Elezioni presidenziali e parlamentari nella Repubblica Democratica del Congo: consolidamento della democrazia o ritorno al caos? | ISPI
Salta al contenuto principale

Form di ricerca

  • ISTITUTO
  • PALAZZO CLERICI
  • MEDMED

  • login
  • EN
  • IT
Home
  • ISTITUTO
  • PALAZZO CLERICI
  • MEDMED
  • Home
  • RICERCA
    • OSSERVATORI
    • Asia
    • Cybersecurity
    • Europa e Governance Globale
    • Geoeconomia
    • Medio Oriente e Nord Africa
    • Radicalizzazione e Terrorismo Internazionale
    • Russia, Caucaso e Asia Centrale
    • Infrastrutture
    • PROGRAMMI
    • Africa
    • America Latina
    • Global Cities
    • Migrazioni
    • Relazioni transatlantiche
    • Religioni e relazioni internazionali
    • Sicurezza energetica
    • DataLab
  • ISPI SCHOOL
  • PUBBLICAZIONI
  • EVENTI
  • PER IMPRESE
    • cosa facciamo
    • Incontri su invito
    • Conferenze di scenario
    • Executive Education
    • Future Leaders Program
    • I Nostri Soci
  • ANALISTI

  • Home
  • RICERCA
    • OSSERVATORI
    • Asia
    • Cybersecurity
    • Europa e Governance Globale
    • Geoeconomia
    • Medio Oriente e Nord Africa
    • Radicalizzazione e Terrorismo Internazionale
    • Russia, Caucaso e Asia Centrale
    • Infrastrutture
    • PROGRAMMI
    • Africa
    • America Latina
    • Global Cities
    • Migrazioni
    • Relazioni transatlantiche
    • Religioni e relazioni internazionali
    • Sicurezza energetica
    • DataLab
  • ISPI SCHOOL
  • PUBBLICAZIONI
  • EVENTI
  • PER IMPRESE
    • cosa facciamo
    • Incontri su invito
    • Conferenze di scenario
    • Executive Education
    • Future Leaders Program
    • I Nostri Soci
  • ANALISTI
Commentary

Elezioni presidenziali e parlamentari nella Repubblica Democratica del Congo: consolidamento della democrazia o ritorno al caos?

24 novembre 2011

Le elezioni presidenziali e parlamentari previste il 28 novembre corrente nella Repubblica Democratica del Congo rivestono importanza cruciale per il consolidamento della pace e della stabilità nel paese e nell’intera regione dei Grandi Laghi reduce da una lunga stagione di ribellioni interne e di conflitti interstatali.

Il prossimo ricorso alle urne avverrà a circa cinque anni di distanza dalle prime elezioni libere e multipartitiche della storia congolese tenutesi nel 2006 grazie al notevole appoggio politico, finanziario, logistico e tecnico della comunità internazionale, al ruolo guida svolto con sagacia e competenza dalla Commissione Elettorale Indipendente e alla forte determinazione del popolo congolese di imprimere una svolta pacifica e democratica ai destini della Rdc.

Esistono oggi le condizioni per sperare che l’esperienza positiva del 2006 possa ripetersi? Al riguardo le indicazioni non sono molto incoraggianti.

I risultati ottenuti dall’attuale dirigenza politica non sono considerati all’altezza delle vive aspettative riposte dal popolo congolese per un’effettiva pacificazione del paese e per il suo decollo economico e sociale. All’attivo del presidente Kabila vi sono il ristabilimento della pace interna, ancorché fragile, e i migliorati rapporti con i paesi vicini, segnatamente con il Rwanda, che hanno contribuito a ridurre le tensioni nell’Est congolese.

Tra le opportunità mancate restano le carenze nel rispetto dei diritti umani e i gravi ritardi accumulati sul piano economico e sociale, che collocano la RDC agli ultimi posti negli Indici di Sviluppo Umano stilati dalle Nazioni Unite.

Su questo sfondo di luci e ombre gli elettori congolesi andranno a votare per rinnovare il mandato presidenziale e quelli dei membri dell’Assemblea Nazionale e del Senato.

Il presidente uscente gode ancora del favore dei pronostici, potendo contare sulle leve del potere e su cospicue risorse per la campagna elettorale. Egli potrà trarre vantaggio anche dalla revisione costituzionale operata nel gennaio scorso che ha previsto l’elezione del capo dello stato a scrutinio unico e a maggioranza semplice, eliminando la possibilità di un secondo turno di ballottaggio e di un rimescolamento di alleanze elettorali. Kabila avrà di fronte dieci avversari e un’opposizione alquanto divisa che in ultima analisi potrà affidare le possibilità di successo all’ottantenne Etienne Tshisekedi, soprannominato “la Sfinge di Limete” (dal nome del quartiere di Kinshasa dove è ubicata la sede del partito di Tshisekedi). Quest’ultimo è rientrato nell’agone politico, dopo aver boicottato le elezioni del 2006 e aver effettuato un lungo soggiorno all’estero per sottoporsi a cure mediche, potendo contare sulle capacità di mobilitazione dei suoi militanti – in primo luogo nelle roccaforti nelle Province del Kasai e a Kinshasa – che, malgrado i lunghi trascorsi storici, continuano a venerare il leader dell’Udps (Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale, partito d’opposizione storicamente guidato da Tshisekedi).

Spetterà comunque agli elettori il compito di giudicare nel segreto dell’urna l’operato del presidente uscente e del suo governo. Ciò presuppone naturalmente che il processo elettorale si svolga in maniera corretta e pacifica, nonostante le difficoltà obiettive di registrare circa 32 milioni di elettori, allestire 62.000 seggi elettorali e gestire la presenza di 11 candidati alle presidenziali e 18.000 alle legislative in un paese a dimensione continentale e carente di infrastrutture basilari, in primo luogo di vie di comunicazione, e di efficaci mezzi di trasporto.

Purtroppo la campagna elettorale è stata funestata da numerosi atti di violenza e di intimidazione commessi in gran parte contro esponenti dell’opposizione che hanno alimentato le preoccupazioni dell’Ufficio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite e della Corte Penale Internazionale che si accinge a scopo dissuasivo a inviare una missione di osservatori.

Al di là degli appoggi, degli appelli e dei giusti moniti della comunità internazionale occorre che il presidente uscente e il maggior leader dell’opposizione si impegnino in prima persona per calmare gli animi, ridurre le tensioni e favorire lo svolgimento delle elezioni in un clima disteso e pacifico. Occorre anche che essi si impegnino formalmente ad accettare il verdetto degli elettori e degli organi competenti in materia di ricorsi elettorali.

Se ciò avverrà, come è vivamente auspicabile, sarà ancora una volta la democrazia ad affermarsi nella Rdc e a risparmiare al popolo congolese ulteriori tragedie e sofferenze.

Se dovessero invece prevalere i propositi incendiari e gli incitamenti all’intolleranza e alla violenza la Rdc rischierà di ripiombare ancora una volta nel caos e di perdere la sfida per il consolidamento della democrazia e della stabilità nel paese e nell’intera Africa Centrale.

Versione stampabile
Download PDF

SEGUICI E RICEVI LE NOSTRE NEWS

Iscriviti alla newsletter Scopri ISPI su Telegram

Chi siamo - Lavora con noi - Analisti - Contatti - Ufficio stampa - Privacy

ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) - Palazzo Clerici (Via Clerici 5 - 20121 Milano) - P.IVA IT02141980157