Il G20 di fronte alle sfide per il welfare e la coesione sociale
Salta al contenuto principale

Form di ricerca

  • ISTITUTO
  • PALAZZO CLERICI
  • MEDMED
  • G20 & T20

  • login
  • EN
  • IT
Home
  • ISTITUTO
  • PALAZZO CLERICI
  • MEDMED
  • G20 & T20
  • Home
  • RICERCA
    • OSSERVATORI
    • Asia
    • Cybersecurity
    • Europa e Governance Globale
    • Geoeconomia
    • Medio Oriente e Nord Africa
    • Radicalizzazione e Terrorismo Internazionale
    • Russia, Caucaso e Asia Centrale
    • Infrastrutture
    • PROGRAMMI
    • Africa
    • America Latina
    • Global Cities
    • Migrazioni
    • Relazioni transatlantiche
    • Religioni e relazioni internazionali
    • Sicurezza energetica
  • ISPI SCHOOL
  • PUBBLICAZIONI
  • EVENTI
  • PER IMPRESE
    • cosa facciamo
    • Incontri ristretti
    • Conferenze di scenario
    • Future Leaders Program
    • I Nostri Soci
  • ANALISTI

  • Home
  • RICERCA
    • OSSERVATORI
    • Asia
    • Cybersecurity
    • Europa e Governance Globale
    • Geoeconomia
    • Medio Oriente e Nord Africa
    • Radicalizzazione e Terrorismo Internazionale
    • Russia, Caucaso e Asia Centrale
    • Infrastrutture
    • PROGRAMMI
    • Africa
    • America Latina
    • Global Cities
    • Migrazioni
    • Relazioni transatlantiche
    • Religioni e relazioni internazionali
    • Sicurezza energetica
  • ISPI SCHOOL
  • PUBBLICAZIONI
  • EVENTI
  • PER IMPRESE
    • cosa facciamo
    • Incontri ristretti
    • Conferenze di scenario
    • Future Leaders Program
    • I Nostri Soci
  • ANALISTI
Lotta alla disuguaglianza
Il G20 di fronte alle sfide per il welfare e la coesione sociale
Davide Tentori
24 marzo 2021

La lotta alla povertà e alle disuguaglianze globali è un tema caro al G20 già da diversi anni. Il forum informale che riunisce i capi di stato delle venti principali economie globali era infatti stato creato nel 2009 al fine di contrastare gli effetti della grande crisi finanziaria globale del 2008: conseguenze che non hanno interessato solo il settore bancario e dei servizi finanziari, ma che si sono estese all’economia reale provocando gravi problemi come aumento della disoccupazione (soprattutto giovanile) e della povertà, disuguaglianze nella distribuzione del reddito, povertà educativa e difficoltà di accesso a servizi di welfare come ammortizzatori sociali, prestazioni sanitarie, istruzione. Si tratta di effetti negativi che hanno avuto un impatto trasversale, nelle economie avanzate come nei paesi in via di sviluppo, colpendo in maniera principale le categorie sociali più vulnerabili, come giovani e lavoratori precari, le donne, e i percettori di redditi più bassi.

 

Un mondo più diseguale: da ben prima della pandemia

È evidente che la pandemia da Covid-19 rischia di aggravare in maniera molto significativa questi problemi. I continui lockdown hanno provocato pesanti battute d’arresto all’economia e, molto probabilmente, si tradurranno nella chiusura di attività produttive e nella conseguente perdita di posti di lavoro. Fino ad ora, il tasso di disoccupazione nei paesi G20 non è aumentato drammaticamente, soprattutto grazie alle imponenti risorse messe in campo dai governi (soprattutto nei paesi occidentali) per sostenere l’economia. In Unione Europea la disoccupazione a gennaio 2021 era stabile rispetto ai mesi precedenti (7,3%), in leggero aumento rispetto ad un anno fa (6,6% a gennaio 2020), mentre negli Stati Uniti a febbraio i disoccupati erano il 6,2% della forza lavoro (rispetto al 3,5% del pre-pandemia). Tuttavia, l’OCSE ha recentemente mostrato che tra i propri membri nell’ultimo anno le persone che hanno perso il lavoro sono almeno dieci milioni, un numero che potrebbe aumentare quando le risorse aggiuntive spese per sostenere i meccanismi di cassa integrazione si saranno esaurite. L’aumento della povertà sarà anche un’altra “eredità” lasciata dalla pandemia: secondo le ultime stime della Banca Mondiale, l’aumento dei nuovi poveri a livello globale è stato compreso tra 119 e 124 milioni di individui. In parallelo, secondo un altro studio della Banca Mondiale con il Fondo Monetario Internazionale, è atteso anche un aumento delle disuguaglianze, dal momento che – ancora una volta – le categorie più vulnerabili (non solo nei aesi meno sviluppati ma anche in quelli più ricchi) saranno maggiormente penalizzate: le donne rischiano una maggiore esclusione dal mercato del lavoro, mentre la didattica a distanza legata alla chiusura delle scuole potrebbe avere un impatto negativo ancora più forte sugli studenti provenienti dalle famiglie meno abbienti, ma anche complessivamente sull’economia.

