Qual è il nesso tra un maiale in agrodolce mangiato a Shanghai, un ettaro di foresta che scompare in Amazzonia e un gruppo di profughi che sbarcano sulle coste europee? Apparentemente nessuno. I cinesi possono continuare a mangiare indisturbati il loro maiale. Ma più ne mangeranno, più il legame diventerà visibile.
In un mondo interconnesso, appare sempre più attuale l’assioma esposto nel 1979 dal meteorologo statunitense Edward Lorenz per cui “il battito di ali di una farfalla in Brasile può causare un tornado in Texas”. Il modello di produzione e commercializzazione degli alimenti, che oggi ha assunto dimensioni globali, ha un impatto non indifferente su equilibri ambientali, economico-sociali e persino culturali in vaste aree del pianeta. E concorre a ridurre sensibilmente i gradi di separazione tra mondi lontani e apparentemente non comunicanti. Come si arriva dal maiale di Shanghai ai barconi di profughi nel Mediterraneo, passando per il Sud America?
LEGGI IL LONGREAD
Il Futuro del Cibo è il secondo longread dell’ISPI, dopo Artico: il Grande Gioco del secolo. Un nuovo prodotto per esplorare temi e aree emergenti della geopolitica mondiale. L’autore di questa pubblicazione è Stefano Liberti, scrittore e giornalista.