Durante il 2020, la pandemia da Covid-19 ha devastato le nostre vite e le nostre economie. Il prodotto interno lordo (PIL) e i consumi energetici si sono ridotti del 4% sminuendo, al confronto, l'impatto di crisi precedenti, dato che per ritrovare effetti simili è necessario andare a ritroso fino alla seconda guerra mondiale.
Gli esperti hanno espresso opinioni diverse sui modelli di ripresa economica e sulla domanda energetica ad essi associata quando, alla fine della pandemia, il mondo "tornerà alla normalità".
Alcuni di essi hanno ritenuto infatti che la diminuzione dei consumi energetici e delle emissioni durante il 2020 fosse un fenomeno temporaneo, ricordando che dopo la crisi finanziaria del 2008, le emissioni rimbalzarono oltre il livello pre-crisi e che l’anno 2010 aveva registrato il maggior incremento annuale di emissioni dell’intero decennio.
Altri esperti hanno sostenuto che, nuovamente libere di uscire dopo mesi di isolamento, le persone avrebbero incrementato i propri consumi, generando in tal modo un aumento sostanziale della domanda di energia. Questo avrebbe quindi portato a un’impennata delle emissioni, fenomeno noto come “revenge pollution” (ovvero, la "vendetta dell'inquinamento").
Altri esperti hanno espresso l'opinione che il Covid-19 avrebbe indotto una riduzione strutturale del consumo energetico e delle emissioni soprattutto nel settore dei trasporti. Il telelavoro avrebbe, ad esempio, ridimensionato sia il pendolarismo, che genera il 10% della domanda globale dei consumi di petrolio, sia i viaggi d’affari, man mano che le conferenze in remoto avrebbero progressivamente sostituito le riunioni in presenza. Un sondaggio pubblicato dal Guardian, condotto fra coloro che viaggiano per lavoro, rivela che quasi la metà di essi in futuro volerà con minore frequenza.
I dati preliminari per il 2021 indicano che purtroppo è la prima categoria di esperti ad avere ragione. Il rapporto dell'Agenzia Internazionale per l'Energia (AIE) prevede che nel 2021 il PIL globale rimbalzerà del 6%. Questo implica un recupero completo della perturbazione economica del 2020, che porta a un aumento del 2% rispetto al PIL pre-pandemia del 2019.
Al tempo stesso, nel 2021 la domanda di energia aumenterà del 4,6%, più che compensando pertanto la riduzione del 4% del 2020.
Sviluppi difformi nei diversi paesi?
I diversi paesi sono stati colpiti in modo difforme dalla pandemia e il rapporto dell'AIE indica che questo influenzerà il ritmo della loro ripresa economica nel 2021.
- Durante il 2020, la Cina è stata in grado di riportare sotto controllo la pandemia da Covid-19 più velocemente delle altre economie. Così nel 2020, il paese ha registrato una crescita del 2% e prevede un aumento a due cifre del PIL per il 2021.
- Nel 2021 la crescita attesa negli Stati Uniti è del 5%, che supera le perdite del 2020. La ripresa beneficerà di un pacchetto di stimoli multimiliardario e di una campagna di vaccinazione di successo, con 230 milioni di americani già vaccinati.
- L'Unione Europea ha vissuto una seconda forte ondata di Covid durante la prima parte del 2021, che ha prolungato la chiusura totale e ostacolato la ripresa economica. Per il 2021, l'AIE prevede una crescita intorno al 4%, che vedrà la nostra economia di un 2% al di sotto del livello del 2019.
Sviluppi disomogenei per le diverse fonti di energia
Nel 2020, la domanda globale di energia si è ridotta del 4%, ma l'aumento previsto del 4,6% nel 2021 spingerà i consumi leggermente al di sopra del livello pre-pandemico del 2019. Tuttavia, le diverse velocità della ripresa economica globale si tradurranno in aumenti non omogenei della domanda energetica per i vari paesi e per le differenti fonti energetiche.
Nel 2020, il lockdown ha ridotto la mobilità e poiché il settore dei trasporti si basa per più del 90% sul petrolio, il consumo di greggio è sceso del 10%. Nel 2021, nonostante una ripresa, il consumo di petrolio sarà del 3% inferiore al livello pre-pandemico del 2019.
