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Commentary

Digital Trade: dati doc per gli scambi del futuro

Fulvio Liberatore
16 luglio 2021

“Com’è noto, il commercio elettronico (e-commerce) è la nuova frontiera dei mercati internazionali del Terzo millennio…”

Così inizia la Circolare 26 della Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, del 30 giugno 2021, prendendo atto della crescente rilevanza assunta a livello globale, nell’ambito degli scambi transfrontalieri, dall’e-commerce, un po’ sommariamente - a dire il vero - identificato con il “commercio elettronico”.

Infatti, se a livello globale l’e-commerce rappresenta la forma più diffusa (e più doganalmente rilevante) del commercio elettronico, è pur vero che tale ultima locuzione corrisponderebbe al cosiddetto digital trade, ossia al commercio digitale. In italiano, d’altra parte, il commercio elettronico comprende sia il commercio elettronico diretto, che riguarda esclusivamente il commercio di servizi e di beni immateriali, sia il commercio elettronico indiretto, che identifica il commercio di beni fisici quando contratto di vendita e pagamenti vengono effettuati tramite interfacce elettroniche, siano esse siti web aziendali o market place quali Amazon, E-Bay etc.: ed è proprio in questo ultimo caso che, anche gli organismi internazionali, parlano di e-commerce.

A fronte dello strepitoso aumento delle transazioni sulle piattaforme e-commerce (pare che, nel 2021, 1 persona su 4 al mondo acquisterà beni utilizzando piattaforme di e-commerce), aumento certamente imputabile (anche se non esclusivamente) alla pandemia, l’OCSE ha ritenuto opportuno presentare un vero e proprio Inventory di regole, standard e principi adottati da Paesi e organizzazioni sovranazionali per tentare di far uscire il digital trade da quella sorta di limbo regolamentare che ne ha caratterizzato le prime fasi. Dal lavoro dell’OCSE emerge anche una crescente propensione delle imprese già internazionalizzate a utilizzarne strumenti e tecnologie per giungere a una più incisiva presenza sui mercati globali oltre che consentire di alleviare i danni causati dalla pandemia al settore retail. Nel contempo, l’organizzazione con sede a Parigi  osserva un netto rallentamento della vendita di servizi e, ciò nonostante, la crescita di offerte online.

La mancata possibilità di vivere esperienze in-store, inoltre, ha rappresentato terreno fertile per l’affermazione di un nuovo trend delle vendite e degli acquisti online. Infatti, da una situazione di emergenza si sono diffusi nuovi servizi e modelli di delivery destinati a diventare permanenti nelle abitudini di acquisto. È il caso del contactless delivery, dei locker e del Click and Collect.

 

Un’opportunità da cogliere snellendo la burocrazia

La possibilità di accedere all’ e-commerce transfrontaliero costituisce poi, a giudizio di tutti gli osservatori, una leva significativa per le micro, piccole e medie imprese (MPMI), che spesso trovano i costi dell’export tradizionale eccessivi (anche a causa dei limiti intrinseci in termini di volumi che condizionano la loro attività. Lo snellimento delle procedure e l’automazione dei processi di confine, entrambi realizzati attraverso le tecnologie digitali, sono caratteri essenziali per consentire alle MPMI di diventare effettivamente esportatori.

“We talk about e-commerce, but in the future, we want to drop the letter “e” and just say TRADE” Kunyo Mikuriya

In occasione della Second Global Conference on Cross-Border e-Commerce organizzata dalla World Customs Organization tra il 28 e il 29 giugno 2021, il Segretario Generale della World Customs Organization (WCO) Kunyo Mikuriya ha sottolineato che il commercio elettronico diventerà, in futuro, il cuore del commercio internazionale in assoluto. Al fine di raggiungere gli ambiziosi obiettivi del potenziamento dei mercati per le imprese e dell’inclusione delle MPMI nel circuito virtuoso del commercio internazionale, è necessario che dogane e operatori trovino forme di cooperazione forti e supportate dalla normativa internazionale e locale.

 

Dati, dati, dati

La strada da percorrere, a tal fine, appare chiara: l’e-commerce fornisce, potenzialmente, una immensa quantità di dati dettagliati, ricchi, collezionati lungo tutta la catena di approvvigionamento, che potrebbero essere utilizzati per lo sviluppo di soluzioni di controllo molto avanzate, sì, ma anche per l’allestimento di strumenti di facilitazione nelle procedure doganali. Naturalmente, assicurando mediante gli opportuni adattamenti dei quadri legislativi esistenti sicurezza informatica e rispetto della privacy degli operatori.

