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Commentary

Il generale Khalifa Haftar, l'uomo utile per gli Usa

25 giugno 2014

Il contesto libico nel 2014

L’emergere sulla scena politica libica del fino ad allora semi-sconosciuto generale di corpo d’armata in pensione Khalifa Haftar risale allo scorso 14 febbraio, quando l’anziano militare (secondo le fonti più accreditate, dovrebbe avere tra i 65 e 71 anni) annunciò in un videomessaggio registrato, poi rimbalzato sulle principali TV libiche, che «il Comando dell’Esercito nazionale libico annuncia[va] la nascita di un movimento per una nuova road map [al fine di salvare il paese]»(1). Nel caos libico, accentuatosi in quei giorni in seguito a ulteriori attentati da parte delle milizie islamiste in Cirenaica e alla fuga dalla prigione di Zliten (Tripolitania) di circa 90 detenuti, una dichiarazione del genere, pronunciata con tono risoluto da un alto ufficiale in uniforme, appariva come il primo atto di un colpo di stato. Nelle ore e nei giorni seguenti, però, alla dichiarazione di Hiftar non seguì nessuna azione militare, neppure dimostrativa, tanto che la comunicazione del generale fu definita “una farsa” dall’allora primo ministro Ali Zeidan, che in un’intervista rilasciata a un’agenzia di stampa occidentale dichiarò che la Libia era stabile, così come il governo e il Congresso Nazionale Generale (Cng) [il parlamento libico, N.d.R.](2).

In realtà, uno degli uomini vicini al generale dichiarò nei giorni successivi all’emittente qatarina Al Jazeera che le parole di Haftar erano state fraintese e che l’alto ufficiale voleva in realtà annunciare che un consistente contingente militare, chiamato “Esercito nazionale libico”, da lui guidato intendeva porre fine agli attentati degli islamisti nel paese e riportare l’ordine in Libia, nel rispetto della legalità istituzionale(3).

Sia le affermazioni di Zeidan, sia la smentita di Haftar, però, si sono rivelate gravide di conseguenze: il primo, infatti, dopo innumerevoli tentativi da parte delle opposizioni islamiche all’interno e all’esterno del Congresso di costringerlo alle dimissioni – a causa delle accuse a lui rivolte di promuovere sempre di più gli interessi stranieri nel paese e di voler togliere potere alle élite locali e alle milizie irregolari di matrice islamica – è stato sfiduciato dalla maggioranza dei parlamentari del Cng l’11 marzo 2014. Al voto di sfiducia è seguita una precipitosa fuga all’estero dell’ex premier, timoroso forse di diventare bersaglio di uno degli attentati sempre più frequenti nel paese arabo, la cui situazione non può certo essere definita stabile. L’altro, invece, si è lasciato sfuggire una dichiarazione inquietante nel mese di febbraio e la sua smentita non ha fatto altro che confermare le sue intenzioni di svolgere un ruolo da egemone nelle vicende libiche del prossimo futuro.

Chi è Khalifa Haftar?

Membro del gruppo allargato dei 112 “ufficiali unionisti liberi” che fiancheggiarono Muammar Gheddafi in occasione del colpo di stato militare del 1° settembre 1969, Khalifa Haftar ha sempre ricoperto ruoli di secondo piano nell’establishment del regime instaurato dal Colonnello, fino agli anni Ottanta, quando fu nominato, con il grado di colonnello, comandante delle operazioni militari della Libia contro il Ciad per il possesso della striscia di Aouzou, ricca di uranio e altri minerali rari. Il conflitto terminò nel 1987 con la sconfitta delle truppe libiche nella famosa “guerra delle Toyota” e Haftar fu catturato dai ciadiani e “scaricato” da Gheddafi. Dopo essere stato liberato, disertò dall’esercito della Jamahiriyya e si rifugiò negli Stati Uniti, dove aderì al Fronte nazionale per la salvezza della Libia (Fnsl), movimento di opposizione in esilio fondato da un altro ex collaboratore di Gheddafi entrato in polemica con il regime di Tripoli, Mohamed al Magharief. 

Hiftar rimase negli Usa, dove fu accolto come rifugiato ed entrò ripetutamente in contatto con la Cia, fino al 2011 quando, approfittando dello scoppio della “rivoluzione del 17 febbraio”, ritornò a Bengasi con l’obiettivo di assumere il comando delle truppe rivoluzionarie, ma il Consiglio Nazionale di Transizione (Cnt) gli preferì Abdel Fattah Younis al Obeidi, ex ministro degli Interni di Gheddafi passato nelle file dei ribelli dopo le dimissioni dal suo incarico il 22 febbraio. Dopo l’uccisione di quest’ultimo per una vendetta di alcuni suoi soldati, il 29 luglio 2011, Haftar cercò più volte di diventare capo di stato maggiore del nuovo Esercito Nazionale Libico con il sostegno di numerosi ufficiali superiori, ma il nuovo governo libico nominò prima il generale Yusuf al-Mangoush e, dopo le sue dimissioni nel 2013, il generale Abdessalem Jadallah al-Salihin, lasciando a Khalifa Haftar, che nel frattempo era diventato Lieutenent General (Generale di Corpo d’Armata) il terzo posto nella catena di comando(4).

Operazione “Karama” 

Dopo la fuga di Zeidan in Germania, il periodo di transizione del debole governo ad interim di Abdullah Theney, già ministro della Difesa nel gabinetto dell’ex premier, è servito a Khalifa Hiftar per rafforzare le sue posizioni in Cirenaica, suo luogo d’origine, e imporsi come nuovo “uomo forte” nella turbolenta provincia orientale della Libia.