Durante il 2020, la domanda di carbone si è ridotta del 4% ma, purtroppo per l'ambiente, il consumo di carbone del 2021 compenserà in toto la riduzione dell'anno precedente. La Cina rappresenterà più della metà dell'aumento del consumo di carbone su scala globale. Nonostante la sua narrativa verde, nel 2020 il paese ha completato la realizzazione di nuove centrali a carbone per la produzione di quasi 40 GW di energia e centinaia di impianti aggiuntivi sono in fase di costruzione. Gli obiettivi cinesi di neutralità del carbonio entro il 2060 sembrano, pertanto, irrealistici.
Il gas naturale, che resta il gas più pulito all’interno della famiglia dei combustibili fossili, ha beneficiato di un prezzo competitivo che lo rende più resiliente alla pandemia rispetto ad altri combustibili fossili. Dopo un lieve calo nel 2020, nel 2021 il gas naturale registrerà un aumento di oltre il 3%, compensando integralmente la riduzione dell'anno precedente.
Le fonti rinnovabili sono state in qualche modo immuni al corona virus e nel 2020 sono cresciute del 3%. Questo trend positivo dovrebbe continuare, in particolare per la generazione di energia elettrica, settore in cui il loro contributo nel 2021 aumenterà dell'8%. Tuttavia, l'aumento delle rinnovabili non sarà sufficiente a contenere l'incremento delle emissioni dovuto al maggior consumo di combustibili fossili.
Durante il 2020, le emissioni di CO2 erano diminuite del 6% ma, a causa del rimbalzo dei combustibili fossili, l'AIE prevede che nel 2021 le emissioni aumenteranno del 4%. Questo causerà un'impennata di 1,5 miliardi di tonnellate di CO2 nel 2021, il secondo più grande aumento nella storia – vanificando pertanto in gran parte la riduzione del livello di emissioni dello scorso anno a seguito dalla pandemia da Covid-19.
Conclusioni
Il mondo non è ancora uscito dalla pandemia, ma vi sono elementi predittivi della ripresa soprattutto in Cina. L'ampiezza della ripresa economica dipenderà dalla diffusione delle vaccinazioni così come dalla quantità e dall'efficacia dei pacchetti di stimolo attuati da parte delle principali economie.
Il ritmo della ripresa economica influenzerà a sua volta il consumo globale di energia ed il livello di emissioni ad esso correlato.
Nel 2021 per il comparto energetico si possono anticipare le seguenti mega-tendenze:
- Le rinnovabili, uniche fonti di energia che registrano una crescita nel 2020, continueranno la loro ascesa. Purtroppo, il loro contributo non sarà sufficiente a compensare l'aumento della domanda di combustibili fossili.
- Per i combustibili fossili la partita non è ancora finita poiché, con l'eccezione del petrolio, recupereranno o sovra-compenseranno, le riduzioni del 2020.
- La Cina è come l'elefante nella stanza. Nel 2020, il paese ha commissionato nuove centrali a carbone per la produzione 40 GW di energia e ciò corrisponderà pertanto a oltre la metà dell'aumento dei consumi di carbone su scala globale nel 2021.
- Nonostante le diffuse dichiarazioni di neutralità climatica per il 2050, nel breve termine, tutto il mondo sta convergendo verso un incremento delle emissioni.
- Entro il 2030 l'UE e gli USA hanno fissato lodevoli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra a oltre il 50%, ma esse rappresentano circa il 20% delle emissioni globali. Per evitare un disastro climatico anche altri paesi saranno chiamati ad assumere impegni simili in ottica 2030.
Nel novembre di quest'anno, alla Conferenza delle Parti (COP26) a Glasgow, i paesi presenteranno i loro piani nazionali per la riduzione delle emissioni (Enhanced National Determined Contributions), che delineano i rispettivi impegni in tal senso. Questi contributi saranno la prova del nove per comprendere quanto le nazioni stiano seriamente affrontando il tema del cambiamento climatico.
Le opinioni espresse dall'autore di questo articolo sono personali e non rappresentano la visione di ISPI o di altre organizzazioni per cui l'autore ha lavorato in passato.