Focus Mediterraneo Allargato n.1 | ISPI
Salta al contenuto principale

Form di ricerca

  • ISTITUTO
  • PALAZZO CLERICI
  • MEDMED

  • login
  • EN
  • IT
Home
  • ISTITUTO
  • PALAZZO CLERICI
  • MEDMED
  • Home
  • RICERCA
    • OSSERVATORI
    • Asia
    • Digitalizzazione e Cybersecurity
    • Europa e Governance Globale
    • Geoeconomia
    • Medio Oriente e Nord Africa
    • Radicalizzazione e Terrorismo Internazionale
    • Russia, Caucaso e Asia Centrale
    • Infrastrutture
    • PROGRAMMI
    • Africa
    • America Latina
    • Global Cities
    • Migrazioni
    • Relazioni transatlantiche
    • Religioni e relazioni internazionali
    • Sicurezza energetica
    • DataLab
  • ISPI SCHOOL
  • PUBBLICAZIONI
  • EVENTI
  • PER IMPRESE
    • cosa facciamo
    • Incontri su invito
    • Conferenze di scenario
    • Formazione ad hoc
    • Future Leaders Program
    • I Nostri Soci
  • ANALISTI

  • Home
  • RICERCA
    • OSSERVATORI
    • Asia
    • Digitalizzazione e Cybersecurity
    • Europa e Governance Globale
    • Geoeconomia
    • Medio Oriente e Nord Africa
    • Radicalizzazione e Terrorismo Internazionale
    • Russia, Caucaso e Asia Centrale
    • Infrastrutture
    • PROGRAMMI
    • Africa
    • America Latina
    • Global Cities
    • Migrazioni
    • Relazioni transatlantiche
    • Religioni e relazioni internazionali
    • Sicurezza energetica
    • DataLab
  • ISPI SCHOOL
  • PUBBLICAZIONI
  • EVENTI
  • PER IMPRESE
    • cosa facciamo
    • Incontri su invito
    • Conferenze di scenario
    • Formazione ad hoc
    • Future Leaders Program
    • I Nostri Soci
  • ANALISTI
Pubblicazioni per il Parlamento e il Ministero degli Affari Esteri

Focus Mediterraneo Allargato n.1

Valeria Talbot
03 novembre 2016

Executive Summary

La regione del Mediterraneo allargato permane in una condizione di forte entropia e di strutturale debolezza istituzionale. Interessi e agende contrastanti continuano ad alimentare tale dinamica, liberando costantemente nuove energie che alimentano i principali teatri di scontro e crisi regionale. Di fronte a tale scenario, si è ormai imposta la consapevolezza che lo stato e la sua disintegrazione o strutturale debolezza abbiano rappresentato il vero cuore pulsante che ha generato tale dinamica, amplificandone la portata e favorendo il libero agire sia di alcune potenze internazionali e regionali sia di cosiddetti attori non-statuali.

Crisi di legittimità, mancanza di sicurezza, incapacità di esercitare pienamente il monopolio della forza legittima, perdurante debolezza del sistema economico e, infine, polarizzazioni etnico-comunitarie e socio-politiche possono essere considerate non solo tra le principali sfide alla stabilità e alla tenuta di questo sistema regionale, ma anche tra i maggiori effetti prodotti dalla debolezza dello stato e delle sue istituzioni. In alcuni casi lo stato si è dimostrato addirittura inesistente o incapace di agire efficacemente al di fuori delle logiche dei regimi autoritari contro cui si erano mobilitate molte piazze nel 2011.

La sensibile crisi dello stato moderno mediorientale ha fatto sì che quello che, tra il 2011 e il 2013, poteva sembrare l’inizio di una positiva fase di trasformazione ed emancipazione, seppur complessa e articolata, si sia trasformato in breve tempo in un intricato gioco a somma zero, confondendo campi e logiche dell’intervento tra chi preme sulla leva del cambiamento e chi su quella della conservazione delle forze e degli interessi in campo. Al tempo stesso, è venuto meno il limite tradizionale tra la dimensione interna ed esterna nei diversi teatri di crisi, condizione che ha ulteriormente catalizzato l’effetto delle crisi stesse, allontanando in molti casi l’orizzonte della loro soluzione.

È così che lo stato mediorientale si è manifestato più come il simulacro dei regimi al potere che il soggetto composto da istituzioni pulsanti, capaci di assicurare e regolare la vita dei propri cittadini, diventando inevitabilmente il simbolo dello scontro tra le diverse fazioni in campo. Naturalmente, non tutti i paesi hanno vissuto le sfide di questa trasformazione con medesima intensità, così come differenti sono state le risposte e le contromisure adottate per fronteggiare destabilizzazione e polarizzazione. 

 

 

LEGGI IL DOCUMENTO



AUTORI

Al presente Focus hanno contribuito:


Giuseppe Dentice  - ALGERIA, EGITTO (Capitolo 2)

Chiara Lovotti - IRAQ (Capitolo 2)

Paolo Maggiolini - GIORDANIA (Capitolo 2), CAPITOLO 3

Nicola Missaglia - ALGERIA (Capitolo 2)

Annalisa Perteghella  - IRAN (Capitolo 2)

Andrea Plebani  - CAPITOLO 1

Gaia Taffoni - MAROCCO (Capitolo 2)

Valeria Talbot - TURCHIA (Capitolo 2)

Stefano M. Torelli - TUNISIA (Capitolo 2), APPROFONDIMENTO

Arturo Varvelli - LIBIA (Capitolo 2), CAPITOLO 3

Ti potrebbero interessare anche:

Le mani di Pechino su Aden
Eleonora Ardemagni
ISPI e UNICATT
Marocco: l’eco della guerra ucraina fra politica e diplomazia
Aldo Liga
ISPI
Iraq: una fitta agenda per al-Sudani
Francesco Salesio Schiavi
ISPI
Algeria: una forte spinta sul pedale del gas
Federico Borsari
CEPA e ISPI
Giordania: un inverno caldo
Mattia Serra
ISPI
Egitto: economia, energia e sicurezza regionale: tutte le sfide di al-Sisi
Alessia Melcangi
Università La Sapienza, Atlantic Council e ISPI

Tags

mediterraneo Medio Oriente Tunisia Libia Egitto Iran Iraq Marocco Giordania Algeria Siria Turchia
Versione stampabile
Download PDF

CURATO DA

Valeria Talbot
Co-Head, MENA Center (Middle East)

SEGUICI E RICEVI LE NOSTRE NEWS

Iscriviti alla newsletter Scopri ISPI su Telegram

Chi siamo - Lavora con noi - Analisti - Contatti - Ufficio stampa - Privacy

ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) - Palazzo Clerici (Via Clerici 5 - 20121 Milano) - P.IVA IT02141980157