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Verso un nuovo mondo

Digitalizzazione: un’importante sfida del G20

Alberto Guidi
17 febbraio 2021

Negli ultimi anni, si è spesso parlato di una trasformazione e transizione digitale attualmente in essere. Mai come durante questo anno di pandemia, è però diventato evidente quanto questo processo di diffusa digitalizzazione della società ne stia gradualmente cambiando i processi di apprendimento e lavoro, le dinamiche di consumo, e le abitudini. Mentre molte attività economiche tradizionali hanno subito i pesanti effetti delle misure di lockdown, i settori tech hanno registrato percentuali di crescita. Un trend destinato a confermarsi grazie al previsto aumento della popolazione digitale e della qualità e diffusione di connessione a banda larga. Entro il 2022, il 60% del PIL mondiale potrebbe essere creato da attività digitali. La trasformazione digitale può quindi essere una delle forze trainanti la futura ripresa economica globale.

Tuttavia, la digitalizzazione, oltre a creare ricchezza, è ad oggi fonte di precarietà e disuguaglianze. L’azione del G20 a guida italiana si concentrerà quindi nel garantire che tutte le persone, i settori produttivi e paesi possano beneficiare degli effetti della trasformazione digitale, “orientandola verso un’espansione inclusiva” così che rappresenti “un’opportunità per tutti”.

 

Riduzione del digital divide tra paesi e di genere

Il G20 italiano pone tra i propri principali obiettivi l’abbattimento di eventuali barriere di accesso, fisiche e/o culturali, ai nuovi sistemi digitali nei paesi con maggiori difficoltà di adattamento. Da una parte, il gruppo di lavoro sulle infrastrutture condividerà politiche e modelli di espansione della connettività in modo da garantire un accesso universale a Internet. Ancora oggi infatti 3,7 miliardi di persone nel mondo non hanno accesso a internet, restando così escluse da un crescente numero di possibilità di interazione come studenti, clienti, lavoratori e cittadini man mano che la maggior parte delle attività quotidiane si sposta online. Parallelamente, l’Italia guiderà i lavori dei paesi del G20 con l’obiettivo di colmare le principali lacune nei livelli di alfabetizzazione digitale, favorendo la diffusione di competenze digitali di base, fondamentali per partecipare attivamente alle transizioni in atto nella società e nell’economia globale. Particolare attenzione verrà rivolta allo sviluppo di modelli educativi innovativi e di best practice per restringere l’attuale divario digitale di genere. A livello globale infatti, solo il 18 per cento delle ragazze nell'istruzione terziaria sta perseguendo studi STEM, rispetto al 35 per cento dei ragazzi, e meno del 30% dei ricercatori al mondo sono donne.

 

Beni intangibili come motore della ripresa economica

Altra tematica prioritaria per l’agenda G20 riguarda il rafforzamento del contributo della rivoluzione digitale alle attività imprenditoriali e alla produttività. In particolare, i lavori della Digital Task force durante la presidenza italiana si concentreranno sulla definizione di una cornice normativa per favorire gli investimenti nei beni intangibili. Rendere commercializzabili tali beni, compensando le difficoltà di finanziamento dovute alla loro natura immateriale, ridurrebbe il divario finanziario delle piccole e medie imprese, facilitandone l’ingresso nelle catene di valore globali. Ricerca e sviluppo, brevetti, algoritmi e banche dati sono infatti strumenti chiave dell’innovazione sia nelle economie avanzate che nei mercati emergenti, sempre più prerequisiti per lo sviluppo di nuove attività produttive, servizi e prodotti.

 

Verso un accordo in tema di tassazione dell’economia digitale?

Tale rinnovata cornice normativa per il finanziamento degli asset intangibili dovrà essere accompagnata, nell’intenzione della presidenza italiana del G20, da un accordo internazionale sulla tassazione dell’economia digitale. La crescente importanza dei beni immateriali come driver di profitto comporta infatti un maggior rischio di utilizzo, da parte di imprese altamente digitalizzate, di pratiche quali profit shifting e base erosion, ossia la riduzione della base imponibile ottenuta trasferendo il reddito in paradisi fiscali o in paesi con giurisdizioni che non tassano queste categorie di asset.

L’Italia punta a raggiungere un accordo complessivo tra i paesi del gruppo dei 20 in tema di digital tax basato sulle blueprint promosse dall’OCSE, per un sistema di tassazione internazionale a due pilastri. Il primo per garantire la tassazione delle imprese digitali nel paese in cui svolgono attività economiche pur in mancanza di una loro presenza fisica; il secondo per assicurare una tassazione minima effettiva globale. Obiettivi che si dovranno misurare con le forti divisioni sul tema registrate negli ultimi anni, specialmente riguardo quali aziende debbano essere incluse nel regime previsto dal primo pilastro e l’eventuale obbligatorietà delle regole in esso contenute. Gli Stati Uniti vorrebbero un sistema di tassazione su base volontaria che riguardi tutti i business rivolti al consumatore, contrariamente alla posizione dell’Unione Europea, principalmente orientata alla regolamentazione delle grandi imprese tecnologiche.

 

La sfida per una maggiore condivisione di dati sensibili

Altrettanto complicate potrebbero essere le discussioni intavolate dall’Italia per agevolare la condivisione internazionale di dati. La strategia italiana si concentrerà sui flussi di dati necessari a rafforzare i meccanismi globali di risposta alle pandemie. Le differenze tra paesi in termini di quadri normativi e standard, soprattutto in tema di protezione della privacy, e il crescente protezionismo digitale mettono però a rischio la riuscita della proposta italiana. L’India, ad esempio, si è più volte dichiarata contraria al principio di Data Free Flow with Trust, per una governance internazionale dei flussi di dati cross-border, proposto durante il G20 giapponese, temendo che possa comportare un ulteriore aumento del digital divide con i paesi sviluppati.

In conclusione, per poter esprimere il proprio pieno potenziale, è necessario che la transizione digitale sia globalmente condivisa, riducendo l’attuale divario nella digitalizzazione tra e all'interno dei paesi. Il G20 a guida italiana ha accolto questa difficile sfida ponendo l’accento su donne, PMI, tassazione equa e condivisione dati. Un programma ambizioso per i prossimi mesi, da seguire insieme a ISPI, coordinatore nazionale e chair del T20.

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AUTORI

Alberto Guidi
ISPI Research Assistant

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