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L'ultimo comunicato

Gerusalemme nel mirino dello Stato Islamico

Francesco Marone
28 gennaio 2020

Lunedì 27 gennaio il cosiddetto Stato Islamico (IS) ha distribuito sui social media un nuovo messaggio: una registrazione audio in arabo attribuita al nuovo portavoce ufficiale dell’organizzazione, Abu Hamza al-Qurayshi. Il discorso, della durata di circa 37 minuti, è intitolato “Allah li annientò e altrettanto avverrà per i miscredenti” (citazione, piegata strumentalmente a fini estremistici, di un passo coranico, XLVII:10). Il riferimento è allo stato di Israele.

Il discorso, già annunciato sul web in termini generici il giorno precedente da al-Furqan (la più antica e autorevole casa di produzione dell’IS), arriva a quasi tre mesi di distanza dal precedente messaggio della leadership del gruppo: il 31 ottobre 2019, con un’altra registrazione audio, l’organizzazione jihadista aveva riconosciuto la morte del “califfo” Abu Bakr al-Baghdadi e del portavoce ufficiale Abu-Hasan al-Muhajir e aveva presentato i loro successori nelle persone rispettivamente di Abu Ibrahim al-Hashimi al-Qurayshi e, appunto, di Abu Hamza al-Qurayshi. Anche in quell’occasione a prendere la parola era stato soltanto il portavoce. Da parte sua, il nuovo “califfo” finora non ha rivelato né la sua voce né tantomeno il suo volto.

Quest’ultima registrazione audio è sicuramente meritevole di attenzione, pur non contenendo novità clamorose. Dopo il preavvertimento di domenica 26 gennaio, c’erano molte aspettative sul fatto che il messaggio potesse riguardare il nuovo “califfo” o potesse addirittura – per quanto improbabile – averlo come protagonista. L’elevato interesse per dettagli sulla sua persona è dovuto proprio al fatto che ad oggi non si vi sono ancora conferme indiscutibili sull’identità di chi si cela dietro il nome di battaglia di Abu Ibrahim al-Hashimi al-Qurayshi; da parte sua, l’IS aveva fornito soltanto pochissime informazioni a riguardo, oltretutto molto generiche.

Lunedì 20 gennaio il quotidiano britannico The Guardian, sulla base di fonti di intelligence, aveva sostenuto che il nuovo leader fosse un esponente di spicco dell’organizzazione iracheno chiamato Amir Mohammed Abdul Rahman al-Mawli al-Salbi e noto anche con altri pseudonimi.

Questa registrazione audio non offre alcun contributo per fare chiarezza sul profilo del “califfo”, così come dello stesso portavoce ufficiale. In maniera analoga, il messaggio, a differenza di quanto ci si sarebbe potuti aspettare, non indugia sull’uccisione del generale iraniano Qasem Soleimani e sulle conseguenze dirette di tale evento nella regione.

Il discorso di Abu Hamza al-Qurayshi dedica piuttosto molto spazio a ripercorrere la storia dell’IS e delle organizzazioni che l’hanno preceduto, pur con altri nomi. L’obiettivo di questa ricostruzione è presumibilmente quello di ricordare la missione del gruppo armato e di mostrarne la solidità e persino le presunte capacità di espansione fuori dall’Iraq, nonostante le avversità degli ultimi mesi: nel corso del 2019 l’IS, come noto, ha perso la dimensione territoriale del “califfato” in Siria e Iraq, oltre alla persona del “califfo”. Il concetto di baqiya (riferito al verbo “rimanere”), che compone anche il motto non ufficiale del gruppo armato (“rimanere ed espandersi”), ha un ruolo importante nel discorso.

Abu Hamza al-Qurayshi evoca i tanti nemici dell’organizzazione jihadista: nel discorso si possono trovare riferimenti critici agli Stati Uniti, all’Iran, al governo iracheno, alle milizie sciite, al regime siriano e ai curdi, cenni di scherno e disprezzo nei confronti del Presidente USA Donald Trump (chiamato “cane dei Romani”, ovvero dei Cristiani) e dei suoi due predecessori, minacce alle tribù sunnite in Iraq e critiche a Hamas.