Va però considerato che gli effetti della pandemia si sono innestati su un contesto globale disomogeneo, nel quale la lotta alla povertà e alle disuguaglianze ha conosciuto risultati contrastanti. Infatti, mentre nel corso degli ultimi decenni la povertà (quantomeno quella estrema) è drasticamente diminuita a livello globale, le varie forme di disuguaglianza (come la distribuzione del reddito e la concentrazione della ricchezza) sono aumentate a livello nazionale, spesso anche nelle economie più sviluppate. Si tratta dunque di problemi strutturali che la difficile situazione attuale non potrà che aggravare, se non si interviene prontamente. Che fare, dunque, per cercare di preservare la coesione sociale in un contesto così fragile e incerto?

 

Il G20 in campo per sostenere lavoro e istruzione

Fu la presidenza di turno australiana nel 2014 ad istituire a livello di G20 l’Employment Working Group, con il principale intento di ridurre il gap di genere per quanto riguarda la partecipazione al mercato del lavoro. Infatti, uno dei risultati più importanti assunti dai leader al summit G20 di Brisbane fu l’impegno collettivo a ridurre il gender gap lavorativo del 25% entro il 2025. Da allora, l’agenda del gruppo di lavoro si è allargata, affrontando questioni più ampie come la disoccupazione giovanile (durante la presidenza G20 turca nel 2015 si assunse il target di ridurre la quota di giovani al rischio di diventare “NEET”, ovvero che non studiano né lavorano) e il rafforzamento delle competenze e abilità tecniche (soprattutto negli ambiti tecnici delle cosiddette “STEM” – Science, Technology, Engineering and Mathematics) finalizzate all’ingresso e alla permanenza nel mercato del lavoro. Il legame tra mondo dell’istruzione e mondo del lavoro è stato ulteriormente rafforzato per volere della presidenza argentina del G20 nel 2018, con la decisione di istituire l’Education Working Group, che si è focalizzato soprattutto sull’importanza di garantire accesso universale all’istruzione e di questioni quali la creazione di competenze tecnologiche e digitali nei percorsi scolastici.

 

L’impegno del G20 italiano per una società più equa

Fra i tre “pilastri” scelti dal governo italiano per impostare le priorità della presidenza del G20 nel 2021, quello imperniato sulle persone riveste senz’altro un’importanza strategica, ed è su di esso che si svilupperanno le attività dei gruppi di lavoro Employment e Education. Per quanto riguarda le tematiche del lavoro, l’agenda italiana ha definito tre priorità, confermando innanzitutto la promozione dell’occupazione femminile attraverso la creazione di posti di lavoro qualificati e avviando una riflessione sul futuro dei sistemi di welfare in un mondo che sta cambiando (non solo per il Covid-19) e sulle nuove forme di lavoro, con particolare riferimento al teleworking e alle implicazioni che queste nuove pratiche hanno per la società nel suo complesso. Lotta alla dispersione scolastica e alla povertà educativa, rafforzamento delle competenze digitali e transizione dalla scuola al lavoro sono invece i temi scelti in ambito education. Il lavoro dei due gruppi di lavoro culminerà in una riunione ministeriale congiunta – proprio a voler sottolineare lo stretto legame tra queste tematiche – che si svolgerà a Catania il 22-23 giugno.

È ancora presto per dire se la discussione promossa dalla presidenza italiana riuscirà a produrre impegni concreti da parte dei membri del G20, che portino a risultati efficaci nei prossimi anni. Certamente la pandemia ancora in atto ha messo in evidenza come la coesione sociale potrebbe essere messa a rischio se i governi non rispondono prontamente alle sfide epocali poste al mondo del lavoro e della scuola. Compito del G20 è cercare un coordinamento tra le politiche nazionali che possa favorire una ripresa post-pandemia che nel breve-medio periodo sia in grado di garantire un equo accesso al mercato del lavoro, e nel lungo termine riesca a dotare le future generazioni delle conoscenze e delle competenze necessarie per affrontare le profonde transizioni a cui il nostro pianeta sta andando incontro. 

Ti potrebbero interessare anche:

Low-Income Countries and Multilateralism: Striving for Inclusion
Rose Ngugi
KIPPRA and Co-Chair of the T20 Task Force 8 on Multilateralism and Global Governance
Debt in a Post-Covid World: Is It Sustainable?
Antonio Villafranca
ISPI Director of Studies
,
Carlo Mongini
ISPI Research Assistant
G20: Promoting Private Sector Cooperation for Debt Suspension
Patrick Bolton
Columbia University and Center for Economic Policy Research
,
Mitu Gulati
Duke University
,
Ugo Panizza
Graduate Institute Geneva, Center for Economic Policy Research, and Luigi Einaudi Foundation
Covid-19 Crisis: G20 and Debt Sustainability in Sub-Saharan Africa
Kathrin Berensmann
German Development Institute
,
Aloysius Ordu
The Brookings Institution
,
Lemma W. Senbet
University of Maryland and The Brookings Institution
G20’s Turn to Lead on Debt Relief for a Global Recovery
Kevin Gallagher
Boston University
,
Shamshad Akhtar
Former Governor of the State Bank of Pakistan and Finance Minister of Pakistan
,
Stephanie Griffith-Jones
Sussex University and Columbia University
,
Ulrich Volz
SOAS
,
Moritz Kraemer
CountryRisk.io
Storia del G20, un paese alla volta: Canada

Tags

g20
Versione stampabile
 
Verso il G20

AUTORI

Davide Tentori
ISPI Research Fellow

SEGUICI E RICEVI LE NOSTRE NEWS

Iscriviti alla newsletter

Chi siamo - Lavora con noi - Analisti - Contatti - Ufficio stampa - Privacy

ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) - Palazzo Clerici (Via Clerici 5 - 20121 Milano) - P.IVA IT02141980157