Il G7 e il ruolo dell'Italia | ISPI
Salta al contenuto principale

Form di ricerca

  • ISTITUTO
  • PALAZZO CLERICI
  • MEDMED

  • login
  • EN
  • IT
Home
  • ISTITUTO
  • PALAZZO CLERICI
  • MEDMED
  • Home
  • RICERCA
    • OSSERVATORI
    • Asia
    • Cybersecurity
    • Europa e Governance Globale
    • Geoeconomia
    • Medio Oriente e Nord Africa
    • Radicalizzazione e Terrorismo Internazionale
    • Russia, Caucaso e Asia Centrale
    • Infrastrutture
    • PROGRAMMI
    • Africa
    • America Latina
    • Global Cities
    • Migrazioni
    • Relazioni transatlantiche
    • Religioni e relazioni internazionali
    • Sicurezza energetica
  • ISPI SCHOOL
  • PUBBLICAZIONI
  • EVENTI
  • PER IMPRESE
    • cosa facciamo
    • Incontri ristretti
    • Conferenze di scenario
    • Future Leaders Program
    • I Nostri Soci
  • ANALISTI

  • Home
  • RICERCA
    • OSSERVATORI
    • Asia
    • Cybersecurity
    • Europa e Governance Globale
    • Geoeconomia
    • Medio Oriente e Nord Africa
    • Radicalizzazione e Terrorismo Internazionale
    • Russia, Caucaso e Asia Centrale
    • Infrastrutture
    • PROGRAMMI
    • Africa
    • America Latina
    • Global Cities
    • Migrazioni
    • Relazioni transatlantiche
    • Religioni e relazioni internazionali
    • Sicurezza energetica
  • ISPI SCHOOL
  • PUBBLICAZIONI
  • EVENTI
  • PER IMPRESE
    • cosa facciamo
    • Incontri ristretti
    • Conferenze di scenario
    • Future Leaders Program
    • I Nostri Soci
  • ANALISTI
Pubblicazioni per il Parlamento e il Ministero degli Affari Esteri
Il G7 e il ruolo dell'Italia
Antonio Villafranca
|
Emiliano Battisti
|
Matteo Villa
04 maggio 2017

Executive Summary

Nell’ultimo quarto di secolo, l’agenda dei temi in discussione al G7 si è allargata in misura significativa. I governi che detengono le presidenze annuali, un tempo “snelle” e incentrate quasi solo attorno all’organizzazione del summit, si ritrovano oggi a dover mettere in piedi una macchina organizzativa notevole, in un percorso che si snoda per gran parte dei dodici mesi dell’anno solare di presidenza.

Il G7 italiano non fa eccezione, con 11 riunioni Ministeriali a contorno del summit principale che si tengono tra marzo e novembre in sette diverse regioni italiane, e con tutta una serie di riunioni preparatorie di sherpa e sous-sherpa, gruppi di lavoro, engagement groups e molti altri eventi di contorno. Malgrado questa grande mobilitazione pubblica, privata e degli attori della società civile, l’esito del vertice non dipende solo dall’azione del paese che detiene la presidenza, ma è anzi spesso condizionato dal contesto politico internazionale in cui questo si svolge.

Quest’anno il summit dei capi di Stato e di Governo del G7 si terrà in condizioni politicamente diverse rispetto a quelle dell’anno precedente. Alcuni dei leader che giungeranno a Taormina potranno rappresentare infatti posizioni dissonanti rispetto a quelle assunte dal proprio paese ai vertici passati, mentre altri saranno nel pieno di campagne elettorali nazionali. Tutto ciò potrebbe non soltanto rendere più complesso il raggiungimento di obiettivi comuni, ma persino rimettere in discussione risultati che parevano acquisiti nei vertici precedenti. D’altra parte, la coincidenza tra la presidenza italiana del G7 e quella tedesca del G20 apre spazi importanti per una maggiore collaborazione tra gli organizzatori dei due vertici.

In questo approfondimento si è cercato di dare spazio non soltanto ai classici temi “principali” dei vertici, come politica estera, commercio internazionale e sviluppo, ma anche al dialogo in tema di energia, ambiente, sanità e inclusione di genere. Su alcuni di questi temi, i Sette hanno opinioni discordanti: in questo caso il ruolo della presidenza italiana sarà quello di trovare almeno un minimo comune denominatore. Su altri – e si tratta dei temi spesso percepiti come “secondari” – sembrano invece esserci spazi più ampi per proseguire nell’opera di collaborazione e dialogo avviata nei G7 precedenti.

Tra le pieghe e ai margini del vertice, inoltre, le occasioni di incontro e collaborazione saranno molteplici. Non va dunque dimenticato che il grande numero di riunioni ministeriali potrebbe giocare un ruolo nello smussare le differenze tra i paesi, riavvicinando posizioni in prima battuta distanti. Il G7, insomma, non ha il semplice scopo di giungere a una dichiarazione finale dei leader, ma anche quello di riunire attorno a un tavolo i rappresentanti delle maggiori economie mondiali, mettendoli nelle condizioni migliori per raggiungere posizioni di compromesso.

In conclusione, i Sette grandi arrivano al vertice di Taormina in un contesto politico fortemente mutato rispetto a quello in cui si era tenuto il summit di Ise-Shima nel maggio 2016. Ma proprio i tanti rischi che si sono andati via via accumulando fanno sì che il vertice possa rappresentare un’occasione importante per ribadire il ruolo della presidenza italiana. Che dovrà essere quello, come dice lo slogan del vertice di quest’anno, di “costruire le basi di una fiducia rinnovata”.

 

 

LEGGI IL DOCUMENTO


Ti potrebbero interessare anche:

Transizione green: 10 anni di volatilità per il petrolio
Massimo Nicolazzi
Università di Torino
Covid-19 e vaccini in Europa
Israele: La nuova politica estera parte dal gas
Francesco Salesio Schiavi
ISPI
Verso il G20 italiano: cibo, sviluppo, infrastrutture
L'Italia di Draghi vista dagli altri. Cosa cambia?
Mario Draghi, il nuovo premier italiano

Tags

g7 g20 Italia Germania Unione Europea economia finanza commercio sviluppo Energia ambiente
Versione stampabile
Download PDF

Autori

Antonio Villafranca
Co-Head, Osservatorio Europa e Global Governance, ISPI
Emiliano Battisti
Analista, Il Caffé Geopolitico
Matteo Villa
ISPI Research Fellow

SEGUICI E RICEVI LE NOSTRE NEWS

Iscriviti alla newsletter

Chi siamo - Lavora con noi - Analisti - Contatti - Ufficio stampa - Privacy

ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) - Palazzo Clerici (Via Clerici 5 - 20121 Milano) - P.IVA IT02141980157