G20: Caput Mundi | ISPI
Salta al contenuto principale

Form di ricerca

  • ISTITUTO
  • PALAZZO CLERICI
  • MEDMED

  • login
  • EN
  • IT
Home
  • ISTITUTO
  • PALAZZO CLERICI
  • MEDMED
  • Home
  • RICERCA
    • OSSERVATORI
    • Asia
    • Cybersecurity
    • Europa e Governance Globale
    • Geoeconomia
    • Medio Oriente e Nord Africa
    • Radicalizzazione e Terrorismo Internazionale
    • Russia, Caucaso e Asia Centrale
    • Infrastrutture
    • PROGRAMMI
    • Africa
    • America Latina
    • Global Cities
    • Migrazioni
    • Relazioni transatlantiche
    • Religioni e relazioni internazionali
    • Sicurezza energetica
    • DataLab
  • ISPI SCHOOL
  • PUBBLICAZIONI
  • EVENTI
  • PER IMPRESE
    • cosa facciamo
    • Incontri su invito
    • Conferenze di scenario
    • Formazione ad hoc
    • Future Leaders Program
    • I Nostri Soci
  • ANALISTI

  • Home
  • RICERCA
    • OSSERVATORI
    • Asia
    • Cybersecurity
    • Europa e Governance Globale
    • Geoeconomia
    • Medio Oriente e Nord Africa
    • Radicalizzazione e Terrorismo Internazionale
    • Russia, Caucaso e Asia Centrale
    • Infrastrutture
    • PROGRAMMI
    • Africa
    • America Latina
    • Global Cities
    • Migrazioni
    • Relazioni transatlantiche
    • Religioni e relazioni internazionali
    • Sicurezza energetica
    • DataLab
  • ISPI SCHOOL
  • PUBBLICAZIONI
  • EVENTI
  • PER IMPRESE
    • cosa facciamo
    • Incontri su invito
    • Conferenze di scenario
    • Formazione ad hoc
    • Future Leaders Program
    • I Nostri Soci
  • ANALISTI
Il Summit

G20: Caput Mundi

29 ottobre 2021

Al centro del Summit del G20 a Roma i vaccini e la lotta al surriscaldamento globale, ma il vertice dei grandi del mondo è ipotecato da profondi divari e assenti ‘eccellenti’.

 

È tutto pronto a Roma per l’inizio del G20, il vertice dei capi di stato e di governo in cui culmina l’anno di presidenza italiana dell’organismo che riunisce le venti principali economie mondiali. Mentre in molte parti del pianeta la pandemia continua a correre, l’Italia svolge il delicatissimo compito di far sedere i venti ad un unico tavolo per cercare di dare risposte coordinate e concrete a una lunga lista di sfide comuni, dall’emergenza climatica alla ripresa economica, dal gap sui vaccini alla questione Afghanistan. Un compito reso ancor più cruciale dal fatto che le decisioni e gli accordi che saranno presi (o mancati?) al vertice avranno ricadute dirette su tutto il pianeta. Le nazioni del blocco rappresentano infatti circa due terzi della popolazione mondiale, l'85% della produzione economica e tutti i maggiori emettitori di gas serra. Comprendono i governi più potenti e molte delle sue più grandi multinazionali. “Dove va il G20 – osserva oggi il Washington Post – il resto del pianeta è indissolubilmente legato a seguirlo”. Un’affermazione particolarmente vera in questo momento, poiché il forum farà da ‘volano’ al vertice sul clima COP26 delle Nazioni Unite a Glasgow, in una specie di ‘staffetta’ per la lotta al cambiamento climatico. Anche per questo il successo, o il fallimento, dei due vertici – segnati fin dalla vigilia da profondi divari e grandi assenti – appaiono profondamente legati. 

 

 

 

Chi c’è e chi no?

Mentre Joe e Jill Biden sono già a Roma, dove incontreranno prima dell’inizio del summit Papa Francesco e il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella, sono le sedie vuote a incombere sugli esiti del vertice. Su tutte quelle del presidente russo Vladimir Putin, che ha disertato l’incontro nel contesto delle tensioni tra il Cremlino e i paesi della NATO e dell'Unione Europea, e del suo omologo cinese Xi Jinping che parteciperà all’evento in videoconferenza, ufficialmente per evitare spostamenti durante la pandemia. Assenze di peso, quelle dei due principali leader non occidentali, che riflettono le distanze all’interno del blocco e spiegano perché sia così difficile realizzare un’agenda ambiziosa e collettiva persino su questioni come il clima, definita “una sfida esistenziale” nella bozza del comunicato finale. Tra i risultati più a portata di mano ci sono l’accordo su una tassa minima globale al 15% per le multinazionali del Big Tech, il reinserimento in agenda dei colloqui sul nucleare iraniano e il rafforzamento delle catene di approvvigionamento per ‘correggere’ errori e colli di bottiglia manifestatisi con la pandemia. E ancora: un impegno collettivo a ridurre le emissioni globali di metano del 30% entro il prossimo decennio. Ma si tratta – come ha osservato la presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen – "del frutto sul ramo più basso”.

 

Un’agenda fitta?

