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AFRICA WATCH - Sguardo sulla geo–economia di un continente in crescita

FOCUS | Il G20 e l’Africa: un futuro comune, "made in Germany"

07 luglio 2017

Un 2017 come “anno dell’Africa”? Alla Germania, che dal 1° dicembre 2016 ha assunto la presidenza di turno del G20, va il merito di aver messo per la prima volta lo sviluppo economico africano tra le priorità dell’agenda delle principali economie mondiali. Come dichiarato lo scorso autunno dal cancelliere tedesco Angela Merkel durante il suo tour africano, il benessere del continente africano è nell’interesse della Germania, non da ultimo per contenere il fenomeno migratorio che negli ultimi anni ha monopolizzato il dibattito politico europeo. Tuttavia, per attirare gli indispensabili investimenti verso l’Africa è necessario il sostegno politico ed economico delle grandi potenze. Per questo, sfruttando l’opportunità della sua presidenza G20, la Germania ha riposto nell’Africa il focus geografico del proprio mandato, dedicandole una serie di appuntamenti di alto livello. Continua a leggere

 

STRATEGIE | Rabat punta all’Africa occidentale con un nuovo gasdotto

Il 15 Maggio a Rabat, il re del Marocco e il Ministro degli Affari esteri nigeriano hanno siglato il protocollo d’intesa per lo studio di fattibilità del gasdotto regionale annunciato alla fine dello scorso anno. Sulla carta, il gasdotto, che con i suoi 4000 km diventerebbe il più grande progetto infrastrutturale del continente, servirà un mercato di 300 milioni di persone. Dal delta del Niger nigeriano attraverserà una dozzina di paesi dell’Africa occidentale, fino a giungere eventualmente in Europa, di cui potrebbe diventare un nuovo polo di diversificazione energetica. Il progetto è stato salutato dai firmatari come un volano per l’integrazione della regione, per il suo sviluppo economico ed energetico e per la creazione di occupazione. Tuttavia, i più critici hanno già evidenziato la difficoltà di trovare i finanziamenti necessari data l’instabilità geopolitica della regione meridionale della Nigeria, da cui il progetto parte, e di alcuni paesi di transito – un’instabilità che in passato aveva già fatto fallire progetti simili. Testimonianza delle ambizioni regionali del Marocco rilanciate dal ritorno nell’Unione Africana a inizio anno e dal suo prossimo ingresso nell’ECOWAS, il gasdotto esplicita la nuova strategia politico–commerciale di Rabat che, facendo leva sugli scambi commerciali, ambisce a ottenere consenso politico per affermarsi come potenza regionale. Oltre al settore energetico, il Marocco ha recentemente concluso accordi bilaterali con paesi della regione anche nel settore dell’agricoltura e dei concimi e, a garanzia della proiezione delle nuove rotte commerciali verso i mercati subsahariani, entro il 2018 verrà terminato l’ampliamento del porto e hub logistico Tanger–Med 2.

 

INNOVAZIONE | Kenya, innovazione tecnologica grazie a Cina e startup locali

Il Kenya è all’avanguardia dell’innovazione tecnologica, in parte grazie a un quadro normativo attraente e in parte grazie agli investimenti cinesi. A questo proposito, infatti, la Cina investe molto nel settore dell’ICT africano: nel 2015 gli investimenti arrivarono a superare il miliardo di dollari e questo è principalmente dovuto alle attività di una delle più grandi aziende di telecomunicazioni al mondo, Huawei. Il 15% del suo fatturato globale proviene dall’Africa, dove tra l’altro offre formazione a 12.000 studenti all’anno nel settore delle telecomunicazioni attraverso i suoi 7 centri di sviluppo tecnologico sparsi nel continente, di cui uno proprio in Kenya dove è presente da 19 anni. Qui la società cinese ha realizzato l’estensione della banda larga e della fibra ottica. A giugno il CEO di Huawei in Kenya ha rilanciato l’interesse a consolidare la propria posizione nell’ICT del paese incrementando gli investimenti nei settori della sicurezza, della sanità e dell’energia e la formazione delle competenze locali nel quadro della rivoluzione digitale che il Kenya ha inserito come parte del piano di crescita nazionale. Ma Huawei non è l’unico vettore di innovazione tecnologica nel paese. Un caso interessante è M–Kopa, una giovane impresa keniota di pannelli solari per uso domestico creata, tra gli altri, dal fondatore di M–Pesa (dallo Swahili, soldi in mobilità), il rivoluzionario sistema di pagamento mobile creato dieci anni fa in Kenya. Due dei risvolti più innovativi del progetto sono l’indipendenza dalla rete elettrica, talvolta mancante in Africa subsahariana, e l’introduzione del pagamento rateizzato come modalità di finanziamento (Kopa in Swahili significa infatti prendere in prestito).

