A prescindere dall’esito il voto in Brasile sancirà la frattura del paese. La società brasiliana è sempre più polarizzata.
Ovunque nel mondo ferve il dibattito sullo scivolamento all'indietro delle democrazie a seguito di elezioni altamente contestate in Cile e Honduras, un processo farsa in Venezuela e il Summit per la Democrazia di quest'anno, guidato dagli Stati Uniti. Tuttavia, nel momento stesso in cui i nuovi leader e quelli già consolidati sottolineano l'importanza di rinnovare l'impegno a favore delle democrazie e delle istituzioni democratiche, difendendole e riformandole, l'estrema polarizzazione, le profonde divisioni politiche in seno al governo e la disinformazione diffusa perpetrata dalla leadership continuano a scuotere le fondamenta delle democrazie in tutta l'America Latina.
Nell'imminenza di importanti elezioni presidenziali, congressuali e governatoriali nel 2022, il Brasile ha l'opportunità di dimostrare se le norme democratiche, le istituzioni e il lavoro svolto negli ultimi due anni dalla società civile e dalla magistratura per educare e contrastare la disinformazione sono in grado di tenere a bada quei pericoli per la democrazia che sono fin troppo conosciuti e che potrebbero tradursi in una ripetizione della storia nel paese. Tra le ben note criticità si ritrovano un'esacerbazione delle recessioni politiche ed economiche, il profilo controverso dei candidati e uno story-telling sempre più complesso architettato a scopi ingannevoli.
Le tendenze
Dal 2018 a oggi, i brasiliani hanno dovuto fronteggiare molte difficoltà. Ciò nonostante, se si esaminano le tendenze, non sembra essere cambiato poi molto. Gli anni in cui la pandemia da Covid-19 ha devastato il Brasile, provocando la morte di oltre 600.000 persone, non hanno fatto altro che aggravare le questioni politiche, economiche e sociali che hanno notoriamente influenzato l'ultimo processo elettorale.
Continua a prevalere il cinismo politico esacerbato da un'estrema polarizzazione e faziosità. Crescono la stagnazione economica, la disoccupazione e i tassi di povertà. Nel frattempo la sfiducia, associata a tassi elevatissimi di partecipazione digitale, continua ad aprire brecce che consentono alla disinformazione e alla cattiva informazione di prosperare.
I candidati
Sotto diversi aspetti, le tendenze del 2022 rispecchiano quelle che già hanno influenzato il voto in passato; è quindi probabile che il Brasile si ritrovi ancora una volta con Jair Bolsonaro e il Partito dei Lavoratori (PT), stavolta con il redivivo Luiz Inácio Lula da Silva, che si contendono la presidenza all'ultimo ballottaggio.
Secondo un sondaggio tenuto da Poder360 e riportato con grande evidenza in una recente Americas Quarterly Analysis, se le elezioni si svolgessero oggi, la maggior parte degli elettori brasiliani voterebbe per l'attuale presidente Bolsonaro o per l'ex presidente Lula. In un paese caratterizzato da una netta polarizzazione, in cui prospera ancora la politica del culto della personalità, è molto probabile che saranno loro due ad andare al ballottaggio nel 2022.
Anche se i centristi e il mondo delle imprese propenderebbero per una maggior moderazione, lo sfidante con la maggior probabilità di sparigliare le carte è Sergio Moro, ancor più conservatore, dato per vincitore dai sondaggi (secondo un sondaggio del novembre 2021 condotto da Modalmais e Futura Inteligencia) e che cercherà di posizionarsi come un'alternativa meno controversa per la destra in Brasile. Il giudice sembra già incentrare la sua narrativa sui cavalli di battaglia della destra quali i valori tradizionali della famiglia, la lotta contro la corruzione e la sicurezza, tutte questioni chiave che stanno particolarmente a cuore ai brasiliani più conservatori e al gran numero di cristiani evangelici presenti nel paese.
Secondo il già citato sondaggio pubblicato in Americas Quarterly, i contendenti più vicini al centro dello spettro politico, nonostante abbiano fatto molto per portare avanti la lotta contro il Covid-19 in Brasile, raggiungono a malapena la soglia dell'8% dei voti nei sondaggi più recenti. Partecipano alla corsa anche il governatore di San Paolo, João Doria, del Partito socialdemocratico brasiliano di centrodestra, e Ciro Gomes, del Partito Democratico Laburista di centrosinistra, ma è piuttosto improbabile che da qui ad ottobre riescano a guadagnarsi un maggior sostegno popolare.
Lo story-telling
Come già nel 2018, la competizione democratica del prossimo anno sarà influenzata da uno story-telling falso o fuorviante e dalla disinformazione. La conversazione sarà probabilmente incentrata su quattro tematiche principali, tre delle quali erano già presenti nel 2018. The Atlantic Council's Digital Forensic Research Lab e l'Adrienne Arsht Latin America Center avevano identificato story-telling imperniati sui concetti di "partito anti-lavoratori", "broglio elettorale" e contenuti "anti-media" già prima delle votazioni del 2018 in Brasile. Queste tre narrazioni, a cui se ne è aggiunta un'altra di grande rilievo rivolta contro l'apparato giudiziario in Brasile, saranno molto presenti nel dibattito elettorale nel 2022. Come già in passato, ci sarà anche una notevole focalizzazione su uno story-telling imperniato sul minore dei mali.
