Gas naturale: una geopolitica al tramonto? | ISPI
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Commentary

Il gas naturale ha ancora una valenza geopolitica

Massimo Lombardini
11 giugno 2021

Agli albori dell’età degli idrocarburi, quando le compagnie petrolifere scoprivano il gas, abbandonavano i pozzi e spostarono gli impianti di perforazione verso altre aree, alla ricerca del più prezioso greggio. All’epoca, infatti, il gas veniva considerato come il parente povero all’interno della famiglia dei combustibili fossili.

Negli scorsi decenni, il gas naturale ha conosciuto un aumento di importanza e spesso addirittura un ruolo geopolitico; ora copre circa un quarto del nostro fabbisogno energetico. Quattro pietre miliari hanno segnato la crescita del gas e, guardando ad esse, possiamo comprendere meglio come questa fonte possa contribuire alle nostre future necessità energetiche.

 

La crescita del gas naturale in quattro tappe

La prima fase ha preso avvio dalla scoperta dei grandi giacimenti di gas di Groningen, in Olanda, nel 1959. Successivamente, negli anni ’60, pozzi esplorativi scavati per perlustrare una possibile estensione al largo dei giacimenti di Groningen, rivelarono enormi riserve di petrolio e gas nel Mare del Nord. Più avanti, grandi gasdotti iniziarono a trasportare gas naturale dall’ex Unione Sovietica verso l’Europa.

Un’ulteriore spinta al gas venne dagli shock petroliferi del 1973 e del 1979, quando il prezzo del greggio passò da 3 $ ad oltre 40 dollari al barile. Il petrolio diventò così troppo caro per essere bruciato per produrre energia elettrica e venne sostituito dal gas, dal carbone, e dal nucleare.

La seconda tappa fu la “corsa al gas” (dash for gas) in Germania e Regno Unito. Nel corso degli anni ’80, la maggior parte delle miniere di carbone del Regno Unito vennero chiuse e la generazione di energia si spostò dal carbone al gas. Lo stesso processo prese piede nella Germania riunificata, dove la generazione di elettricità dal gas naturale sostituì i vecchi ed inefficienti impianti a carbone e lignite.

La terza tappa fu la “rivoluzione LNG” alla fine degli anni ’90. All’epoca, il Qatar, il terzo Paese al mondo per riserve di gas naturale, non era in grado di vendere il proprio gas a causa dell’impossibilità di raggiungere i potenziali clienti, troppo lontani per i gasdotti. Tramite la costruzione di grandi impianti per la produzione di gas naturale liquefatto (LNG), Doha fu in grado di distribuire il proprio gas tramite navi cisterna, sullo stesso modello delle petroliere. Questa rivoluzione trasformò il gas naturale da una fonte di energia regionale, trasportata tramite condotte, in una materia prima globale, consegnata da gasiere.

La quarta tappa fu la massiccia produzione di gas di scisto (shale gas) negli Stati Uniti. Tra il 2009 e il 2014, gli USA raddoppiarono sostanzialmente la propria produzione domestica di gas, passando da importatori ad esportatori globali di LNG. Nel 202, gli USA hanno fornito 19 miliardi di metri cubi (bcm) di LNG all’Europa, diventando il principale fornitore di gas naturale liquefatto del Vecchio Continente.

 

La Russia fa ancora un uso geopolitico del gas?

Quando consideriamo il ruolo geopolitco del gas, pensiamo automaticamente alle tensioni tra Russia ed Ucraina, che, nel 2009, bloccarono le forniture russe all’Europa passanti per l’Ucraina. A quel tempo, diversi Paesi dell’Europa orientale, per i quali la Russia era l’unico fornitore, si ritrovarono senza gas all’inizio di un rigido inverno.

Durante la crisi, il gas era disponibile in Europa occidentale, grazie alle forniture di altri produttori, ma non vi erano gli interconnettori, indispensabili per portare il gas dell’Europa occidentale ai Paesi dell’Europa orientale, interamente dipendenti dalla Russia. Dopo lunghe settimane di negoziati, il transito del gas riprese, ma la crisi aveva esposto una vulnerabilità della dimensione interna del mercato UE dell’energia, data l’assenza di infrastrutture che garantissero la libera circolazione del gas in Europa.

Dopo la crisi, l’UE agì con grande rapidità costruendo nuovi interconnettori per permettere il flusso libero di gas tra gli Stati Membri. Per diversificare ulteriormente le forniture, vennero creati anche dei terminal per importare gas naturale dal mercato globale. Oggi l’UE dispone di oltre 30 terminal LNG, gli Stati Membri sono completamente interconnessi, e l’Europa è molto più preparata del 2009 ad affrontare possibili interruzioni nelle forniture.

Inoltre, negli ultimi anni, il paradigma della fornitura di gas è cambiato con la disponibilità di ampie quantità di LNG su scala globale. Gli USA sono diventati un grande esportatore di gas naturale liquefatto, e ulteriori volumi sono resi disponibili da altri Paesi, come Australia e Mozambico. Lo stesso Qatar conta di raddoppiare la propria produzione di LNG entro il 2027. Infine, se si realizzasse la cooperazione tra Cina ed Iran sul gas naturale, il mondo potrebbe essere inondato di LNG iraniano.

La condizione del gas è cambiata da quella di una materia prima soggetta a possibili scarsità e problemi di forniture ad una risorsa abbondante e disponibile a prezzi competitivi.

