I ministri del G7 si incontrano faccia a faccia per la prima volta in due anni, prima del vertice dei leader di giugno. Sul tavolo, dalle fake news a una linea comuni contro le autocrazie, mentre India, Australia e Corea del Sud sono ospiti d’eccezione.
I ministri degli Esteri del G7 si ritrovano oggi a Londra per i primi colloqui faccia a faccia in più di due anni. Sul tavolo, la pandemia, i cambiamenti climatici, la crisi in Myanmar, le relazioni con Russia, Cina e Iran e le strategie di difesa comune dalle minacce esterne, comprese le fake news e la disinformazione ‘mirata’. Al di là dei tanti contenuti ‘caldissimi’ però, un aspetto che stupisce è la lista degli invitati: al vertice del gruppo, che riunisce le più grandi economie avanzate (Regno Unito, Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone e Stati Uniti), con eccezione della Russia la cui partecipazione è sospesa dal 2014, sono presenti infatti anche Australia, India, Corea del Sud, Sud Africa e sultanato del Brunei, attuale presidente di turno dell’Asean. Inviti che rivelano la fitta trama di relazioni intessute dagli alleati nell’Indo-Pacifico, una regione sempre più al centro delle tensioni internazionali. Il vertice, che si conclude domani, costituisce un’opportunità per affrontare “sfide condivise, minacce crescenti e opportunità da cogliere” ha detto il ministro degli Esteri britannico Dominic Raab inaugurando l’incontro, che serve soprattutto a preparare il summit vero e proprio: quello tra capi di stato in calendario nel Regno Unito – presidente di turno del G7 – il mese prossimo. Sarà il primo di nuovo “in presenza” dall’inizio della pandemia e soprattutto il primo del dopo Trump. Al summit, dall’11 al 13 giugno in Cornovaglia, parteciperà anche Joe Biden nel suo primo viaggio all’estero in veste di presidente degli Stati Uniti.
Un G7 anti-Cina?
A margine del summit il ministro degli Esteri inglese Dominc Raab ha incontrato il suo omologo Anthony Blinken. Durante una conferenza stampa congiunta Raab ha dichiarato che “la porta della diplomazia è sempre stata aperta alle autocrazie”, ma ha avvertito il presidente russo Vladimir Putin, di porre fine alle sue “rischiose sciabolate al confine con l'Ucraina, agli attacchi informatici e alla disinformazione”. Raad ha ribadito inoltre che l'avvelenamento di Alexei Navalny, non è stato solo un abuso dei diritti umani, ma “un uso di armi chimiche sul suolo russo”. Per i paesi riuniti al G7 la tensione con Mosca ha aggiunto l’apice con il divieto d’ingresso in Russia imposto a 8 alti funzionari di Bruxelles, tra cui il presidente del Parlamento europeo David Sassoli, in risposta alle sanzioni europee per il caso Navalny. Riguardo alla Cina, Blinken ha detto che “non è intenzione degli Stati Uniti contenere la Cina, o frenarla” ma di “sostenere l'ordine internazionale basato su regole, in cui i nostri paesi hanno investito tanto e a lungo, a vantaggio non solo dei nostri cittadini, ma delle persone in tutto il mondo, inclusa, tra l’altro, la Cina”. Prima di atterrare nel Regno Unito, Blinken ha accusato Pechino di repressione in patria e aggressività all’estero. Ma ha chiarito che un conflitto militare tra le due maggiori economie del mondo non serve a nessuno e non risponde ai loro interessi: “Ma se qualsiasi paese – Cina o altri – intraprenderanno azioni che sfidano o indeboliscono o cercano di erodere quell’ordine basato su delle regole, ci alzeremo e lo difenderemo”.
In cerca di nuovi alleati?
Al centro degli incontri di oggi, inoltre, le grandi crisi internazionali: Myanmar, Libia, Siria, Iran e Corea del Nord. “Diplomazia e deterrenza” riferisce la BBC, saranno le parole d’ordine. E a sottolineare che i tempi dell’America first di Donald Trump sono ormai alle spalle, Blinken ha affermato: “La sfida per noi è dimostrare che possiamo servire i nostri cittadini e che quando esaminiamo la maggior parte delle questioni che stanno avendo un impatto sulle loro vite, che si tratti di questa pandemia, del cambiamento climatico o delle nuove tecnologie, nessun paese può affrontare tali sfide da solo, nemmeno gli Stati Uniti”. Il Gruppo dei sette mira a corteggiare nuovi alleati per contrastare le sfide di Cina e Russia “senza frenare Pechino” e perseguendo “un rapporto più stabile” con il Cremlino, hanno detto ancora Raab e Blinken. Nonostante le critiche di chi, negli ultimi anni, ne ha sottolineato la scarsa capacità di influenza e rappresentatività (soprattutto dopo il catastrofico incontro di Charlevoix nel giugno 2018), il G7 è ancora una potenza da non sottovalutare: insieme i paesi membri producono una ricchezza pari a 40 mila miliardi di dollari, poco meno della metà del Pil globale, rappresentano un decimo della popolazione del mondo.
Dal G7 al D10?
Le sette principali economie del mondo, insomma, hanno ancora qualcosa da dire e dal G7 dei ministri degli Esteri mirano a uscire con una linea concordata, e dunque più solida, su vari fronti caldi dello scacchiere internazionale. Anche per questo i singoli paesi si sono organizzati per supportare l’India alle prese con una seconda, drammatica ondata di contagi, con iniziative congiunte che saranno annunciate nelle prossime ore. Intanto l'amministrazione Biden ha annunciato che sosterrà l'iniziativa di Pfizer di iniziare ad esportare dosi di vaccino per il Covid prodotte negli Stati Uniti. Si tratta della prima volta che vaccini Made in Usa saranno consegnati a qualcuno che non è il governo americano. Le grandi manovre per espandere il G7 e trasformarlo in un’alleanza di democrazie (D10) da contrapporre al crescente assertivismo russo e cinese, sembrano dunque essere in corso. Finora l’ipotesi, accarezzata dalla nuova amministrazione americana, ha incontrato la resistenza europea che nei confronti di Russia e Cina mantiene un approccio in parte distante da quello di Washington. E poi, anche in seno a un ideale ‘concerto delle democrazie’ i nodi da risolvere sarebbero ancora molti: primo fra tutti la richiesta – più volte reiterata da India e Sudafrica e finora rimasta lettera morta – di sospendere i brevetti dei vaccini anti-Covid per consentirne la produzione in tutti i paesi che ne hanno bisogno. Segno che molti non sono più disposti a rimanere ai margini mentre un piccolo gruppo di paesi si riunisce e decide regole e nuovi equilibri del potere globale. Il mondo di oggi è più complesso, anche se l'America è tornata.
Il commento
Di Antonio Villafranca, ISPI Director of Studies, e Co-Head dell'Osservatorio Europa e Governance Globale
“Londra ha invitato al G7 in Cornovaglia anche Corea del Sud, India e Australia. Paesi asiatici e certamente non ‘vicini’ alla Cina. L'idea di Biden del summit delle democrazie in funzione 'anti-Cina' (e Russia) prende corpo. Già al vertice di oggi tra i Ministri degli Esteri se ne avrà un assaggio. Sarebbe però auspicabile che emergessero anche le aree di collaborazione con Cina e Russia in ambito G20. E che sulla solidarietà tra i paesi del G7, a partire dai vaccini, si andasse oltre la facciata”.
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A cura della redazione di ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca, ISPI Advisor for Online Publications)