In linea con il tradizionale approccio economico del gruppo, il G20 potrebbe estendere la Debt Service Suspension Initiative (DSSI), il programma che sospende i pagamenti del debito dei paesi più poveri oltre la fine del 2021, e affrontare il nodo del gap vaccinale. Se nella popolazione dei paesi del G20 il tasso medio di vaccinazione è del 63%, in quelli a reddito medio-basso i vaccinati sono in media solo il 10%. Un tema strettamente legato alla COP26, poiché i leader del G20 devono anche fare i conti con un deficit degli aiuti promessi nell'accordo di Parigi sul clima ai paesi più poveri per aiutarli nella transizione ecologica. Secondo un rapporto pubblicato lunedì, su 100 miliardi di dollari ne sono stati stanziati solo 80, di cui 60 sotto forma di prestiti che andranno restituiti. Su vaccini e clima, l’Ue vuole indicare la direzione di marcia. Ursula von der Leyen arriva a Roma per ribadire l’obiettivo: vaccinare il 70% della popolazione mondiale entro il 2022, e rivendicare il contributo offerto sul piano globale nella lotta alla pandemia. “Quest’anno abbiamo distribuito 880 milioni di vaccini ai nostri cittadini e ne abbiamo esportati 1,2 miliardi”, ha ricordato la presidente della Commissione. E ha ribadito che le economie avanzate hanno il dovere di aiutare i paesi più in difficoltà perché “nessuno è al sicuro fino a quando tutti non saranno al sicuro”. 

 

Cooperazione o competizione?

Quanto rimarrà di questo G20 italiano al di là delle frasi e delle foto di rito? Difficile da prevedere.  Alle distanze e agli assenti ‘eccellenti’ si somma l'aumento dei prezzi dell'energia che rischia di far deragliare la ripresa economica. E un momento non certo idilliaco per le relazioni tra i paesi membri. Basti pensare che appena pochi giorni fa il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, anche lui a Roma, minacciava di espellere gli ambasciatori di dieci paesi occidentali, tra cui Francia, Germania e Stati uniti. E che il presidente americano Joe Biden ha deciso di ritagliarsi un incontro bilaterale con l’omologo francese Emmanuel Macron per ricucire con Parigi dopo l’affaire Aukus. Quello che si apre tra poche ore sarà anche l’ultimo vertice per la cancelliera tedesca Angela Merkel, arrivata al summit accompagnata dal probabile successore Olaf Scholz. In questo clima, trovare un terreno comune – condizione essenziale per un forum multilaterale efficace – non sarà facile. Nato in seguito alla crisi finanziaria asiatica alla fine del secolo scorso, il G20 aveva consentito di tracciare un piano di azione comune per far fonte alla crisi finanziaria del 2008. La sensazione è che con il passare degli anni, quel clima di cooperazione abbia lasciato il posto alla competizione tra stati. Se si vuol dare seguito alla promessa di riportare ‘People, Planet, Prosperity’ al centro dell’agenda globale, come proposto dalla presidenza italiana, è necessario invertire questa tendenza. Il rischio, altrimenti, è di assistere ad una lunga serie di compromessi al ribasso, o peggio a nessun compromesso.

 

Il commento

di Paolo Magri, Vice Presidente Esecutivo ISPI

“Le aspettative sul Summit G20 di Roma sono decisamente alte. Ma come evitare il rischio che il Summit non vada oltre una “photo opportunity” tra i leader globali e raggiunga invece risultati concreti? A onor del vero va ricordato che il Summit è solo la punta dell’iceberg del G20: rappresenta infatti il culmine di uno sforzo multilaterale durato un anno. E in quest'anno alcuni risultati - seppur (molto) parziali - sono stati conseguiti: dalla tassa minima globale al posticipo del ripagamento dei debiti dei paesi più poveri, al maggior impegno sulle vaccinazioni. Grande assente finora l'ambiente, quanto meno sul nodo cruciale dei tempi e modi per uscire dal carbone. Sarebbe auspicabile che nel G20 si creasse consenso politico rilanciando così le chances dell'imminente COP26. Di certo da Xi a Putin, le grandi assenze - più o meno giustificate - non aiutano”. (Leggi l'articolo)

 

* * *

A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications)

Ti potrebbero interessare anche:

Podcast Globally: L'impatto nel mondo della crisi del governo di Mario Draghi
G20 Ministri degli Esteri: dialogo a zero
Termometro economico n.21
Valeria Negri
Centro Studi Assolombarda
,
Stefania Saini
Centro Studi Assolombarda
Italia - Turchia: Alla corte di Erdogan
G7: guardando il PIL, l'Italia non ne farebbe parte
DORA: nuove regole europee per la sicurezza digitale
Andrea Rigoni
Deloitte
,
Paola Tavola
Deloitte

Tags

g20 Italia Roma
Versione stampabile

Iscriviti alla Newsletter Daily Focus

SEGUICI E RICEVI LE NOSTRE NEWS

Iscriviti alla newsletter Scopri ISPI su Telegram

Chi siamo - Lavora con noi - Analisti - Contatti - Ufficio stampa - Privacy

ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) - Palazzo Clerici (Via Clerici 5 - 20121 Milano) - P.IVA IT02141980157