Equilibrio dinamico
Frenare i prezzi del gas senza metterne a repentaglio i volumi. Questa la missione a cui è chiamata la Commissione Europea che ieri ha presentato un nuovo pacchetto di misure contro la crisi energetica. Tra queste il tanto discusso tetto dinamico sul prezzo del gas, attivabile però solo come misura temporanea di ultima istanza, per evitare che i fornitori si rivolgano ad altri mercati. C’è poi la proposta di un nuovo indice dei prezzi diverso dal TTF. Ma non prima del 2023.
Nel frattempo, agli Stati membri viene chiesto di rafforzare gli acquisti congiunti di gas (per almeno il 15% delle loro riserve). Così come la solidarietà reciproca, finora ferma a 6 accordi per fornirsi gas a vicenda in caso di necessità, rispetto ai 40 a cui punta Bruxelles. Insomma, tanta carne al fuoco. Finché c’è.
Eppur si muove (verso il basso)
Per l’eventuale approvazione di tutte queste proposte bisognerà attendere il Consiglio Europeo di domani. Le prospettive di una possibile regolamentazione del mercato sono però bastate a far scendere i prezzi del gas del 10%, ai minimi da giugno (120 euro per megawattora).
Un calo ormai stabile dal picco di agosto (quasi 350 €/MWh), motivato anche dal clima mite di queste settimane e dal progressivo riempimento degli stoccaggi (pieni al 93% nell’Ue). Oltre che dal calo dei consumi in Europa: del 15% più bassi negli ultimi due mesi rispetto alla media dei 5 anni precedenti.
Di conseguenza anche le entrate russe dalle esportazioni di gas sono ora ai minimi dall’inizio della crisi energetica, ormai un anno fa. Ma l’Ue non può certo cantare vittoria.
Mission impossible?
Stando così le cose, entro la fine dell’anno l’Ue tra fornitori alternativi e minor consumi avrà sostituito 115 dei 155 miliardi di metri cubi di gas che nel 2021 aveva ricevuto da Mosca. Tuttavia, in caso di un inverno rigido o di riduzioni delle forniture (da Mosca o altrove), gli approvvigionamenti di gas sarebbero insufficienti per evitare forti razionamenti già evidenti nelle industrie energivore europee.
L’UE potrebbe correre ai ripari “strappando” GNL al mercato asiatico con denaro sonante. Ma i prezzi del gas tornerebbero a impennarsi, spingendo verso l’alto l’inflazione. Già oggi (10%) più che doppia dell’aumento dei salari europei (4,4%) nell’ultimo trimestre. Insomma, il rischio è che scioperi come quelli di questi giorni in Francia diventino l’abitudine.
Gas meno caro, ma che non manchi: una missione impossibile per la Commissione?