Dal primo dicembre scorso l’Italia ha assunto la presidenza del Gruppo dei 20, cioè il G20, forum internazionale che riunisce le principali economie del mondo. Il vertice finale sarà a Roma il 30 e 31 ottobre 2021, ma già a maggio si terrà il Global Health Summit. La salute è infatti il grande raccoglitore del forum internazionale e dal quale si specificano le singole voci dell’agenda italiana. In primo luogo, la salute delle persone, che a pandemia ancora in corso è tutt’altro che scontata. Quindi la salute del nostro pianeta, visto che il 2020 ha fatto scattare anche il conto alla rovescia finale: mancano meno di 10 anni a quello che la comunità scientifica internazionale definisce punto di non ritorno. Infine, salute delle nostre economie, dopo un anno in cui tutto è rimasto sospeso, molte persone hanno perso il lavoro, diverse aziende sono state costrette a chiudere e i bilanci degli stati sono desiderosi di riacquisire prosperità.
La ricetta italiana per il G20 di quest’anno è quindi a base di tre P: persone, pianeta, prosperità. E a loro volta – a voler forzare ulteriormente l’allitterazione – ne derivano altre: paesi, partnership, progresso. L’impressione, insomma, è che i temi del G20 del 2021 pongano obiettivi tanto ambiziosi quanto imprescindibili per il futuro delle relazioni internazionali.
Persone
“La pandemia da Covid-19 e la conseguente crisi economica e sociale stanno infliggendo un duro colpo ai cittadini di tutte le parti del mondo, mettendo a repentaglio la loro vita, il loro lavoro, le relazioni sociali e peggiorando le prospettive per il loro futuro e per quello delle generazioni più giovani.” Si legge così nell’agenda italiana in cima alla quale ci sono le persone. Tra gli obiettivi del G20 c’è quindi la riduzione delle disuguaglianze, drammaticamente aumentate dall’attuale emergenza sanitaria, non solo all’interno dei singoli stati, ma anche tra i paesi stessi e tra i continenti e le regioni del mondo. L’agenda italiana intende quindi contribuire ad una società globale più giusta, equa e sostenibile, attraverso “una sorta di nuovo umanesimo”. In altre parole, l’Italia non fa che rilanciare il primo dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) dell’ONU: eradicare la povertà. L’attuale situazione socio-sanitaria con le sue ricadute economiche offre l’opportunità per affrontare gli squilibri delle nostre società.
E a livello globale la prima sfida in tale direzione non può che essere quella dei vaccini, la cui distribuzione dovrà avvenire in modo eguale, superando le barriere che hanno fin qui diviso paesi ricchi e poveri.
Pianeta
Le disuguaglianze ci ricordano poi che il pianeta in cui viviamo è un gigante malato, e da ben prima che scoppiasse la pandemia. Da qui la necessità di invertire la rotta sul riscaldamento globale, sul degrado dei suoli, e sulla perdita della biodiversità. Sono anche questi obiettivi che rientrano tra i 17 SDG.
“Dobbiamo avviare una transizione concreta verso economie verdi, sfruttando le energie rinnovabili e muovendoci verso città moderne e intelligenti”. Un vero e proprio cambio di passo, stando alla presidenza italiana, per rivoluzionare urbanizzazione, energia e mobilità del futuro. E il G20 vuole dare il suo contributo in luce del più importante evento internazionale sui cambiamenti climatici, ovvero la COP26, conferenza che inizierà il prossimo primo novembre, cioè l’indomani della fine del vertice dei 20 grandi del mondo. La vicinanza tra i due forum multilaterali sembra un’occasione da non sprecare: trovare una risposta globale alle esigenze ambientali e climatiche non è più un’opzione, né la ricerca di un bilanciamento tra sviluppo economico e difesa dell’ambiente. “È una condizione ineludibile per il nostro benessere comune, la pace e la sicurezza internazionale”, come chiosa l’agenda del nostro paese.
Prosperità
Trovare soluzioni all’emergenza climatica non potrà che passare dalla ricerca di una nuova prosperità, terzo grande pilastro del G20 di quest’anno. La parola d’ordine è rivoluzione tecnologica. L’obiettivo è far sì che la digitalizzazione porti a una crescita congiunta, senza “sperequazioni e precarietà”. Per farlo, bisogna eliminare le disuguaglianze anche in questo settore, ovvero estendendo a tutti l’accesso a internet e garantendo un’adeguata alfabetizzazione digitale. È chiaro quindi che il tema della prosperità sottintende un cambiamento dei sistemi socio-economici, affinché i cittadini godano dei benefici derivanti dal progresso tecnologico. In particolare, “rendere più efficaci le prestazioni sanitarie; agevolare la condivisione di dati per rafforzare i meccanismi globali di risposta alle pandemie; rendere flessibili i modelli organizzativi per redistribuire meglio il carico di lavoro domestico tra uomini e donne; migliorare l’efficienza delle reti di distribuzione energetica e moltiplicare il raggio di azione delle attività didattiche.”
In conclusione, le tre P del G20 di quest’anno sono strettamente interconnesse e tra loro complementari. Una maggior eguaglianza e l’eliminazione della povertà, infatti, si possono raggiungere attraverso un’economia rispettosa delle risorse planetarie. Un modello economico “più green”, quindi, sottende la cancellazione delle esternalità negative che precarizzano molte popolazioni, come – ad esempio – nel caso dell’accaparramento di terra (land grabbing), che a sua volta incentiva flussi migratori, che di riflesso rimpinguano le divisive retoriche populiste delle più ricche società europee, portando ad ulteriori disuguaglianze, non solo all’interno dei paesi ma anche tra i due emisferi. E ne consegue che la prosperità sia un multidimensionale processo innovativo, sostenibile ed inclusivo, affinché la crescita non sia un traguardo raggiunto da pochi, ma un percorso collettivo nel nome del bene comune.
Quest’anno ISPI è coordinatore nazionale e chair del Think 20 (T20)