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CoVid-19

Le "nuove" scommesse infrastrutturali di Pechino contro la crisi

Alberto Belladonna
|
Alessandro Gili
29 maggio 2020

Dopo un ritardo di circa due mesi causa Covid, il 28 maggio si sono concluse le “Due Sessioni”: la Conferenza consultiva politica popolare cinese (CPPCC) e il Congresso nazionale del popolo, il principale organo legislativo.  Sono i più importanti incontri politici annuali della Cina, poiché in esse si delineano quelle che sono le politiche di indirizzo e gli obiettivi economici che il governo intende perseguire durante l’anno. Quest'anno le Due Sessioni hanno assunto un'ulteriore importanza per comprendere quali saranno le misure che Pechino intende mettere in campo per contrastare la durissima crisi indotta dalla pandemia.

 

Nessun obiettivo di crescita economica

Durante l’attesissimo intervento del premier Li Keqiang, non è stato comunicato alcun obiettivo annuale di crescita economica. Qualcosa che non era mai avvenuta prima e che chiarisce in qualche modo quante siano le incertezze circa la ripresa economica prossima ventura. Li ha infatti annunciato che nel breve periodo “la Cina si troverà ad affrontare sfide senza precedenti”, tra cui l’evolversi della pandemia e le incertezze che avvolgono il futuro dell’economia e del commercio internazionale. Nonostante proprio dalla Cina vengano alcuni spiragli di ripresa economica e nonostante gli sforzi di Pechino di aumentare il ruolo dei consumi interni, è il settore dell’export che conta ancora per oltre il 19% del Pil nazionale a destare nel breve termine grande preoccupazione in termini di perdita economica e di posti di lavoro.  In particolare è proprio la questione dei posti di lavoro il timore maggiore che agita i vertici del partito.  A livello nazionale, a marzo il tasso di disoccupazione era del 5,9%, pari a circa 29 milioni di persone, dopo aver toccato il record del 6,2% registrato a febbraio. Dati che non terrebbero conto dei molti lavoratori migranti e rurali che non sono registrati, e che farebbero salire il conto dei disoccupati a oltre 80 milioni di persone.

 

Il piano di rilancio: il focus sulle infrastrutture

Proprio perché dalla performance economica del paese dipende la stabilità sociale e in ultima istanza la sopravvivenza del Partito comunista cinese, dalle sessioni è emersa l’intenzione di provvedere a un ingente stimolo fiscale attraverso una serie di misure dal valore di quasi 3,6 trilioni di RMB (506 miliardi di dollari) con un focus particolare sugli investimenti in infrastrutture. Questo massiccio piano di spesa sarà finanziato dalle autorità centrali di Pechino, e anche dal denaro raccolto nella vendita di obbligazioni destinate direttamente alle autorità locali, che avranno la responsabilità di investirli nei progetti che hanno un impatto immediato, sia sull'economia che sull'occupazione, come già accaduto dopo la crisi finanziaria globale del 2008.  Come parte di questo pacchetto, il governo emetterà infatti 1.000 miliardi di RMB (140 miliardi di dollari) di titoli del Tesoro e aumenterà la quota di obbligazioni destinate ai governi locali a 3,75 trilioni di RMB (527 miliardi di dollari).

 

Dove investirà Pechino?

In primo luogo, uno degli obiettivi principali sarà quello di promuovere lo sviluppo delle numerose aree rurali finora escluse dal boom delle infrastrutture, creando collegamenti stradali efficienti con le zone urbane più sviluppate a fare da traino. Un focus speciale sarà dato alla crescita delle regioni occidentali, rivitalizzando la cosiddetta Go West policy inaugurata nel 2008 da Hu Jintao, e garantendo nel contempo uno sviluppo integrato delle regioni occidentali del paese da cui far derivare anche una maggior crescita dei consumi interni e una minore dipendenza dalla domanda estera. 25 delle 31 province del Paese hanno già pubblicato una lista di opere infrastrutturali che considerano strategiche per il rilancio dell'economia.  La provincia del Sichuan, la sesta più grande del Paese in termini economici, ad esempio ha una lista di 700 progetti strategici per un valore totale di 629 miliardi di dollari. Tra questi, una ferrovia che collega la provincia con la Regione Autonoma del Tibet, un nuovo aeroporto per la città di Leshan e nuove linee di trasmissione dell'energia che raggiungono i villaggi più isolati.

