Le temperature dello scorso ottobre in Europa faranno segnare livelli tra i più alti di sempre. Anche per questo, ci sembra che l’emergenza gas non sia ancora alle porte: i livelli degli stoccaggi europei hanno superato il 95%, mentre i prezzi spot del gas naturale sono calati da 250 €/MWh sino a 100 (per poi ritracciare a 130 nell’ultima settimana). Ma proprio temperature autunnali sino ad ora così miti nascondono appena una crisi che, invece, è dietro l’angolo.
Il grafico qui sopra mostra proprio questo, e anzi, è un grafico che contiene tre storie. La prima è una storia di estrema resilienza del sistema gas europeo. Mentre Gazprom tagliava le forniture europee prima del 25% (40 Gmc l’anno) e poi, con il proseguire dell’anno, dell’85% (135 Gmc/a), l’Unione europea continuava a trovare forniture alternative. Si poneva certamente un problema di prezzi, che quest’anno in media sono aumentati di circa 7 volte rispetto al periodo pre-crisi. Ma non ve ne era uno di volumi. Per capirci: nel corso delle prime 32 settimane dell’anno, ovvero fino a metà agosto, il sistema europeo (Ue + Regno Unito) aveva importato un equivalente annuo di 437 Gmc, contro i 430 dello stesso periodo dell’anno scorso.
Questione di volumi
Oggi, però, la storia che ci si para di fronte è nettamente diversa. La chiusura definitiva dei flussi di metano da Nord Stream, assieme alla riduzione del gas russo che transita per le altre rotte, hanno portato a un ammanco che nell’ultimo mese ammonta ormai al 10% del totale se confrontato con le importazioni del 2021. Si tratta insomma di una crisi che si sta allargando proprio ai volumi, e non più solo ai prezzi.
E non finisce qui, purtroppo. Come è semplice notare dal grafico, nel corso degli ultimi due mesi dell’anno scorso le importazioni europee erano cresciute notevolmente, da 380 a 460 Gmc/anno. Il problema è che non sembra che l’Europa abbia a disposizione un gran numero di fornitori alternativi. Certo, al calo congiunturale delle importazioni nelle ultime quattro settimane va fatta la tara, in ragione dell’ottobre mite che ha portato a livelli di riempimento degli stoccaggi molto alti (e dunque a sempre meno spazio per continuare a importare gas in preparazione dei mesi invernali): basti considerare che fuori dalle coste europee attendono di sbarcare navi con a bordo circa 2,5 Gmc di GNL, l’“ingorgo” di forniture più elevato di sempre. Eppure non si riescono a vedere all’orizzonte fornitori davvero in grado di compensare il calo russo, almeno nel breve periodo.
All’opposto, Algeria e Norvegia sembrano segnalare di non essere in grado di aumentare le forniture nel breve periodo. E a livello globale anche il GNL nel 2023 attraverserà un periodo nero, con la probabile domanda cinese in ripresa ma pochissime nuove forniture previste rispetto alla produzione del 2022.
Nel caso le importazioni europee continuassero a rimanere stabili, a fine anno i livelli delle importazioni europee saranno del 25% più bassi rispetto a quelli del 2021. È con questa strada molto in salita che l’Europa, che si avvicina a grandi passi verso l’inverno, dovrà presto fare i conti.