Il 1 novembre 2017 in Francia è cessato lo stato d’emergenza ed è entrata in vigore la nuova legge antiterrorismo 1510, promulgata dal presidente Emmanuel Macron il 30 ottobre. L’état d’urgence, proclamato da François Hollande il 13 novembre 2015 a seguito dei devastanti attacchi di Parigi, è stato prorogato per ben cinque volte. In vigore per quasi due anni, si è trattato del più lungo stato di eccezione nella storia della Quinta Repubblica francese. Se nell’immediatezza degli attacchi il governo ha reagito duramente per dimostrare di contenere la crisi – quella che Bruce Ackerman definisce la funzione rassicurativa – è legittimo dubitare dell’efficacia a lungo termine di tale approccio.
L’état d’urgence è disciplinato dalla legge 385 del 3 aprile 1955, concepita per far fronte alla guerra d’Algeria, ma applicata anche nei territori d’Oltremare, nelle rivolte delle banlieues parigine del 2005 ed infine alla recente minaccia terroristica. Dal 14 novembre 2015 al 22 settembre 2017, grazie ai poteri speciali, sono state eseguite circa 4569 perquisizioni domiciliari amministrative, che hanno portato all’apertura di 690 procedimenti giudiziari, di cui 21 per apologia del terrorismo e 4 per associazione con finalità di terrorismo[1]. Emerge dunque un alto numero di provvedimenti invasivi a fronte di risultati processuali limitati. Nello stesso periodo, sono state disposte circa 712 assegnazioni a residenza e sequestrate più di 500 armi. Nel 2016, un rapporto di Amnesty International ha denunciato numerosi abusi delle autorità[2]. In particolare, la legge 55-385 concede ai prefetti il potere di ordinare perquisizioni senza preavviso, nel cosiddetto tempo di notte, altrimenti precluse all’autorità giudiziaria. Le irruzioni nei domicili sono state effettuate quasi sempre alle 4 del mattino, con armi spianate anche in presenza di minori e con la forzatura delle porte come prassi consolidata. Alcuni perquisiti affermano che l’ordine del prefetto sia stato emesso a seguito di delazioni dei vicini, per il semplice fatto di essere musulmani. Inoltre, la polizia ha sequestrato o copiato i dati contenuti in pc e cellulari, senza un’autorizzazione giudiziaria.
Amnesty International ha denunciato anche l’abuso dei poteri speciali antiterrorismo nei confronti di numerosi militanti ecologisti, nel corso della Conferenza sui cambiamenti climatici di Parigi. Una delle misure più contestate è infatti l’assegnazione a residenza, con l’obbligo di firma sino a 3 volte al giorno. Secondo l’organizzazione, le ragioni addotte sono spesso vaghe e i prefetti decidono sulla base di informazioni talvolta inaccurate, raccolte dall’intelligence e trasmesse al ministero dell’Interno, dunque al di fuori di qualsiasi controllo giudiziale. Sino a casi paradossali descritti da Amnesty, come quello di Daoud, cieco dalla nascita, costretto a prendere tre volte al giorno i mezzi pubblici per presentarsi al commissariato di Avignone, alle 8 del mattino, alle 15 e alle 19, con grave pregiudizio alla sua libertà di movimento e di lavoro. Solo l'applicazione della legge mostrerà se i diritti fondamentali saranno salvaguardati o se invece saranno i poteri emergenziali a diventare permanenti.
La legge 1510 del 30 ottobre 2017, voluta da Macron per superare l’état d’urgence, è stata criticata da destra per essere troppo lassista, da sinistra in quanto liberticida. La Special Rapporteur delle Nazioni Unite Fionnuala Ní Aoláin, co-autrice di un celebre saggio sullo stato d’emergenza[3], ha affermato che la legge rischia di ledere i diritti fondamentali e ha messo in guardia dal “normalizzare” i poteri emergenziali con disposizioni permanenti[4].
Nel dettaglio, la legge prevede innanzitutto il potere dei prefetti di istituire perimetri di sicurezza attorno a qualsiasi evento pubblico, con perquisizione obbligatoria per accedervi. La polizia di frontiera potrà invece controllare l’identità non solo nei porti e aeroporti internazionali, ma anche nel raggio di 20km, trattenendo i sospetti fino a 12 ore, contro le precedenti 6. Inoltre, le compagnie aeree potranno fornire alle autorità i dati dei passeggeri, compreso l’itinerario, il tipo di bagaglio e il metodo di pagamento dei biglietti. Riguardo ai luoghi di culto, se fino ad ora era possibile disporne la chiusura solo con prove di documenti scritti apologetici, la nuova legge consente di chiuderli sino a 6 mesi anche se diffondono “idee e teorie” legate al terrorismo. Una definizione molto vaga, che lascia mano libera alle autorità amministrative pur in mancanza di prove materiali.
Se nell’état d’urgence è prevista l’assegnazione a residenza di cui si è parlato poc’anzi, la nuova legge permette al destinatario del provvedimento di muoversi e risiedere all’interno di un comune e restringe l’obbligo di firma a una volta al giorno, salvo l’utilizzo del braccialetto elettronico. Il regime delle perquisizioni, tanto abusate nello stato d’emergenza, è riformato dalla legge, che consente al prefetto di disporre perquisizioni, definite “visite domiciliari”, che però dovranno essere convalidate da un giudice e non potranno più avvenire nel tempo di notte, salvo pericolo immediato. I sospetti non potranno essere trattenuti per più di 4 ore.
Le nuove disposizioni prevedono anche un articolato sistema di controllo parlamentare, nonché nuovi poteri per i servizi di intelligence e dell’antiterrorismo, in materia di intercettazioni e sorveglianza elettronica. Tuttavia, occorre notare alcune lacune nella legge 1510. Nonostante Macron nell’annunciarla avesse enfatizzato il ruolo della prevenzione della radicalizzazione, non vi è alcun riferimento a politiche di Cve – Verlt. La normativa è lacunosa anche su uno dei principali hub della radicalizzazione: le carceri. Il sistema francese infatti prevede ancora che, nel rispetto del principio di laicità, il referente spirituale musulmano del penitenziario non possa contattare di sua iniziativa i detenuti, per evitare il “proselitismo”. È quindi necessario che siano i carcerati a chiedere di vedere il referente spirituale ufficiale, cosa che i radicalizzati difficilmente faranno, preferendo normalmente rivolgersi a un imam fai-da-te interno alla prigione.
Matteo Pugliese, ISPI Associate Research Fellow
Note
[1]Rapporto parlamentare Raimbourg-Poisson, n. 4281, Commissione affari costituzionali dell’Assemblea Nazionale francese, 6 dicembre 2016, link: http://www.assemblee-nationale.fr/14/rap-info/i4281.asp; Controllo parlamentare dello stato di emergenza, Assemblea Nazionale, link: http://www2.assemblee-nationale.fr/15/commissions-permanentes/commission-des-lois/controle-parlementaire-de-l-etat-d-urgence/controle-parlementaire-de-l-etat-d-urgence/(block)/41420.
[2]Amnesty International, Des vies bouleversées. L'impact disproportionné de l'état d'urgence en France, 2016
[3]O. Gross, F. Ni Aolain, Law in Times of Crisis: Emergency Powers in Theory and Practice, Cambridge, 2007.
[4]F. Ni Aolain, France: The Dangers of Permanent Emergency Legislation, justsecurity.org, 27 settembre 2017.