Oltre alle infrastrutture tradizionali, come ponti e treni ad alta velocità, il governo punterà soprattutto a investimenti in “nuove infrastrutture”.  Secondo la Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma (NDRC) i nuovi progetti infrastrutturali possono essere suddivisi in tre categorie: infrastrutture basate sull'informazione; infrastrutture convergenti supportate da applicazioni di nuove tecnologie come internet, big data e intelligenza artificiale; e infrastrutture innovative che supportano la ricerca scientifica, la tecnologia e lo sviluppo di prodotti.

 In generale, le “nuove infrastrutture” coinvolgeranno una serie di settori chiave come 5G, internet delle cose, cloud computing, blockchain, data center, centri di calcolo intelligenti e trasporti intelligenti. Nuova tecnologia che servirà nel breve termine a rafforzare l'aggiustamento anticiclico ma che consentirà al paese di prepararsi al passaggio, da tempo ricercato, da un'economia manifatturiera guidata dalle esportazioni a un'economia ad alta tecnologia e guidata dall'innovazione contribuendo a far progredire ulteriormente la competitività del paese.

Rispetto alle infrastrutture tradizionali con rendimenti a lungo termine, i nuovi tipi di infrastrutture ad alta tecnologia hanno maggiori probabilità di attrarre investimenti da parte di investitori privati e maggiori ritorni nel breve periodo.  Si prevede in particolare che la Cina investirà più di 1.000 miliardi di RMB (141 miliardi di dollari) in “nuove infrastrutture”.  25 province hanno già inserito progetti di nuove infrastrutture nei loro piani con la provincia dello Zhejiang a fare da capofila, prevedendo che dei prossimi progetti infrastrutturali oltre il 61% sarà nel campo dell'alta tecnologia e dello sviluppo del 5G. In particolare, con la costruzione dell'Accademia Alibaba a Hangzhou, con un investimento di 20 miliardi di yuan (circa 2,9 miliardi di dollari), la regione si candida a diventare un incubatore di industrie strategiche dell'innovazione come big data, intelligenza artificiale, auto senza conducente e calcolo quantistico.

 

Funzionerà?

Nel 2008, il pacchetto di stimolo varato per far fronte alla crisi finanziaria del valore di 586 miliardi di dollari fu considerato un successo contribuendo in un anno a un aumento dell’1,2% del Pil, grazie soprattutto all’ingente investimento in infrastrutture (+51%), concentratosi in particolare sui trasporti ma anche su risparmio energetico, riduzione delle emissioni di gas, progetti di ingegneria ambientale e innovazione tecnologica. Tuttavia, il pacchetto è stato a suo tempo criticato, poiché alcuni piani infrastrutturali si sono dimostrati improduttivi e hanno causato allo stesso tempo un'impennata del debito cinese dopo il 2009, soprattutto a livello di governo locale. 

Mentre le sfide economiche globali presentate da COVID-19 sono enormemente più grandi della crisi finanziaria del 2008, la Cina è limitata dagli elevati livelli di debito accumulati per far fronte a quest'ultima crisi. Alla luce di questo problema, il governo centrale stava infatti conducendo una campagna pluriennale di derisking del debito, cercato anche di ridurre la dipendenza dalla spesa pubblica per la crescita. Problema che si trova nuovamente a dover affrontare in modo amplificato.

Inoltre, nonostante la grande enfasi verso le “nuove infrastrutture”, secondo un’analisi di Fitch rating i nuovi progetti infrastrutturali richiederanno un maggiore know-how tecnologico rispetto ai progetti tradizionali. Ragion per cui, nonstante le buone intenzioni, le "nuove infrastrutture" rappresenteranno in realtà solo il 14% degli investimenti infrastrutturali annunciati per il 2020 di cui il 6,6%  in metropolitane urbane e treni ad alta velocità interurbani, mentre i progetti infrastrutturali tradizionali continueranno ad avere un valore d'investimento significativamente maggiore come principale motore della crescita degli investimenti infrastrutturali in Cina.

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Alberto Belladonna
ISPI Centre for Business Scenarios and Infrastructure
Alessandro Gili
ISPI Centre for Business Scenarios and Infrastructure

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