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DATAGLOBE

Crescita economica: illusioni perdute?

Lorenzo Borga
11 febbraio 2022

I conti sono fatti. Dopo aver tanto chiacchierato del rimbalzo economico del 2021, ora sappiamo chi è saltato più in alto e chi meno. I numeri li forniscono gli istituti nazionali di statistica, che hanno pubblicato le prime stime di crescita dell’anno scorso.

 

Rimbalzi a dimensione variabile e…

La crescita ha in molti casi battuto ogni previsione (Paesi con le linee verdi nel grafico). Se prendiamo a riferimento le stime del Fondo Monetario Internazionale di gennaio 2021, l’economia che più ha superato le aspettative è proprio quella italiana. L’FMI prevedeva all’inizio dello scorso anno, nel mezzo dell’ondata più violenta del virus, che il Pil italiano sarebbe cresciuto di un misero 3% (l’OCSE a marzo aveva già alzato l’asticella a 4,1). Così non è stato: l’ISTAT ha da poco pubblicato la prima stima sul 2021, secondo cui l’Italia sarebbe cresciuta del 6,5%, più del doppio. Il secondo posto sul podio del rimbalzo va al Regno Unito, che dopo un disastroso calo del 9,2% del 2020 (fu uno dei Paesi più colpiti dal Covid), nel 2021 è riuscito a recuperare con una crescita del 7,3. Mentre lo scorso gennaio il suo Pil era dato in crescita di solo il 4,5%. Al terzo posto sul podio c’è la Francia, che ha ottenuto un’ottima performance nell’ultimo trimestre raggiungendo una stima di crescita annuale del 7%, un punto e mezzo percentuale in più rispetto alle previsioni del FMI.

Dall’altra parte dell’Oceano invece gli Stati Uniti hanno deluso le attese. Il presidente Biden ha rivendicato di essere di fronte “alla crescita economica più rapida degli ultimi 40 anni”, che ha permesso agli USA di superare i livelli pre-Covid. Ma la realtà è che un balzo del Pil del 5,7% – per quanto più alto delle previsioni FMI di inizio 2021 – è minore a quanto ci si poteva aspettare. Già l’OCSE lo scorso marzo aveva stimato una crescita più importante, poi ridotta durante l’anno per via della mancata approvazione del pacchetto da 2 mila miliardi di dollari per welfare e clima da parte del Congresso e le fortissime strozzature del commercio globale che hanno reso introvabili e più costosi i prodotti che gli USA importano. Secondo l’ufficio di statistica, la bilancia commerciale ha pesato sulla crescita del Pil americano per quasi un punto e mezzo.

 

…ribassi a sorpresa

Ma veniamo ora a chi ha dovuto rivedere al ribasso le proprie stime (linee rosse). Cina esclusa visto che ha confermato le attese, in Europa sono tedeschi e spagnoli a essere stati frenati in questo anno di entusiasmo generalizzato. In Germania – che doveva recuperare poco rispetto ai partner europei essendo caduta nel 2020 “solo” del 4,6% - la crescita si è fermata sotto i 3 punti percentuali, meno delle attese e meno della media dell’area Euro, complice un ultimo trimestre addirittura negativo. In Germania a steccare è stata l’industria, da sempre il vero motore dell’economia tedesca: a fine 2021 la produzione è ancora decisamente sotto i livelli pre-Covid, a differenza dell’Italia. Lo stesso è accaduto in Spagna, cresciuta nel 2021 del 5%, nonostante per Madrid il calo 2020 fosse stato decisamente più drammatico.

 

2022: corsa in frenata?

E se invece guardiamo al futuro prossimo? Non c’è da stupirsi che le previsioni identificano proprio Germania e Spagna tra i paesi più pimpanti quest’anno, anche solo per un effetto-rimbalzo ritardato. Ma le stime di tutti gli istituti economici si stanno via via offuscando: caro energia, inflazione persistente, rischi geopolitici e rialzo dei tassi di interesse hanno fatto rivedere al ribasso le previsioni per tutti i Paesi. Prendendo in considerazione le ultime due versioni dell’Economic Outlook dell’FMI (ottobre e gennaio), il Paese più resiliente appare oggi il Regno Unito, mentre l’economia la cui crescita rischia di essere ridimensionata di più è quella americana, la prima che sarà colpita dal rialzo dei tassi di interesse della FED. Ma anche la seconda potenza globale, la Cina, dovrebbe crescere decisamente meno rispetto alle previsioni precedenti (-0,8 punti percentuali): Pechino sta vivendo la più bassa crescita dagli inizi degli anni Novanta. E se questi due colossi frenano, il resto del mondo non può certo mettersi a correre.

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Tags

economia Geoeconomia g20
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AUTORI

Lorenzo Borga
Sky Tg24

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