In Europa i contagi tornano a salire, i governi impongono restrizioni ma cercano di evitare nuovi lockdown generalizzati. E Bruxelles invita gli stati membri a coordinarsi e a non imporre blocchi alle frontiere.
Gli esperti preferiscono evitare l’espressione ‘seconda ondata’. Ma quello a cui stiamo assistendo, ovvero i numeri di contagi e vittime che tornano a salire, costringe l’Europa, con modi e tempi variabili, a richiudersi. A partire dal nostro paese – oggi più di 7mila casi, il numero più alto di sempre – o in Russia, con un nuovo record di contagi, e in Francia, che fa registrare i numeri più preoccupanti e dove il presidente Emmanuel Macron si appresta ad annunciare nuove restrizioni. Secondo la Johns Hopkins University sono oltre 4 milioni i casi di coronavirus riportati in Europa e Regno Unito dall'inizio della pandemia, e oltre 700mila i nuovi contagi registrati solo nell'ultima settimana: è l'aumento più alto dall'inizio della pandemia.
Intanto il Consiglio Affari generali dell’Ue approva le raccomandazioni della Commissione per un approccio coordinato alla limitazione della libertà di circolazione. Un tentativo di salvaguardare la circolazione nell’area Schengen ed evitare il ripetersi di quanto accaduto tra marzo e aprile, quando i paesi dell’area avevano ripristinato le frontiere nazionali senza preavviso e in violazione degli accordi. Ma le raccomandazioni non sono provvedimenti vincolanti e se la situazione dovesse peggiorare il timore è che si proceda in ordine sparso, creando il caos negli spostamenti interni all’Ue.
Un ‘semaforo’ europeo?
Otto mesi dopo la comparsa della pandemia in Europa, i paesi membri decidono di uniformare la colorazione delle zone in base al numero di contagi: ogni settimana, gli stati dovrebbero fornire al Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) i dati sui nuovi casi notificati ogni 100mila abitanti negli ultimi 14 giorni, il numero di test eseguito per 100mila abitanti effettuati nell’ultima settimana e la percentuale di test positivi. Sulla base di questi dati, l’ECDC pubblicherà una mappa settimanale degli stati membri suddivisi per regioni. Ogni area sarà contrassegnata con una colorazione che sarà la stessa per tutti i 27 stati europei. La decisione sul “semaforo”, proposta dalla Commissione europea a settembre, punta ad evitare le chiusure dei confini, imponendo invece tamponi obbligatori all’ingresso per chi arriva da zone rosse.
Nuove strette e mini lockdown?
La Francia attende con preoccupazione l’annunciato intervento del presidente Emmanuel Macron, che stasera si rivolgerà alla cittadinanza. Nella Ile-de-France, la regione di Parigi, per la fine della prossima settimana potrebbero essere riempiti il 90% dei posti nelle terapie intensive degli ospedali. Occorre correre ai ripari e il governo potrebbe imporre il coprifuoco notturno. Anche per Sadiq Khan, sindaco di Londra, una nuova stretta nella capitale “è inevitabile”: nel Regno Unito il governo di Boris Johnson ha già provveduto a chiudere le zone a maggior diffusione del virus, l’area di Liverpool è tra queste, e ha introdotto un sistema a tre livelli progressivi di allerta e restrizioni. Per la prima volta da aprile, anche la Germania sfiora i 5000 casi giornalieri e la cancelliera tedesca Angela Merkel chiederà ai presidenti dei Lander una nuova stretta sulle misure per arginare il contagio. Cede anche il primo ministro olandese Mark Rutte e da oggi anche i Paesi Bassi, finora meno severi dei vicini europei, saranno soggetti a un “contenimento parziale”, compresa la chiusura di bar e ristoranti. Obbligo di mascherina in spazi ristretti per chi ha più di 13 anni, mentre la vendita di alcolici sarà vietata dalle 20. L'Olanda ha attualmente il terzo tasso più alto di infezioni per 100mila persone in Europa, dietro solo a Repubblica Ceca e Belgio. Lo “stato di allarme” sarà reintrodotto nella regione di Madrid, dopo un precedente annullamento della Corte Suprema, la massima autorità giuridica della comunità autonoma: prevede limitazioni agli spostamenti degli abitanti dai propri centri urbani, a meno di motivi essenziali, e la cosiddetta “regola del 6”, il divieto di incontrare più di sei persone di diversi gruppi familiari, sia all’aperto che al chiuso.
Recovery Fund, verso uno slittamento?
E mentre l’incubo di un nuovo lockdown - che sarebbe “devastante per le nostre economie” avvisano i leader europei – si avvicina, i negoziati tra Parlamento e Consiglio europeo sono in stallo. Nodo del contendere, tra la Germania, che detiene la presidenza turno della Ue, e il Parlamento, è il bilancio pluriennale dell’Unione con conseguenze dirette sull’erogazione degli aiuti agli stati previsti nel Recovery Fund. Col rischio di far slittare l’approvazione del pacchetto e che il fondo non sia operativo prima di gennaio 2021. Il Parlamento chiede di aumentare i budget di programmi europei sacrificati dall’accordo sottoscritto a luglio per creare il ‘Next generation Eu’, ma gli stati non intendono cedere. E al muro contro muro tra i due organi europei, si aggiungono le divisioni tra paesi membri. Come quella tra l’Olanda, che vuole inserire lo stato di diritto come condizione essenziale per avere i fondi, e l’Ungheria che non accetta modifiche all’accordo raggiunto l’estate scorsa, che la mette al riparo da contraccolpi in caso di violazioni dei diritti umani.
Il commento
di Matteo Villa, Research Fellow, ISPI
“Lockdown fatigue”, affaticamento da lockdown. Proprio mentre in Europa risalgono i contagi e i governi sono costretti a dare un giro di vite, le proteste contro le nuove misure si moltiplicano. A testimonianza dell’impatto che le forti restrizioni di marzo-maggio hanno avuto sul portafoglio ma anche sulla salute psicofisica delle persone. E, di qui, del fatto che per tutti i governi europei trovare un equilibrio tra doveri e responsabilità si fa sempre più complicato.
Perché se è vero che in Europa occidentale il virus non sta ancora colpendo come nel corso della prima ondata, il passo per giungerci è sempre più breve. E, purtroppo, gli andamenti delle ultime quattro settimane dimostrano che neppure le mascherine possono molto, se chi le indossa spesso le solleva o se il congestionamento dei trasporti pubblici diventa eccessivo.
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A cura della redazione di ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca, ISPI Advisor for Online Publications)