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Regno Unito in lutto

Elisabetta e la memoria di un secolo

Leonardo Maisano
08 settembre 2022

La memoria del secolo passato e di un ventennio in più. Elisabetta II è stata molte cose – fra l’altro la più longeva sovrana inglese – ma è stata soprattutto la protagonista, non solo la testimone, della Storia degli ultimi cento anni. Dall’avvento di Hitler quando era bambina, alla Seconda guerra mondiale vissuta da adolescente, dalla partecipazione alla ricostruzione fisica di un regno devastato, alla crisi di Suez accompagnata dal contemporaneo tramonto dell’Impero e quel che più conta dell’idea stessa di Impero, passando per l’epopea della Swinging London, per la crisi economica dei Seventies, la tragedia nord irlandese, il thatcherismo, la caduta del comunismo… I puntini di sospensione dovrebbero essere infiniti quanto le date dei libri di storia e delle numerose dimenticanze di questo mio affannato ricordare.

Lei è sempre stata lì. Non solo in vita, ovviamente, ma al potere seppure edulcorato dai checks and balances della democrazia britannica. Eppure è stato potere vero. Non quello di un semplice cancelliere pronto a ratificare le decisioni altrui, ma quello che esercita il consigliere riconosciuto da schiere di Premier che si sono succeduti al soglio di Buckingham palace. Palazzo mai amato, peraltro, lasciato in fondo, molto in fondo, alla lista dei luoghi del cuore dove rivaleggiavano Windsor e Balmoral, i castelli del suo doppio regno. L’album dei ricordi ci parla del rapporto col padre Giorgio prematuramente mancato, dell’inattesa salita al trono, della very special relationship con Winston Churchill fino ai sorrisi con Obama e tutto quello che ci sta in mezzo.

È difficile smettere di stupirsi per quanto Elisabetta II ha visto, ma ancor più complesso è valutare il ruolo avuto dalla sovrana nel plasmare la storia del Regno Unito. Un ruolo che non ha conosciuto acuti, ma la rassicurante costanza di una presenza cronica. Esserci ed esserci senza mai una sbavatura di forma o di sostanza è stata la sua grande forza, l’affermazione del suo ruolo agli occhi del suo popolo. Il primato da lei stessa assegnato - e sempre assecondato - alla vita pubblica sulla vita privata ha pesato enormemente nel definire il mondo post bellico della Gran Bretagna. Elisabetta II ha accompagnato – talvolta forse riluttante – Londra verso la modernizzazione nonostante le occasionali resistenze del principe Filippo. Il rapporto con la famiglia – tutti abbiamo visto The Crown con le sue intuizioni e le inevitabili semplificazioni – è stato complesso, anche doloroso. Certamente doloroso per la morte di Diana con gli strascichi di dubbi, misteri, speculazioni che ancora proseguono. Non entriamo nel merito di questo capitolo che meriterebbe un approfondimento specifico, ma è un fatto che la vita e la morte di Diana hanno avuto la forza di scheggiare la percezione di Elisabetta agli occhi della pubblica opinione. Troppo fredda, troppo distaccata: una sensazione avvertita da molti che avevano messo a confronto due personalità opposte fra loro. E’ stato uno sbandamento breve, crediamo. Presto i sudditi sono tornati, compatti, ad amare la regina spostando su altri le critiche per il comportamento della Casa Reale nei confronti di Diana.

Eppure nell‘equilibrio, o nell’assenza di equilibrio, fra pubblico e privato troviamo la fragilità di Elisabetta II. Il suo ruolo istituzionale ha avuto il primato, come già accennato, ma la volontà di apparire - di sentirsi - matriarca e non solo regina, non è irrilevante nella vita di Elisabetta. La personale necessità di essere con adeguatezza sia regina sia madre è emersa in questi anni sui media britannici. La regina è sempre stata trattata con rispetto e dovuta deferenza dai giornali, a differenza dello scrutinio di una famiglia che ha offerto spunti infiniti ai tabloid. Elisabetta qualche forzatura l’ha fatta, mostrandosi forse troppo condiscendente nei confronti del figlio prediletto, Andrew amico del pedofilo Jeffrey Epstein.

Peccati che rimpiangeranno in molti ora che non c’è più. La vera domanda che si spalanca sull’uscio di Buckingham Palace è infatti il più prevedibile: e ora? La monarchia inglese non sembra avere la forza che le attribuì il “collega” egiziano Faruk secondo il quale nel volgere di qualche decennio in Europa sarebbero rimasti solo i re delle carte da gioco e quello di Inghilterra. Dopo Elisabetta nulla sarà come prima e il principio stesso di monarchia potrebbe entrare in crisi. No, in Gran Bretagna non ci sono pulsioni repubblicane e la casa reale resta vicina al cuore dei più. Eppure lo choc per una notizia che l’età rendeva non solo plausibile, ma attesa, sarà difficilissimo da superare. Chi ha lo spessore morale e l’autorevolezza di Elisabetta fra i Windsor? Non ci sono campioni alle viste. Devono essere messi tutti alla prova, cominciando da Carlo ma il paragone sarà devastante. Il vuoto sarà incolmabile e il rischio di dissoluzione del Regno sotto i colpi dell’indipendentismo scozzese innescato dalla Brexit non potrà più essere contenuto da Elisabetta, estremo baluardo a cui tutto il popolo guardava nei momenti di crisi.

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Regno Unito queen Elizabeth II Europa
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AUTORI

Leonardo Maisano
Giornalista

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