Bolsonaro ha costantemente utilizzato la disinformazione diffusa attraverso i social media e le app di messaggistica come strumento per manipolare il dibattito in Brasile, arrivando al punto di rilasciare dichiarazioni che sdoganano le "fake news" asserendo che sono "cose della vita". Con oltre 10 milioni di follower su Facebook, dispone sicuramente di una piattaforma da cui continuare a diffondere la sua disinformazione e probabilmente è proprio quello che farà nel 2022.
Se si troverà a fronteggiare Lula al ballottaggio, come si è detto, Bolsonaro trarrà senza dubbio vantaggio dalla narrativa anti-PT e rincarerà la dose demonizzando Lula e l'estrema sinistra in Brasile. Sempre meno popolare nel mondo imprenditoriale, Bolsonaro farà in modo di far leva su una narrativa già presente che dipinge la sinistra come un manipolo di comunisti che non faranno nulla per far crescere l'economia brasiliana. È inoltre probabile che attacchi i media, presentandoli come di sinistra e di parte, come ha fatto in più e più occasioni da quando è entrato in carica.
In una narrativa più recente, fonte di non poca preoccupazione, è probabile che Bolsonaro continui a usare i precedenti di corruzione del Brasile per diffamare la magistratura indipendente e per dipingerla quale nemica dello stato. Sono in corso diverse indagini giudiziarie sull'uso della disinformazione da parte di sostenitori dell'attuale presidente contro alcuni giudici brasiliani. Bolsonaro ha sempre puntato a screditare sia gli organi giudiziari che i giudici nel tentativo di delegittimare i risultati delle indagini e continuerà a farlo.
Durante le elezioni del 2018 e negli ultimi due anni, Bolsonaro e la sua cerchia più ristretta hanno anche portato avanti, senza prove, la narrativa dei brogli elettorali. Lui e i suoi figli, che ricoprono anche loro incarichi politici, hanno spesso affermato che le macchine per il voto elettronico in uso in Brasile sono truccate; per molti mesi, Bolsonaro ha affermato che "non avrebbe permesso" un'elezione che non utilizzasse schede cartacee. È probabile che anche questa tematica riaffiori nell'imminente discussione politica nel 2022. Esiste seriamente il rischio che il Brasile possa trovarsi a fare i conti con un'insurrezione simile all'attacco al Campidoglio del 6 gennaio, alimentata dall'insistenza di Bolsonaro nell'affermare l'esistenza di brogli elettorali nonostante le prove dimostrino ampiamente il contrario. Lo stesso presidente ha affermato che solo Dio può allontanarlo dal potere, e quel tono e quel messaggio saranno uno degli strumenti che utilizzerà per mettere in discussione i risultati nel 2022.
L'opposizione, nella persona di Lula, farà probabilmente leva sull'incapacità di Bolsonaro nel guidare il Brasile attraverso la pandemia per ribadire come il presidente in carica abbia diffuso la disinformazione sul Covid-19 e sulle sue terapie, come abbia minacciato gli indigeni e le minoranze in Brasile, come abbia discriminato le donne e la comunità LGBTQ e amplificato le voci contrarie alla democrazia nel paese. Dovendo scegliere tra Bolsonaro e Lula, la corrente pro-imprenditoriale brasiliana, che in questo momento è critica e diffidente nei confronti del presidente in carica, potrebbe comunque scegliere di rieleggerlo. Lula, che prevede di arrivare al ballottaggio, punterà probabilmente a dotarsi di una narrativa più favorevole al mercato, facendo leva sui successi economici del paese durante il suo mandato nei primi anni 2000.
Conclusione
Il Brasile è una democrazia giovane sotto molti punti di vista, ma le sue istituzioni si sono mantenute salde e i protagonisti della sua democrazia e la società civile contribuiscono ogni giorno a rafforzare i principi democratici. Ciò nonostante, è difficile negare che nel Brasile di oggi persistano una stagnazione politica ed economica ulteriormente esacerbata dalla pandemia, candidati controversi e una generale mancanza di fiducia nelle istituzioni, tutti fattori che hanno funestato le elezioni del 2018. Negli ultimi due anni, il discorso antidemocratico alimentato dalla disinformazione ha visibilmente intaccato la fiducia dei brasiliani nel processo democratico. Il 2022 sarà l'opportunità per l'elettorato brasiliano di dimostrare che, nonostante la ripetizione di tendenze e story-telling nella corsa elettorale, la democrazia può prevalere e ci può essere un risultato diverso, contro ogni previsione; le imminenti elezioni saranno un'opportunità per il Brasile di mostrare che la storia non deve necessariamente ripetersi.