Salta al contenuto principale

Form di ricerca

  • ISTITUTO
  • PALAZZO CLERICI
  • CONTATTI

 

  • login
  • EN
  • IT
Home
  • ISTITUTO
  • PALAZZO CLERICI
  • CONTATTI
  • Home
  • RICERCA
    • OSSERVATORI
    • Asia
    • Cybersecurity
    • Europa e Governance Globale
    • Geoeconomia
    • Medio Oriente e Nord Africa
    • Radicalizzazione e Terrorismo Internazionale
    • Russia, Caucaso e Asia Centrale
    • PROGRAMMI
    • Africa
    • Sicurezza energetica
    • America Latina
    • Migrazioni
    • Relazioni transatlantiche
  • ISPI SCHOOL
  • PUBBLICAZIONI
  • EVENTI
  • ANALISTI

 

  • Home
  • RICERCA
    • OSSERVATORI
    • Asia
    • Cybersecurity
    • Europa e Governance Globale
    • Geoeconomia
    • Medio Oriente e Nord Africa
    • Radicalizzazione e Terrorismo Internazionale
    • Russia, Caucaso e Asia Centrale
    • PROGRAMMI
    • Africa
    • Sicurezza energetica
    • America Latina
    • Migrazioni
    • Relazioni transatlantiche
  • ISPI SCHOOL
  • PUBBLICAZIONI
  • EVENTI
  • ANALISTI
Commentary
Elezioni presidenziali in Azerbaigian: nuova fase per Aliyev?
Samuele Dominioni
| 12 aprile 2018

Si sono da poco concluse le elezioni presidenziali in Azerbaigian e il presidente Ilham Alyiev si è aggiudicato il quarto mandato presidenziale consecutivo. La missione di osservazione elettorale dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE/ODIHR Office for Democratic Institutions and Human Rights), nel corso della conferenza stampa, ha dichiarato che “queste elezioni si sono tenute in un ambiente politico limitativo”. Gli aspetti più interessanti di queste elezioni non risiedono né nella rielezione di Aliyev, che come nelle scorse tornate ha ottenuto un’altissima percentuale di consensi, né nelle irregolarità – evidenziate dagli osservatori – delle operazioni di voto. Questi fattori sono infatti caratteristici anche di altri regimi nella regione. Gli aspetti sui quali è necessario soffermarsi per inquadrare le elezioni dell’11 aprile sono, piuttosto, i recenti emendamenti alla Costituzione, la decisione di anticipare le elezioni di circa sei mesi e la presenza degli osservatori elettorali dell’OSCE/ODIHR.

Questa è stata la prima elezione tenutasi dopo gli importanti emendamenti costituzionali voluti dal presidente Aliyev e approvati nel settembre 2016 da un referendum popolare. A essere toccate con particolare forza dalle modifiche costituzionali sono state soprattutto le istituzioni del paese, sulle quali, grazie agli emendamenti approvati, la famiglia Aliyev può oggi esercitare un maggiore controllo. La raison d’être di questa profonda riforma costituzionale è duplice. Da un lato, grazie all’estensione del mandato presidenziale e dell’introduzione dell’importante ruolo di “primo vice presidente” affidato alla first lady Mehriban Aliyeva, il presidente ha potuto assicurare la continuità di governo della famiglia Aliyev, che governa il paese dal 1993. Dall’altro, il presidente ha riaffermato la propria centralità in seno al regime, lanciando un segnale risoluto alle diverse fazioni che compongono l’establishment politico-economico del paese: mossa di particolare importanza in una situazione in cui la crisi economica, che ha colpito il paese dal 2015, sembra aver compromesso le relazioni, e in taluni casi rotto il vero e proprio sodalizio, tra la famiglia presidenziale e alcuni esponenti dell’establishment.

È in questo contesto politico che va inserita la scelta unilaterale di anticipare le elezioni, originariamente previste per l’autunno, annunciata dal presidente alla nazione il 5 febbraio scorso. Sebbene la Costituzione preveda tale possibilità (sempre grazie agli emendamenti Costituzionali approvati nel 2016), questa scelta non sembra essere suffragata da motivazioni particolarmente convincenti. Agli osservatori internazionali è stato spiegato che l’anticipazione è dovuta dalla necessità di evitare il sovrapporsi delle elezioni Presidenziali e Parlamentari che si verificherebbe nel 2025. Secondo i partiti e i candidati dell’opposizione questa mossa ha finito per ostacolare i candidati dell’opposizione nell’organizzazione della campagna elettorale. Infatti, alcuni di loro hanno lamentato la mancanza di tempo per mobilitarsi e, non a caso, alcuni candidati hanno deciso di boicottare l’elezione. Inoltre, alcuni commentatori ritengono che in tal modo si è anche evitato l’esacerbarsi delle tensioni, ed eventuali defezioni, interne all’establishment di Aliyev. Gli osservatori elettorali dell’OSCE/ODIHR hanno già evidenziato nell’interim report pubblicato a fine marzo diversi fattori di preoccupazione relativi all’integrità del processo elettorale. Ma sarà necessario aspettare almeno tre settimane prima che gli osservatori pubblichino il final report della missione di osservazione elettorale. Rimane in ogni caso di grande rilievo il fatto che l’OSCE/ODIHR abbia potuto osservare queste elezioni senza limitazioni imposte da Baku. Furono invece proprio le eccessive condizioni poste dal governo Aliyev all’OSCE/ODIHR a spingere l’agenzia di Varsavia a non inviare una missione di osservazione elettorale per le elezioni parlamentari nel 2015, problema che invece non si è verificato in questa occasione. Anche in questo caso per due motivi. Da un lato il governo di Baku sta cercando di rafforzare il legame con l’Unione Europea, a sua volta interessata a differenziare l’approvvigionamento di gas e petrolio per ridurre la dipendenza dalla Russia. Tuttavia Bruxelles ha sottolineato la “necessità di rafforzare lo stato di diritto, il rispetto dei diritti umani e le istituzioni democratiche nel paese.” Dall’altro, le forti limitazioni del governo nei confronti dei media e dei partiti dell’opposizione, hanno rassicurato il governo in carica rispetto ai risultati elettorali. Quest’ultimo è un trend, denominato entry barriers in politics, riscontrato anche nelle recenti elezioni presidenziali russe.

Questa elezione potrebbe dunque essere letta come la fase finale del processo di riconsolidamento del governo di Aliyev dopo un delicato periodo di crisi economica e politica, in particolare all’interno dell’establishment. Di certo, la continuità della presidenza Aliyev è garantita almeno fino al 2025, quando si svolgeranno le prossime elezioni presidenziali.

 

Tags

Azerbaigian Ilham Aliyev elezioni Azerbaigian

AUTORI

Samuele Dominioni
Research Fellow

SEGUICI E RICEVI LE NOSTRE NEWS

Chi siamo - Lavora con noi - Analisti - Contatti - Ufficio stampa - Privacy

ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) - Palazzo Clerici (Via Clerici 5 - 20121 Milano) - P.IVA IT02141980157 - service provider: Università Bocconi