 

PREVISIONI SACE | Sudafrica e Kenya tra i mercati prioritari per l’export italiano

Archiviato il 2016, il punto più basso degli ultimi due decenni per l’economia dell’Africa subsahariana, la crescita della regione è prevista in rafforzamento al 2,6% nel 2017 e al 3,5% nel 2018 secondo le ultime stime del FMI. Questa dinamica si riflette nella performance recente dell’export italiano verso l’area, che ha risentito del calo della domanda di Made in Italy dalle principali economie africane crollando del 21% rispetto al record di 6,2 miliardi di euro registrato nel 2014. In Nigeria e Angola, in particolare, l’export italiano di meccanica strumentale si è dimezzato nell’ultimo biennio a causa della frenata nei grandi progetti pubblici e della scarsa disponibilità di valuta forte per banche e imprese. L’export verso il Sudafrica ha segnato, dal canto suo, un -15% negli ultimi tre anni, in particolare nei beni di investimento e intermedi, complice la rallentata implementazione dei grandi progetti pubblici nelle infrastrutture. Nel 2017, la domanda di Made in Italy da parte di questi tre mercati sarà ancora in contrazione, mentre nel triennio 2018–20 il segno tornerà positivo: +3,5% verso Nigeria, +2,6% verso Sudafrica e +2,2% verso Angola, grazie alle migliorate condizioni economiche dei Paesi. Queste porteranno una maggiore disponibilità di valuta forte per le imprese e le banche locali in Nigeria e Angola – alimentando gli acquisti di macchinari dall’Italia, in crescita tra il 2–3% – e un aumento dei redditi della classe media in Sudafrica, che si tradurrà in un incremento del 3,8% dei beni di consumo italiani. Già da quest’anno e ancora di più in un’ottica di medio periodo, diverse opportunità si presenteranno anche nelle economie più piccole, in particolare quelle slegate dai corsi delle materie prime energetiche e minerarie. Le previsioni di crescita dell’export italiano verso Ghana, Senegal, Kenya e Tanzania, superano il 6% nel prossimo triennio. In virtù della diversificata struttura di queste economie, interessanti opportunità per le imprese italiane sono offerte sia dagli investimenti pubblici che dall’attività imprenditoriale privata locale nello sviluppo di diversi settori, dall’energia (+9,4% l’export di apparecchi elettrici in Kenya) alle costruzioni (+5,1% le vendite di beni intermedi in Ghana), dai mezzi di trasporto (oltre l’8% in Senegal) agli alimentari e bevande in Sudafrica (+2,1%), dall’industria Ho.re.ca. (+7,6% l’export di prodotti in legno in Tanzania) alla moda (+2,6% le vendite di prodotti tessili e abbigliamento in Sudafrica).

 

MANIFATTURA | L’Etiopia mette in cantiere dieci parchi industriali ecosostenibili 

Per ottenere una crescita rapida ma sostenibile e diventare la centrale manifatturiera del continente, il governo etiope ha avviato una trasformazione strutturale del sistema industriale (la seconda fase del Piano di Trasformazione e Crescita, 2016–2020), basato sulla costruzione di una decina di parchi industriali all’avanguardia commissionati a aziende cinesi sul modello di Hawassa. Quello di Hawassa, inaugurato nel luglio 2016 nell’omonima cittadina a 275 Km a sud della capitale, è il primo parco industriale ecosostenibile del settore tessile dell’intero continente. La sua prima fase è diventata pienamente operativa lo scorso giugno. Nel corso del suo primo anno di vita il parco ha richiamato l’interesse di diverse compagnie del settore e nel sito sono già presenti 18 imprese internazionali e 8 investitori locali. L’interesse è incentivato dal business climate del paese. L’Etiopia è attualmente una delle economie africane più forti: (8% di crescita del PIL nell’ultimo anno in cui la crescita media del continente è rallentata al 1,4%. Secondo lo studio BonelliErede, “le aziende che investono nei parchi beneficiano di molteplici incentivi altamente concorrenziali quali, tra gli altri, specifiche esenzioni fiscali (su imposte dirette come anche su dazi doganali e oneri di importazione dei materiali), agevolazioni amministrative (per l’ottenimento di permessi e autorizzazioni funzionali allo sviluppo dell’attività) e giuslavoristiche. Il progetto conferma l’Etiopia come uno degli hub produttivi emergenti e punto di riferimento per il mercato africano: accordi di libero scambio con i principali mercati occidentali, un’economia in costante sviluppo e un clima estremamente recettivo e aperto agli investimenti stranieri, hanno reso il Paese dell’Africa subsahariana la destinazione privilegiata per la creazione di opportunità di business, specie nei settori manifatturiero e industriale”.