La prima mossa concreta del generale è stata quella di avviare nel mese di maggio un’operazione militare in grande stile contro la potente milizia islamista di Ansar al-Sharia(5) a Bengasi, dichiarando di voler rispondere all’appello del popolo a sradicare il terrorismo in Libia. L’operazione è stata battezzata da Haftar “Karama”, che in arabo significa “dignità” e dal punto di vista della tempistica, è stata lanciata subito dopo la designazione da parte del Cng, il 4 maggio, di un nuovo primo ministro che avrebbe dovuto sostituire il dimissionario Theney, nella persona di Ahmed Omar Maiteeq, un uomo d’affari e politico libico vicino alla Fratellanza musulmana.

L’eventualità che gli islamisti potessero prendere il potere in Libia, con conseguenze catastrofiche per la sicurezza nazionale e la possibile legittimazione delle milizie di matrice islamica presenti nel paese, ha permesso a Hiftar di ottenere un forte numero di consensi in tutto il territorio libico: decine di unità del nuovo esercito regolare libico hanno assicurato il loro pieno sostegno al generale, insieme alla maggior parte degli ufficiali della Marina miliare e dell’Aviazione e anche le milizie irregolari vicine al vecchio governo Zidane, come le potentissime brigate al-Qaqa di Zintan e la brigata al-Sawaiq di Tripoli si sono strette intorno al nuovo leader militare, che ha dichiarato recentemente che “circa 70.000 uomini si sono uniti alle nostre forze”. Anche nel Congresso Nazionale Generale, circa 40 parlamentari si sono schierati con il generale e l’ex premier Zeidan ha fatto sapere dal suo esilio che fornisce pieno appoggio a Hiftar(6).

Nel frattempo, le operazioni militari di Hiftar contro gli islamisti hanno provocato in tutto il paese dure reazioni da parte delle milizie islamiche e soprattutto da parte di Ansar al-Sharia in Cirenaica, con attentati che hanno provocato già decine di morti. Anche il parlamento è stato oggetto il 18 maggio di un attacco da parte delle forze vicine a Hiftar, con lo scopo di impedire il voto di fiducia al nuovo governo Maiteeq che, tuttavia, si è potuto insediare il 25 maggio. Due giorni dopo l’attacco, però, sono state indette dal Cng nuove elezioni per il 25 giugno, sterilizzando di fatto ogni azione del nuovo governo, che nel frattempo è stato dichiarato illegale con una sentenza della Corte Suprema libica il 9 giugno 2014, provocando le immediate dimissioni del premier(7).

Conclusioni

Ogni facile tentativo di paragonare il caso libico a quello egiziano, dove un altro generale, Abdel Fattah el-Sisi, ha deposto il presidente islamista democraticamente eletto Mohamed Morsi ed è stato recentemente eletto con percentuali plebiscitarie alla presidenza del paese, apparirebbe fuori luogo, poiché la storia e la situazione politica e sociale dei due stati nordafricani sono molto diverse.

Per quanto riguarda l’atteggiamento delle potenze straniere verso la Libia, invece, affermare che Haftar è un uomo degli Stati Uniti, fortemente appoggiato dalla Cia, non è un luogo comune. Lo dimostra la storia del generale, al quale è stata addirittura concessa la cittadinanza americana nel corso della sua lunghissima presenza negli Usa, dove risiedeva nello stato della Virginia; lo dimostrano gli contatti con la Cia e la sua militanza nel Fnsl, che ha ricevuto numerosi aiuti economici e logistici per organizzare attentati contro Gheddafi negli anni Ottanta e Novanta; lo dimostra soprattutto la recente dichiarazione di Deborah Jones, ambasciatrice degli Stati Uniti in Libia, che non ha condannato e, anzi, ha tacitamente approvato le azioni del generale Haftar che, secondo la diplomatica, ha dichiarato guerra ai terroristi islamici in Libia per riportare la stabilità nel paese.

Rimane da vedere se, nell’intricata situazione libica, dopo le elezioni per il Congresso Nazionale Generale del 25 giugno, Khalifa Haftar avrà un ruolo rilevante e, se la risposta sarà positiva, quale sarà questo ruolo(8).

1. The Libyan Bedlam: General Hifter, the CIA and the Unfinished Coup, "Middle East Online", 20 febbraio 2014, http://www.middle-east-online.com/english/?id=64378

2. M. Madi, Libya's renegade General Khalifa Haftar, BBC News, 20 maggio 2014, http://www.bbc.com/news/world-africa-27492354

3. The Libyan Bedlam..., cit.

4. K. Mezran, Libia sull’orlo dell’abisso, AffarInternazionali, 20 maggio 2014, http://www.affarinternazionali.it/articolo.asp? ID=2647

5. Su Ansar al-Sharia in Libia, cfr. http://www.trackingterrorism.org/group/ansar-al-sharia-libya-asl

6. C. Tawil, Operation Dignity: General Haftar's Latest Battle May Decide Libya's Future, "Terrorism Monitor", vol. 12, n. 11, The Jamestown Foundation, 30 maggio 2014, http://www.jamestown.org/tm/

7. J. Karadsheh and B. Brumfield, Libya hastily announces elections after anti-Islamist offensives, CNN, 21 maggio 2014, http://edition.cnn.com/2014/05/21/world/africa/libya-violence/

8. A. Bensaada, Haftar: il “socio effettivo” degli Stati Uniti in Libia, "Global Research", 8 giugno 2014, http://www.globalresearch.ca/haftar-il-socio-effettivo-degli-stati-uniti-in-libia/5386186

Massimiliano Cricco, Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo"

 

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