Quella nel Sahara Occidentale è una delle crisi internazionali più longeve. La tensione continuerà a salire anche nel 2022.
Quello nel Sahara Occidentale è uno dei conflitti che si trascinano da più tempo a livello mondiale ma anche a cui si presta meno attenzione. Vede schierarsi contro il Marocco i combattenti indipendentisti, appoggiati dall’Algeria, con l’avallo delle Nazioni Unite e di influenti sostenitori dell’UE ed è iniziato nel 1975, con un cessate il fuoco nel 1991 e l’intervento significativo delle forze di pace ONU per tenere sotto controllo le tensioni. Il cessate il fuoco si è però interrotto nel novembre del 2020, dopo che le forze armate marocchine hanno cacciato i manifestanti dalla città di Guerguerat, al confine con la Mauritania. Il conflitto a bassa intensità che da allora si è riacceso rischia un’ulteriore escalation nel 2022 se non si farà nulla per contribuire a risolvere le questioni fondamentali che ne sono alla base.
Ricominciano gli scontri
La violazione del cessate il fuoco a Guerguerat non è stato un incidente sporadico né è avvenuto all’interno di un contesto isolato. Negli ultimi anni, con l’affievolirsi delle speranze di un referendum delle Nazioni Unite sul futuro status del Sahara Occidentale, a lungo promesso, era aumentata l'irrequietezza tra i membri del Fronte Polisario e in particolare tra i giovani combattenti. Alcuni chiedevano un ritorno ai combattimenti come unico modo per sbloccare un processo politico entrato in una fase di stallo. È anche probabile che il Marocco sia stato incoraggiato non solo da un rapporto più stretto con l’amministrazione Trump ma anche dall’annuncio, ad un solo mese dalla fine del cessate il fuoco, che il Marocco avrebbe aderito agli Accordi di Abramo, avviando formalmente piene relazioni diplomatiche con Israele e ottenendo in cambio il riconoscimento americano della sovranità del Marocco sul Sahara Occidentale.
Da allora vari incidenti hanno rischiato di innescare un conflitto su scala più ampia. Dopo la fine del cessate il fuoco, le forze del Fronte Polisario hanno risposto con un’ondata di attacchi di disturbo lungo le 2.700 miglia del muro di sabbia costruito dal Marocco. Affermano di averne sferrati almeno 1.600 nel corso dell’ultimo anno. Anche se il Marocco non ha riconosciuto la fine del cessate il fuoco, si ritiene che abbia condotto almeno due operazioni significative durante questo periodo, in entrambi i casi presumibilmente attacchi con droni nel territorio controllato dal Polisario: l’uccisione del capo della gendarmeria del Fronte Polisario Addah al-Bandir nell’aprile del 2021 e un attacco all’inizio di novembre in cui sono rimasti uccisi tre civili algerini vicino a Bir Lahlou.
In entrambi i casi il Marocco avrebbe utilizzato dei droni acquistati dalle forze armate del Paese dalla Turchia e dalla Cina negli ultimi anni. È diventato comune vedere questi droni nel Sahara Occidentale, a testimonianza della superiorità del Marocco, in termini di tecnologia e di armi, rispetto al Fronte Polisario. Se l’Algeria sostiene politicamente il Polisario, non ha fornito al gruppo il tipo di armi di cui avrebbe bisogno per colpire in modo significativo le forze marocchine.
Una guerra di fatto?
Per ora l’Algeria ha anche resistito alla tentazione di inasprire ulteriormente il conflitto o comunque si è mantenuta entro i confini della politica. La mancanza di progressi nel Sahara Occidentale è stata una delle ragioni addotte dall’Algeria per interrompere i rapporti diplomatici con il Marocco nell’agosto del 2021, oltre alle proteste per gli atti di spionaggio del Marocco contro gli algerini, all’avvicinamento del Marocco a Israele e a varie altre questioni. Ma, a parte la cessazione dei rapporti, il passo concreto più significativo compiuto dall’Algeria è stato interrompere e successivamente non rinnovare il contratto del gasdotto Maghreb Europa (GME), scegliendo invece di approvvigionare direttamente la Spagna di gas invece di passare per il Marocco. E malgrado le promesse algerine di non lasciare “impunita”l’uccisione dei suoi civili vicino a Bir Lahlou, finora le proteste sono state limitate ai canali ufficiali. Sembra che al momento le gerarchie militari e governative algerine non abbiano ambizioni belliche ma questa situazione potrebbe non durare a tempo indefinito.
Anche se l’Algeria spende molto di più per la difesa del Marocco, l’acquisto da parte di quest’ultimo di armi avanzate e, in particolare, di droni e di altra tecnologia per la sorveglianza, gli dà un vantaggio rispetto al Fronte Polisario ma potrebbe anche rappresentare una minaccia in un conflitto col Paese vicino. La visita senza precedenti, in novembre, del ministro della difesa israeliano Benny Gantz in Marocco e la sottoscrizione di uno storico accordo di difesa tra i due Paesi potrebbe anche favorire in modo significativo il Marocco nella competizione a livello regionale. L’accordo ha però anche causato delle preoccupazioni in Algeria in termini della possibile minaccia rappresentata dal sostegno israeliano, alla luce della forte opposizione storica algerina ad Israele e dell’appoggio ai palestinesi.
Ad ogni modo, i rapporti più stretti nell’ambito della difesa aumentano le possibilità di una maggiore attività militare lungo i confini tra Marocco e Algeria, in un momento di forte tensione e competizione regionale, in parte incentrata sul Sahara Occidentale. La nomina in ottobre del diplomatico di lungo corso Staffan de Mistura a Inviato personale del Segretario generale delle Nazioni Unite per il Sahara Occidentale rappresenta un cambiamento in positivo dopo che l’inviato precedente, Horst Köhler, aveva lasciato il proprio incarico, senza essere sostituito, a metà del 2019. Ma servono molta più pressione e maggiori interventi a livello politico per portare avanti il dossier e dare al Sahara Occidentale il referendum promesso sull’autodeterminazione. Altrimenti non può che aumentare il rischio di un conflitto e di un’escalation, con nessuna delle parti avverse soddisfatta dello status quo e continui scontri, anche se di intensità abbastanza bassa. E il contrasto politico tra Marocco e Algeria potrebbe trasformarsi in qualcosa di decisamente peggiore.