacco economico
Filippo Fasulo
ISPI

Tags

Geoeconomia economia Energia
Versione stampabile
 
EU GREEN DEAL

AUTORI

Massimo Lombardini
Esperto di energia

SEGUICI E RICEVI LE NOSTRE NEWS

Iscriviti alla newsletter Scopri ISPI su Telegram

Chi siamo - Lavora con noi - Analisti - Contatti - Ufficio stampa - Privacy

ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) - Palazzo Clerici (Via Clerici 5 - 20121 Milano) - P.IVA IT02141980157