 

INFRASTRUTTURE | OBOR e l’Africa orientale: sfida a tre per l’Italia

La costa orientale africana, nella fattispecie Kenya, Djibouti ed Egitto, è coinvolta nel progetto cinese OBOR, One Belt One Road, in quanto punto d’approdo della via marittimadelle nuove Vie della Seta. In realtà, già da diverso tempo aziende e investimenti della Repubblica popolare sono presenti nella regione orientale per sviluppare progetti infrastrutturali complementari a OBOR, in particolar modo ferroviari e portuali, dal Mozambico al Corno d’Africa. In quest’ultimo, Djibouti, punto principale di accesso alla regione per tutti i traffici marittimi in arrivo da Asia ed Europa, grazie ai finanziamenti cinesi punta ad aumentare la propria capacità logistica portuale e a diventare la più ampia zona di libero scambio continentale tramite la costruzione o il potenziamento delle strutture portuali. Un primo ampliamento è stato concluso a fine maggio ed è stato seguito da un altro progetto nel mese di giugno. In questo quadro di investimenti cinesi in Africa, ci sono opportunità anche per l’Italia. Alla presentazione del progetto OBOR a Pechino lo scorso maggio, il premier Gentiloni ha avanzato l’interesse italiano a lavorare su progetti comuni in quei paesi dell’Africa orientale toccati dalla via marittima. Operazioni triangolari tra Italia, Cina e Africa sono già avviate in alcuni paesi africani dove le aziende italiane si sono fatte apprezzare in progetti infrastrutturali – come Italferr nella nuova ferrovia elettrificata di 750 km Addis Abeba–Djibouti inaugurata lo scorso ottobre – ed energetici, considerato che Eni è uno dei principali operatori petroliferi nel continente.

 

ENERGIA | Opportunità di business dall’elettrificazione del continente

Oltre 630 milioni di africani non hanno accesso all’energia elettrica: il continente ha una potenza installata totale di circa 147 GW, mentre il consumo pro–capite di elettricità (escludendo la fascia mediterranea e il Sudafrica) è di 153 kWh all’anno, un quarto del dato dell’India e solo il 6% della media mondiale. L’intera Africa subsahariana, con il suo miliardo di abitanti, produce meno energia della sola Corea del Sud (popolata da meno di 51 milioni di persone). Secondo l’International Center for Climate Governance, con l’espressione “povertà energetica” si intende la “mancanza di accesso a forme adeguate e affidabili di energia a prezzi sostenibili per soddisfare i bisogni primari degli individui, come mangiare, riscaldare gli ambienti, curarsi e spostarsi”. Il concetto di “accesso all’energia moderna”, su cui si misura la povertà energetica, definisce sia la mancanza di accesso all’elettricità sia la mancanza di un sistema per cucinare e scaldare la propria abitazione che risulti pulito e non dannoso per l’ambiente. Per un’analisi sul tema dell’accesso all’elettricità in Africa, le sue implicazioni per lo sviluppo, le sue soluzioni percorribili e le opportunità di business per le imprese italiane, vai al recente approfondimento ISPI (Parte II).

 

Il dato
51
destinazioni africane
di Turkish Airlines

Parte di una rete di relazioni politiche ed economiche tra Turchia e Africa in continua espansione, la compagnia aerea nazionale turca ha da poco inaugurato anche il collegamento con Conakry, in Guinea.
 
 
Il grafico
 

Posizionamento dei paesi nell’Africa subsahariana: confronto tra crescita PIL 2015–2017 e 1995–2008. Dati: Africa’s Pulse 2017 della Banca Mondiale.
 
 
Il personaggio
 

Akinwumi Adesina

“Mover and shaker” del continente, passato nel 2015 da ministro dell’Agricoltura della Nigeria (per il quale fu nominato “Africano dell’anno” da Forbes) a presidente di una African Development Bank con profilo sempre più riconoscibile e attivo. Quest’anno a giugno gli è stato inoltre assegnato il World Food Prize per il ruolo svolto nella trasformazione dell’agricoltura africana.
 
 
La parola 4.0
Ushahidi

In Swahili significa testimone. È anche il nome di un’azienda di software nata nel 2007 in Kenya per raccogliere e geolocalizzare informazioni nel quadro del monitoraggio elettorale e di eventi di crisi. Oggi, tramite un’app, il software ha aumentato le sue funzioni.
 
 
Sito web consigliato
 

Fact–checking sulla politica 
e sull’economia africana
 
 
Dalla stampa estera
 
Miners Drop as South Africa Escalates Black Ownership Rules
Bloomberg Africa
IMF Approves US$666.2 Million Arrangement Under the Extended Credit Facility for Cameroon
IMF
Zambia commissions construction works for the $397 million Copperbelt International Airport
Lusaka Times
Mixed fortunes for African aviation
African Business Magazine
Sonatel Opens 38,000 Sqf Data Centre In Senegal
Data Economy
 
 

 

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Africa Europa g20 multilateralism sviluppo
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A cura di:

Giovanni Carbone, Head Africa Programme, ISPI

Tiziana Corda, Research Assistant, ISPI

 

Coordinamento editoriale:

Sara Cristaldi, Senior Advisor ISPI

 

Coordinamento redazionale:

Massimo Barison, Senior Programme Manager ISPI

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