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Daily focus

Europa – Cina: si cambia

05 maggio 2021

Bruxelles rilancia i rapporti con l’India e frena su Pechino. Così l’Europa si riallinea alla strategia della nuova amministrazione americana

 

Ad appena quattro mesi dalla firma, l’accordo sugli investimenti tra Cina e Unione Europea finisce nel cassetto. Lo ha fatto capire chiaramente il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, annunciando che il lavoro per l’approvazione in Parlamento e la ratifica dell'accordo, il “Comprehensive Agreement on Investment” (CAI), concluso a dicembre 2020, è stato sospeso. “Con le sanzioni dell'Ue contro la Cina e le contro-sanzioni cinesi, anche contro membri del Parlamento europeo, il clima non è favorevole alla ratifica dell'accordo”, ha spiegato Dombrovskis, aggiungendo che le sorti dell’intesa dipenderanno “da come si evolvono le relazioni bilaterali”. E mentre da Bruxelles arriva l’altolà all’accordo, la Commissione presenta la sua proposta per bloccare le sovvenzioni alle aziende da parte di governi di paesi terzi che “distorcono il mercato”. Un tentativo di tutelare il mercato interno e difendersi da una concorrenza che se non è sleale appare quantomeno opaca. Nel documento non si fanno nomi, certo, ma la principale indiziata ancora una volta è Pechino. Ed è significativo notare che mentre, di fatto, congela il CAI, l’Unione si appresti ad annunciare la ripresa dei negoziati con l’India per un accordo commerciale bilaterale. Da Bruxelles, insomma, Pechino sembra più lontana di quanto non apparisse fino a pochi mesi fa. Sarà Nuova Delhi a sostituirla? Intanto a Washington osservano con favore ed è difficile non scorgere nelle piroette di questi giorni, la volontà americana di tirare a sé l’alleato europeo.

 

L’Europa frena su Pechino?

Che completare l’iter per l’approvazione del CAI non sarebbe stato facile era cosa nota, ma che ad appena quattro mesi dalla firma, dopo sette anni di trattative e 35 round negoziali ci si arenasse così, è un segno evidente del fatto che tra Pechino e Bruxelles l’aria è cambiata. Lo scorso 30 dicembre 2020, la firma del patto – fortemente voluto dalla Germania, per cui la Cina rappresenta un mercato cruciale – era stato presentato come un riequilibratore della bilancia commerciale tra i due blocchi, in costante ‘rosso’ per Bruxelles. Ma l’intesa aveva provocato le critiche degli attivisti per i diritti umani e non è un segreto che l’attuale amministrazione americana premesse per farlo rimanere lettera morta. Oggi, lo stop della Commissione arriva poco dopo i primi 100 giorni dall’insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca. Appena tre mesi che sembrano aver profondamente modificato lo scacchiere internazionale: sebbene i commenti di Dombrovskis non indichino che il patto sia stato formalmente sospeso lasciano intendere che le recenti tensioni tra Bruxelles e Pechino hanno smorzato ogni inclinazione dei 27 per un simile avvicinamento con la Cina.

 

 

Proteggere il mercato interno?

Intanto oggi a Bruxelles la commissaria alla concorrenza, Margarethe Vestager, ha presentato la proposta della Commissione per tutelare le aziende europee e scongiurare acquisizioni estere rese ‘opache’ dai sussidi di governi stranieri. In base alla proposta, le aziende che hanno beneficiato in modo illecito di sussidi statali saranno sanzionate con multe, e potrebbero dover chiedere l’approvazione dell’Ue per fare accordi con gli europei. “Abbiamo assistito ad acquisizioni fortemente sospette e procedure di appalto in cui aziende che devono stare in piedi con le proprie gambe e sostenere il loro business sono state danneggiate da aziende che ottengono sussidi da governi stranieri”, ha detto Vestager. Nella proposta non sarà fatto alcun nome, ma il bersaglio del commissario alla Concorrenza è chiaramente la Cina. L'Ue vuole difendersi da quella che considera una forma di concorrenza sleale e da ‘distorsioni’ nel suo mercato interno. Ma se da un lato l’Unione  prova a  bloccare alcuni investimenti, dall’altro tenta di attirarne altri: sempre oggi, il commissario all’Industria Thierry Breton presenterà una strategia volta a raddoppiare la produzione di semiconduttori in Europa entro il 2030. Negli ultimi decenni la produzione di questi materiali – al centro della competizione tecnologica tra Stati Uniti e Cina – è stata pesantemente esternalizzata rendendo i paesi europei dipendenti dalle forniture straniere. “Siamo stati troppo ingenui, troppo aperti – ha detto Breton – tutto questo deve cambiare”.

 

 

L’India è più vicina?

Alla chiusura nei confronti di Pechino è corrisposta, in queste ultime ore, una riapertura verso Nuova Delhi. Unione Europea e India si apprestano infatti ad annunciare a breve la riapertura dei negoziati per un accordo di libero scambio, in stallo dal 2013. L’intesa – riferisce Reuters – sarà annunciata sabato al termine di un vertice virtuale al quale parteciperanno i massimi esponenti della Commissione e del Consiglio Europeo e il primo ministro indiano Narendra Modi. Un eventuale accordo avvicinerebbe due delle più grandi economie del mondo in un’alleanza strategica volta anche a contrastare l’impetuosa crescita cinese. Il mercato indiano risulta estremamente attraente per il vecchio continente: secondo i dati dell'UE, il blocco dei 27 è la principale destinazione delle esportazioni dell'India, mentre, sebbene questa abbia gradualmente abbassato le sue tariffe, le merci europee devono ancora far fronte a dazi elevati per l'esportazione di raccolti, cibo, bevande e automobili. I colloqui erano stati sospesi nel 2013, arenandosi proprio sulle richieste europee per l’abbassamento dei dazi, la protezione dei brevetti, la sicurezza dei dati e, per parte indiana, dell’accesso per i professionisti indiani al mercato del lavoro europeo. “Oggi rinnoviamo il nostro impegno per uno spazio indo-pacifico libero, aperto, inclusivo e basato su regole condivise – si legge nella bozza – sostenuto dal rispetto per l'integrità territoriale e la sovranità, la democrazia e lo stato di diritto”.

 

 

Il commento

Di Alessia Amighini, Co-Head ISPI Asia Centre

“Finalmente la Commissione riconosce che il principio di concorrenza, che ha ispirato e guidato la realizzazione del mercato unico, deve valere anche per le imprese estere che intendono operare nell’Unione. Questo va a tutela sia delle imprese sia dei consumatori europei: le prime devono essere tutelate da concorrenza sleale e da acquisizioni da parti di grandi imprese, diventate mastodontiche con aiuti di stato, i secondi dalla presenza di situazioni di concentrazione”.

 

 

* * *

A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications)

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