Focus Mediterraneo Allargato n.7 | ISPI
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Pubblicazioni per il Parlamento e MAECI
Focus Mediterraneo Allargato n.7
Valeria Talbot
17 aprile 2018

L’area del Mediterraneo allargato continua a essere caratterizzata da numerose crisi che, lungi dal risolversi, sembrano invece diventare sempre più profonde, coinvolgendo un crescente numero di attori. I focolai di conflitto sono inoltre circondati da contesti e aree in via di transizione che, in cerca di un nuovo equilibrio, difficilmente potranno dare un contributo alla stabilizzazione dell’area.

A sette anni dal suo inizio, la crisi in Siria appare più complessa che mai: mentre le speranze di una soluzione negoziata appaiono sempre più lontane, il regime di Assad, appoggiato saldamente da Russia e dai proxies iraniani sul campo cerca con ogni mezzo di riconquistare le ultime fasce di territorio in mano ai ribelli, scatenando la reazione occidentale contro il presunto utilizzo di armi chimiche a Douma. A nord intanto la Turchia continua la sua avanzata nel territorio siriano in funzione anticurda con l’intenzione di procedere verso Manbij, dove sono stanziate truppe americane, una mossa che potrebbe determinare un'ulteriore escalation di tensione. Anche Israele è più che mai all’erta: la crescente presenza di Hezbollah in Siria avvicina la possibilità che la milizia libanese filo-iraniana possa stabilire basi su territorio siriano, da cui sarebbe poi molto facile lanciare attacchi contro Israele senza pericolo di rappresaglia sul territorio libanese. A meno di un mese dalla proclamata data di spostamento (14 maggio) dell’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme, peraltro, Israele si trova a far fronte anche alle crescenti proteste provenienti dai Territori palestinesi, e in particolare dalla Striscia di Gaza, dove la tensione tra Hamas e le forze di sicurezza israeliane ha raggiunto picchi mai toccati dall’ultimo conflitto del 2014.

Gli ormai consolidati e continui interventi esterni nel contesto siriano e il crescente effetto spillover a livello regionale rischiano di fare perdere di vista un punto estremamente importante: lo Stato Islamico (IS) è riuscito a instaurarsi nell’area siro-irachena, nel giugno del 2014, approfittando di contesti politici di estrema instabilità e – per quanto riguarda l’Iraq – di crescente divisione settaria. È bene dunque monitorare questi contesti perché le sacche di resistenza non abbiano la possibilità di riorganizzarsi: si teme, infatti, che i miliziani rimasti in loco possano reinventarsi quale movimento insurrezionale soprattutto in situazioni di vuoto, o di transizione, politico-istituzionale. A tale proposito, il risultato delle prossime elezioni parlamentari irachene sarà fondamentale per comprendere la configurazione del nuovo Iraq post-IS, sia per quanto riguarda il ruolo delle varie componenti etno-settarie irachene, sia in merito alla ricostruzione del paese. La sconfitta territoriale del califfato non implica inoltre una sua débâcle a livello ideologico: permane, pertanto il rischio di attentati contro i paesi occidentali.

Un altro focolaio di crisi è lo Yemen, dove sussistono oggi tre governi, sostenuti dai tre attori esterni che hanno progressivamente trasformato la guerra civile yemenita in uno scontro per procura: Iran, Arabia Saudita ed Eau. Difatti, la coalizione a guida saudita che dal 2015 è impegnata contro gli huthi, sostenuti da Teheran, è lungi dall’essere compatta: sempre più chiara è la diversità di interessi tra Arabia Saudita ed Eau, che sostengono attori diversi e adottano strategie diverse in campo yemenita. L’Iran sta attraversando una fase quanto mai delicata: l’impegno esterno di Teheran si concentra su numerosi scenari, dallo Yemen alla Siria alla Palestina, con il supporto a Hamas. Fondamentale per il paese, con conseguenze sia sul suo standing internazionale sia sulla situazione politico-economica interna sarà la ridiscussione dell’accordo sul nucleare, e l’eventuale re-imposizione di sanzioni da parte statunitense.

Anche il Nord Africa è lungi dall’aver trovato un proprio equilibrio: innanzitutto in Libia, la costituzione di un unico governo che raccolga un trasversale consenso a livello nazionale e che rappresenti il paese a livello internazionale appare ancora lontana, mentre si riaccendono gli scontri nel Fezzan e i gruppi radicali continuano a rappresentare una minaccia per la sicurezza del paese, nonché dell’intera area. La minaccia terroristica interna è viva anche in Egitto, nella regione del Sinai. In seguito alle elezioni presidenziali che hanno visto un sostanziale plebiscito in favore di al-Sisi, il paese attraversa una crescente deriva autoritaria, mentre il tentativo di risanare l’economia della nazione non fa che pesare sui ceti medio-bassi. Il malcontento popolare per le pessime condizioni economiche imperversa anche in Algeria e, unito alle incertezze legate alla successione presidenziale e al rischio terrorismo, evidenzia la necessità di un processo di riforma strutturale che risani il sistema politico-economico, eliminando quelle condizioni che rendono possibile il proliferare dei gruppi radicali. Sebbene si distingua come l’unico paese dell’area ad avere iniziato un processo di democratizzazione, anche la Tunisia lotta contro la corruzione, il problema del terrorismo e della reintegrazione dei returnees, e le difficili condizioni economiche, soprattutto nelle aree periferiche, che portano numerosissimi giovani tunisini a emigrare verso l’Europa.

 

Al presente Focus, curato da Valeria Talbot, hanno contribuito:

  • Eleonora Ardemagni (Nato Foundation e ISPI) - CAPITOLO 1 (Yemen in guerra: tre governi e molti conflitti; Crisi
  • nel Golfo)
  • Anna Maria Bagaini (Università Cattolica) – ISRAELE
  • Silvia Carenzi (ISPI)- CAPITOLO 1 (Cosa rimane del califfato in Siria e Iraq?)
  • Tiziana Corda (ISPI) - ALGERIA
  • Eugenio Dacrema (Università di Trento e ISPI) - CAPITOLO 1 (Siria: una crisi in evoluzione)
  • Giuseppe Dentice (Università Cattolica e ISPI) - EGITTO, ISRAELE
  • Chiara Lovotti (ISPI) – IRAQ
  • Lorena Stella Martini (ISPI)- TERRITORI PALESTINESI (Quadro interno)
  • Annalisa Perteghella (ISPI) – IRAN, CAPITOLO 1 (Israele, Hezbollah, Iran: il prossimo scontro sarà in Siria?)
  • Valeria Talbot (ISPI) - TURCHIA
  • Stefano M. Torelli (ISPI) - TUNISIA
  • Arturo Varvelli (ISPI) – LIBIA, APPROFONDIMENTO
  • Simone Zuccarelli (ISPI)- TERRITORI PALESTINESI (Quadro esterno)

Mappe e infografiche di Matteo Colombo (Università degli Studi di Milano e ISPI) e Tiziana Corda (ISPI)

 

Scarica il Focus Mediterraneo Allargato in pdf

Parte prima: "L'arco di instabilità mediorientale" 
Parte seconda: "Analisi Focus Paese"
Parte terza: "L'Italia nel nuovo Mediterraneo"

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Professor, Kadir Has University and Senior Fellow, Institut Montaigne
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Siria Yemen Israele Iraq Algeria Egitto palestina Iran Turchia Tunisia Libia
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A CURA DI

Valeria Talbot
Co-Head Osservatorio MENA

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