Abu Hamza al-Qurayshi assicura anche ai seguaci reclusi in prigione che non sono stati dimenticati. Chiede infine ai simpatizzanti di contribuire attivamente alla causa, in particolare trasferendosi nella più vicina wilaya (governatorato) dell’IS.

L’aspetto probabilmente più interessante è tuttavia costituito dall’enfasi sull’ostilità nei confronti di Israele e degli ebrei, nell’ambito di una dichiarata “nuova fase” della “guerra” condotta dal gruppo armato.

Abu Hamza al-Qurayshi rimarca che l’IS volge il proprio sguardo verso Gerusalemme e incita i militanti jihadisti a mettere alla prova le proprie armi, anche “chimiche”, contro Israele e a colpire gli Ebrei ovunque li incontrino, incoraggiando specialmente i militanti attivi nel Sinai e in Siria.

Nel complesso, si può sostenere che, in termini di propaganda, i riferimenti espliciti (persino in lingua ebraica) agli ebrei e a Gerusalemme non siano certamente una novità nella comunicazione dell’IS e, in generale, dei gruppi jihadisti. La stessa arringa di Abu Hamza al-Qurayshi cita una famosa sentenza di Abu Musab al-Zarkawi (progenitore dell’IS, ucciso nel 2006): “Combattiamo qui [nel caso di Zarqawi, in Iraq], ma il nostro sguardo è rivolto verso Gerusalemme”.

In termini di violenza effettivamente eseguita, le operazioni attribuite all’IS contro Israele sono state, invece, rare. Più gravi sono stati, piuttosto, gli attacchi terroristici ispirati o incoraggiati dal gruppo armato contro obiettivi ebraici in Occidente: si possono ricordare, tra gli altri, l’attentato al Museo Ebraico di Bruxelles nel 24 maggio 2014, l’assedio al supermercato kosher di Parigi del 9 gennaio 2015 (subito dopo la strage di Charlie Hebdo), la sparatoria contro la Grande Sinagoga di Copenaghen del 14 febbraio 2015, l’aggressione ai danni di un insegnante ebreo a Marsiglia l’11 gennaio 2016.   

Significativamente il messaggio pronunciato dal portavoce dell’IS è stato pubblicato il giorno prima della presentazione pubblica da parte del Presidente Trump del cosiddetto “Accordo del secolo” sul conflitto israelo-palestinese, che viene infatti esplicitamene menzionato nel discorso.

Inoltre, non si può escludere totalmente la possibilità che il gruppo jihadista abbia deciso intenzionalmente di diffondere la registrazione audio proprio in occasione del Giorno della Memoria che commemora a livello internazionale le vittime dell’Olocausto (nel settantacinquesimo anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz), sebbene non vi siano riferimenti espliciti a tale ricorrenza nella registrazione audio.

Finora, al di là di appelli più o meno generici, l’attenzione e, ancor più, l’impegno fattivo dell’IS nei confronti di Israele sono stati nel complesso modesti, tanto da attirare la critica di altri gruppi islamisti e da alimentare persino ricorrenti teorie cospiratorie relative a una fantomatica alleanza segreta tra stato ebraico e “califfato”. Inoltre, il gruppo jihadista non è riuscito ad assicurarsi una presenza rilevante nei territori palestinesi e il suo ruolo nel conflitto arabo-israeliano è stato finora del tutto trascurabile. D’altra parte, la Palestina è stata non di rado presentata dall’IS semplicemente come uno dei tanti campi del jihad armato.

Il messaggio declamato da Abu Hamza al-Qurayshi è verosimilmente finalizzato a riguadagnare visibilità e potenzialmente attenzione e a intercettare sentimenti anti-israeliani o persino antisemiti nel vasto mondo musulmano. In questo senso, costituisce, per molti versi, un’anomalia piuttosto interessante nella propaganda dell’IS.

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terrorismo Israele
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AUTORI

Francesco Marone
ISPI Associate Research Fellow e Università di Pavia

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