Cavallo di Troia?
I russi hanno annunciato la ritirata da Kherson. Secondo quanto riportato dal comandante delle forze russe in Ucraina, Mosca non era più in grado di garantire rifornimenti alla città. Per evitare un accerchiamento ha quindi deciso di spostare la linea del fronte sull’altra sponda del fiume Dnipro. Non sarà però un ripiegamento facile: coinvolge circa 40mila soldati in un’area in cui molti ponti sono stati distrutti. Le perdite potrebbero essere alte, ritoccando verso l’alto l’ultima stima americana di più di 100.000 soldati russi uccisi o feriti dall’inizio dell’invasione.
Nonostante un contesto in apparenza favorevole, Kiev annuncia una avanzata “circospetta”. Il timore è quello di una trappola che conduca a una guerriglia urbana a Kherson. La cui riconquista aprirebbe però nuovi scenari militari e non solo.
L’importanza di chiamarsi Kherson
Kherson è l’unico capoluogo di regione ucraino e la città più a occidente sotto il controllo russo. Secondo i piani di Mosca doveva essere il trampolino di lancio verso Odessa per chiudere a Kiev ogni accesso al Mar Nero. Il ritiro corrisponderebbe a una sconfitta innanzitutto simbolica per Mosca che solo lo scorso mese aveva annesso l’intera regione.
Le potenziali ricadute militari sono altrettanto severe. Kherson è un punto fondamentale delle linee di rifornimento russe dalla Crimea, che ora diventerebbero bersaglio a portata dei missili di Kiev. Mosca potrebbe poi trovarsi costretta a spostare truppe a sud proprio per proteggere la penisola annessa nel 2014, il cui controllo resta condizione imprescindibile per i russi in una potenziale trattativa diplomatica. Forse non così remota.
Una nuova speranza
Sono passati più di sei mesi dall’ultimo tavolo negoziale ufficiale tra Russa e Ucraina per trovare una soluzione diplomatica alla guerra. Gli eventi e i segnali di questi giorni potrebbero però potenzialmente riaprire uno spiraglio per nuove trattative.
Le azioni militari sul terreno sono destinate a rallentare con l’arrivo dell’inverno. E per la prima volta i due eserciti sono separati da un confine geografico netto, il fiume Dnipro, che faciliterebbe un cessate il fuoco. Passato lo scoglio delle midterm, il ruolo di mediatore degli Stati Uniti potrà poi essere meno sfumato. E già la Casa Bianca sembrerebbe aver avuto successo nel convincere Zelensky a rinunciare all’opporsi per principio a trattare con la Russia.
Resta però il nodo irrisolto di fondo: quale accordo è politicamente accettabile per Putin e Zelensky?