Nell’ultimo decennio la presenza di organizzazioni armate di matrice salafita-jihadista in Africa subsahariana si è evoluta in funzione di una graduale proiezione continentale dello Stato Islamico (IS), accanto a una ben radicata presenza di gruppi affiliati ad al-Qa’ida.
Accanto alla centralità dell’elemento religioso, l’agenda locale dei gruppi armati è spesso preminente nella determinazione delle ragioni all’origine della mobilitazione e degli obiettivi della lotta armata. Quella internazionale, tuttavia, costituisce una dimensione non trascurabile. Le strategie internazionali di controterrorismo assumono, anzi, un peso rilevante, e in molti casi primario, nel dare impulso e aggravare le insorgenze jihadiste: in questo senso, i regimi locali hanno spesso contribuito a connotare le ribellioni locali come espressione di fenomeni di terrorismo jihadista per ottenere dai partner internazionali risorse militari e finanziarie utili al rafforzamento degli apparati securitari e, in ultima istanza, al consolidamento delle élite al potere.