Assicurare la collazione di dati da poter impiegare al duplice scopo del controllo e della riscossione dei tributi, da un lato, e dell’efficace attivazione di  vere facilitazioni per le imprese, dall’altro, richiede soluzioni che consentano di associare raccolta e trattamento tecnologicamente avanzato dei dati medesimi: se iniziative quali l’Import One Stop Shop (IOSS) e lo One Stop Shop (OSS) adottate ad esempio dall’Unione europea in piena coerenza con il Framework degli standard per l’e-commerce della WCO possono garantire alcuni risultati di rilievo, resta però di strategica importanza l’utilizzo di tecnologie, come blockchain, intelligenza artificiale e machine learning, atte a rendere l’ambiente del commercio elettronico salubre e compliant. In questo senso, ossia quello della compliance degli operatori come complementare all’ormai irrinunciabile enforcement delle dogane, diventa strategico poter far accedere ai dati, o almeno alle informazioni strutturate, gli stessi principali interpreti dell’e-commerce mondiale: marketplace e intermediari digitali che, grazie a tali informazioni, potrebbero cooperare alla “bonifica” dei mercati virtuali, a vantaggio di consumatori e imprese.

 

La seconda Global Conference on Cross-Border E-Commerce

Di tutto ciò, nonché della necessità di tracciare percorsi e recinti ben definiti nei quali sviluppare in modo armonioso il commercio elettronico mondiale (a tutt’oggi, nonostante le numerose misure adottate in termini di tracciamento e raccolta dei dati connessi alle transazioni transfrontaliere, pascolo di elezione per contrabbandieri, venditori fantasma, truffatori di ogni dimensione) si è trattato nel corso della 2nd Global Conference sull’e-commerce transfrontaliero, convocata dalla WCO il 28 e 29 giugno 2021. La Conferenza è stata l’occasione per un confronto molto serrato tra protagonisti del settore privato e delle dogane, nell’ambito di numerosi panel centrati sulle principali tematiche ed esperienze di dogane e operatori. Dal confronto sono emerse molte indicazioni, in parte già intraviste e descritte  da molti osservatori (come la necessità di intercettare tutti gli attori del commercio elettronico transfrontaliero, superando le tradizionali categorie di esportatore ed importatore e facendo entrare in campo venditore, acquirente, destinatario, interfacce elettroniche) ma anche di natura più ampia e diremmo, quasi, filosofica: concentrandosi su dati apparentemente lontani dalle procedure doganali (dati sui pagamenti, dati sulla natura degli operatori, etc.) ma comunque di alta qualità. Servirebbe a poco disporre di grandi masse di dati relativi, ad esempio, alla tipologia delle merci scambiate se poi i codici di HS (Harmonised System, il sistema mondiale di classificazione delle merci) fossero approssimativi, errati o eccessivamente generici; lo stesso dicasi per l’origine dei prodotti, per la loro destinazione d’uso e via di seguito.

 

Non semplicemente dati, ma dati di qualità

Dati di alta qualità, dunque: selezionati e predisposti con pazienza e metodo dagli operatori, utilizzati coscienziosamente e pienamente dalle dogane, riutilizzati nelle analisi di medio e lungo periodo e per l’alimentazione degli algoritmi di machine learning. Forse questo è il messaggio più importante che si ricava dalla Conferenza ma anche dall’orientamento delle dogane, in Europa e altrove: non più un e-commerce basato sulla velocità pura, sulla frenesia della consegna a tutti i costi, ma operazioni monitorate da tutti coloro che agiscono da protagonisti in tale straordinaria opportunità per il Pianeta e per il commercio mondiale. Cura del dato, facilitazioni autentiche, intercettazione delle frodi e prevenzione delle medesime: tutti risultati possibili solo che si collabori attivamente tutti, operatori, dogane e consumatori, alla creazione di un ambiente terso, efficiente e rispettoso di regole poste nell’interesse di tutti.

 

Novità 2021 nell’Unione europea

Le spedizioni di modico valore, fenomeno tipico dell’e-commerce transfrontaliero, sono state oggetto di una profonda riforma, a seguito dell’implementazione del VAT e-commerce package: dal 1° luglio 2021 è stata eliminata la soglia di esenzione IVA per le importazioni di valore intrinseco inferiore a 150 euro che continuano, peraltro, a godere dell’esenzione da dazi (mentre le accise continuano ad applicarsi quale che sia il valore del bene scambiato, sempre che il prodotto ne sia colpito). Ciò ha contribuito a far entrare in vigore il nuovissimo obbligo di presentazione di dichiarazioni doganali anche per tali spedizioni, se pur attraverso un set di dati super ridotto (set denominato H7). L’impatto di tale obbligo è notevole ai fini fiscali e organizzativi di aziende, consumatori e dogane, comportando necessariamente un aumento di carico di lavoro presso gli uffici, sia pur accompagnato da un’adeguata ristrutturazione informatica delle dichiarazioni medesime, nell’ambito di quel percorso di totale smaterializzazione delle operazioni doganali che si compirà, presumibilmente, entro il 2025.

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AUTORI

Fulvio Liberatore
Easyfrontier

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