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“Così ho fondato la mia start-up a Bangalore”

Nunzio Martinello
08 novembre 2019

“La mia avventura da imprenditore inizia nel 2012 quando io e i miei soci, Nicola e Sebastiano, abbiamo deciso di partire per l’India. Una scelta un po’ azzardata all’epoca, ne sono consapevole: non sapevamo esattamente a cosa stessimo andando incontro, ma avevamo sicuramente le idee molto chiare in merito alla nostra mission: creare un team strutturato di programmatori in grado di supportarci nello sviluppo dei nostri più prodotti tecnologici più avanzati”. Nunzio Martinello, Fondatore e Managing Partner di NOONIC a, Bangalore, inizia a raccontare così l’avventura della sua azienda a partire dall’India.

 

Perché l'India?

L’India, già allora, rappresentava una vera potenza, un territorio appetibile per il business sotto molti aspetti, soprattutto nel settore tech: il costo della manodopera è inferiore a quello italiano ed è risaputo che l’India è uno dei paesi con il numero più alto di talenti in questo ambito. Non è stato semplice: anzi, le difficoltà sono state molteplici e inaspettate, ma con il senno di poi posso confermare che la nostra scelta è stata azzeccata.

In molti spesso mi chiedono quale sia stata la sfida principale appena arrivato nel Subcontinente. La risposta è quasi scontata, ma non potrebbe essere altrimenti: l’aspetto socio-culturale. Le tempistiche, le dinamiche in ambito lavorativo, l’ecosistema completamente differente a partire dal numero di persone che popolano il territorio, il traffico (che può sembrare una banalità), le relazioni interpersonali, la lingua e le tradizioni locali. I tempi per ambientarsi al nuovo stile di vita non sono stati rapidi. Ma, soprattutto, è stato enorme l’impegno impiegato a far diventare la nostra “diversità”, almeno dal punto di vista lavorativo, il nostro principale vantaggio competitivo.  

È per questo motivo che noi di Noonic ci rendiamo disponibili, come è già successo, ad aiutare le aziende, soprattutto le startup, che intendono approcciare questo paese. Vorremmo fare in modo che al loro arrivo possano trovare una situazione comoda, che permetta loro di potersi focalizzare sin da subito sugli obiettivi professionali e risparmiarsi la fatica iniziale di ricerca e ambientazione. L’aiuto più “utile” in questo senso riguarda tanto la valutazione delle opportunità, quanto la gestione HR, ovvero l’assunzione di personale locale.

Infatti, nella nostra esperienza la fase di recruitment ha rappresentato il secondo scoglio più arduo da superare. Individuare le figure giuste, fra i milioni di programmatori presenti nel paese, non è proprio una passeggiata. Bisogna ribadire che il numero di talenti esistenti in India non ha eguali, ma è pur vero che sono migliaia le aziende e le startup presenti alla continua ricerca di personale. La concorrenza per l’assunzione di risorse è quindi molto alta e la rapidità con cui i dipendenti sono soliti cambiare il posto di lavoro è di molto superiore a quella italiana.

 

Perché l’India è così importante per noi nel 2019? 

L’India ha il secondo ecosistema startup al mondo, e Bangalore è seconda solo alla Silicon Valley. Parlando di esempi concreti, Flipkart (il gigante indiano competitor di Amazon) è stato acquisito da Walmart per 19 miliardi di dollari. Per non parlare del fatto che in India ultimamente si stanno sviluppando molti unicorni (startup dal valore che supera il miliardo): ben 5 nel 2018. Bangalore nasce come IT hub, esistono quindi numerosissime infrastrutture fondamentali per lo sviluppo dell’innovazione, dalla connettività agli spazi di co-working. La community è molto attiva, ogni mese ci sono centinaia di eventi interamente dedicati al networking e sono presenti colossi mondiali (Amazon, IBM, Oracle, ecc.) che fungono anche da incubatori e acceleratori. Ed è proprio il governo stesso a promuovere l’innovazione, creando numerose SEZ (Special Economic Zone), location dove si arriva fino al 100% di detassazione, fondi ed enti di supporto.

Perché un ecosistema startup sia virtuoso, è necessaria la presenza di tutto ciò che in India non manca: mercato, personale qualificato, infrastrutture, competenze e soldi.

La nostra esperienza dal 2012 ci ha dato un vantaggio competitivo invidiabile. Dopo 4 anni all’estero, io e i miei soci abbiamo deciso di tornare parzialmente in Italia, sia per avere una maggiore presenza nel nostro primo mercato, sia perché riteniamo opportuno sfruttare le potenzialità che il nostro paese offre in ambito di design, stile e progettazione in generale. Siamo fortunati perché il settore tecnologico si addice particolarmente alla delocalizzazione e possiamo quindi godere di risorse altamente qualificate in India e, contemporaneamente, dell’inconfondibile stile e know-how italiano unico al mondo, per quanto riguarda la progettazione e il settore creativo. 

La nostra intenzione è di mantenere la presenza di Noonic in India; oltre a essere il paese al quale saremo sempre riconoscenti per averci permesso di dare forma alle nostre ambizioni, rappresenta soprattutto il nostro punto di forza.

Una delle nostre priorità come imprenditori è quella di investire sulla qualità della vita dei nostri dipendenti, garantendo loro un ambiente vivibile, giovane e con un ritmo di lavoro creativo e rilassato, ovviamente a patto che ci assicurino le medesime prestazioni. L’ultima novità introdotta in azienda è la possibilità rivolta a tutti i dipendenti di lavorare da remoto, da qualsiasi parte del mondo.

Abbiamo ancora moltissimi progetti da portare a termine e sviluppare in territorio indiano. Tra i tanti, appunto, quello di diventare un vero e proprio punto di riferimento per coloro che sono attratti da questo ambiente florido, che hanno idee valide e vorrebbero svilupparle nel giusto contesto, ricco di opportunità da sfruttare e cogliere: un contesto che indubbiamente Bangalore può fornire. Grazie a una vasta rete di contatti, Noonic è in grado di creare in prima persona le condizioni favorevoli per la creazione di una nuova startup. Non solo, come accennavo in precedenza possiamo impegnarci sul lato assunzioni, selezionando accuratamente il personale, per chi ne avesse necessità in loco o per chi pensasse, come abbiamo fatto noi, di delocalizzare un reparto della propria azienda madre. 

L’India rappresenta il bacino ideale per chi ambisce a crescere e ha bisogno di confrontarsi con dinamiche globali. 

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