Il potere negoziale della Russia si è quindi in qualche modo ridotto. Mosca resta il principale esportatore di gas verso l’UE, ma il mercato globale è ben rifornito, e nessun Paese europeo dipende esclusivamente dalla Russia per le proprie forniture di gas.

Tuttavia, la Russia non ha rinunciato ad utilizzare il gas come uno strumento geopolitico ed il gasdotto North Stream che collega la Russia alla Germania attraverso il Mar Baltico rappresenta un esempio di questo atteggiamento. La prima parte del gasdotto, con una capacità di 55 bcm annuali, è già operativa ed una seconda, North Stream 2, che è ormai in fase di completamento, raddoppierà la capacità a 110 bcm. Nonostante la Russia descriva North Stream come un progetto commerciale, il suo scopo evidente è di aggirare l’Ucraina evitando problemi e tariffe di transito.

Gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni a North Stream, inducendo i partecipanti europei a ritirarsi e lasciando il completamento alle compagnie russe. L’amministrazione Biden ha recentemente ridotto l’entità delle sanzioni, probabilmente a causa dell’impatto minimo che avrebbero avuto dato che il gasdotto è completato per oltre il 95%.

Le discussioni su Nord Stream sono state una questione spinosa per l’UE. La Germania ha identificato Nord Stream come un gasdotto commerciale, ma, tramite la sua costruzione, Berlino ha aiutato Mosca a implementare una strategia divide et impera, indebolendo l’unità europea sul fronte delle relazioni energetiche.

I Paesi Baltici si sono opposti con veemenza al progetto, considerando che il gasdotto li ha scavalcati, e un ministro polacco ha suggestivamente paragonato l’opera al patto Molotov-von Ribbentrop. Quando, al termine del proprio mandato, il Cancelliere Gerhard Schröder, uno dei promotori dell’opera, ha accettato un impiego di rilievo in Gazprom, il clamore è cresciuto su una situazione già tesa.

Nonostante ciò, lasciando da parte le considerazioni geopolitiche, la costruzione di North Stream 2 è stata una cattiva idea sia per il fornitore (la Russia) che per il consumatore (la Germania). La pietra angolare della sicurezza degli approvigionamenti energetici è la diversificazione delle fonti e delle rotte di trasporto, ma, completando North Stream, Russia e Germania si troveranno a dipendere da una singola infrastruttura per la maggior parte del loro interscambio di gas.

Il transito in un gasdotto può essere ostacolato da disastri naturali o incidenti, ed è quindi molto rischioso porre tutto il flusso in una singola condotta. Diversi anni fa, il gasdotto che porta il gas nell’Italia settentrionale venne danneggiato da una frana nelle Alpi. Tuttavia, l’incidente non fu quasi avvertito, dato che l’Italia aveva saggiamente implementato un sistema di forniture diversificato, con gasdotti provenienti da Europa, Russia, Algeria, Libia, e recentemente anche dal Mar Caspio. In caso di simili problemi, Germania e Russia non avranno a disposizione una rotta di trasporto diversificata.

In aggiunta a incidenti e disastri naturali, i gasdotti sono anche esposti ad attacchi cyber. Lo scorso maggio, un attacco hacker contro la Colonial Pipeline negli USA ha bloccato il transito per sei giorni. La condotta che trasporta prodotti petroliferi da Houston fino a New York è ripartita dopo il pagamento di un riscatto, ma l’interruzione ha lasciato migliaia di stazioni di rifornimento senza benzina.

Nel complesso, né Mosca né Berlino sono state avvedute nel costruire un’infrastruttura per trasportare il grosso dei loro scambi di gas naturale, e che potrebbe rivelarsi il tallone d’Achille del loro commercio di gas.

 

Conclusioni

Negli scorsi decenni, il gas ha preso piede ed è divenuto ora un elemento chiave del nostro pacchetto energetico, coprendo circa un quarto del nostro fabbisogno.

La rivoluzione shale negli USA e la costruzione di strutture di trasporto di LNG in tutto il mondo hanno portato una grande quantità di gas naturale liquefatto nel mercato, rendendolo una risorsa globale abbondante e disponibile a prezzi competitivi.

La Russia rimane il principale fornitore di gas all’Unione Europea, ma un’intelligente strategia comunitaria basata sulla diversificazione di fornitori e rotte, la costruzione di nuovi terminal per LNG, ed il miglioramento delle interconnessioni tra Stati Membri hanno aumentato la resilienza UE rispetto a interruzioni di forniture.

Sfortunatamente, il progetto di North Stream sembra andare contro il basilare principio di sicurezza delle forniture, riassumibile in “diversificare fornitori e vie di approvvigionamento”. Come indica il proverbio “non mettere tutte le uova nello stesso cesto”, un produttore ed un consumatore saggi non dovrebbero “mettere tutto, o quasi, il proprio commercio di gas nello stesso gasdotto”. Ancor più tenendo conto che, come detto da qualcuno, “i gasdotti sono come i matrimoni, solo più vincolanti”.

Infine, la Germania ha deciso di eliminare gradualmente il carbone ed il nucleare come fonti energetiche. Questo li mette in disperata necessità di gas russo. Se, per qualche ragione, questa fornitura venisse interrotta, la Germania si troverebbe con grossi problemi.

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Massimo Lombardini
Energy Expert

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