L'economia cinese ha dovuto affrontare sfide impegnative nel corso dell'ultimo anno a causa dell'epidemia di Omicron, che si prevede si tradurrà in un tasso di crescita del PIL per il 2022 molto inferiore a quanto inizialmente indicato dal governo. In tale contesto e alla luce delle crescenti proteste e delle interruzioni nei principali stabilimenti del Paese, in particolare della Foxconn, la Cina ha improvvisamente deciso di abbandonare velocemente la strategia zero Covid alla fine di novembre e questo ha portato a un massiccio aumento dei casi di Covid.
I dati di novembre si sono rivelati persino peggiori del previsto, a causa di una mobilità ancora più bassa dovuta all'accumulo dei lockdown prima della riapertura. Anche i dati di dicembre saranno probabilmente molto insoddisfacenti, ma per un motivo diverso. Un'ondata di casi è destinata a fermare la produzione nelle fabbriche e a rallentare pesantemente l'erogazione di diversi servizi. Il primo trimestre del 2023 potrebbe rivelarsi difficile nelle province più periferiche ma le maggiori città probabilmente raggiungeranno il picco prima del Capodanno cinese. Ciò significa che la domanda repressa dovrebbe cominciare a far aumentare i consumi tra qualche settimana, soprattutto a partire dal secondo trimestre del 2023. Il sentiment degli investitori potrebbe richiedere più tempo per riprendersi completamente. Questo non solo a causa dell'atteggiamento cauto da parte di chi investe nei confronti della riapertura ma anche perché persistono venti contrari sia sul fronte estero, con una rapida decelerazione negli Stati Uniti e in Europa, sia nel settore immobiliare, con una crescita negativa ancora a due cifre nella vendita delle case. Inoltre, la domanda estera per la Cina sta crollando, come chiaramente dimostrano i dati sulle esportazioni di novembre, ed è difficile prevedere una ripresa nel 2023, sicuramente non nei primi sei mesi dell’anno. Detto questo, ci si aspetta comunque che il PIL cinese registri un rapido e significativo recupero nel 2023, grazie alla base bassa del 2022 e alla domanda repressa. Ciò corrisponde ad una crescita del PIL del 5,5% nel 2023. Questa impennata della crescita, tuttavia, è ancora piuttosto limitata rispetto a quella registrata dopo la precedente ondata pandemica nel 2021 (8,1%) ed è destinata a una successiva decelerazione strutturale, tanto che la nostra proiezione per il 2024 si riduce al 4,5%.
L'accelerazione economica eserciterà una pressione al rialzo sull'inflazione indotta dalla domanda nel 2023, soprattutto per quanto riguarda il prezzo degli alimenti nel primo trimestre, a causa della base bassa di quest'anno. Ma la spinta al rialzo dei prezzi dei generi alimentari si attenuerà durante il resto dell'anno via via che diminuirà l’effetto della base bassa. Inoltre, sia il PPI cinese che il prezzo unitario delle esportazioni sono diminuiti negli ultimi mesi, facendo presagire futuri venti contrari. Per questo ci si aspetta che l'inflazione aumenti solo moderatamente nel 2023.
La Banca Popolare Cinese avrà probabilmente un maggiore margine di manovra per le proprie politiche monetarie grazie alla bassa inflazione e anche al probabile picco del processo di rialzo della Fed nel marzo 2023. Sarà comunque cauta, dato che il tasso d'interesse attuale è già basso in Cina. Visto che la chiave per sostenere la crescita della Cina è far sì che la liquidità sostenga la crescita, la Banca Popolare Cinese si concentrerà maggiormente sull'iniezione di fondi per mantenere l'attuale liquidità anziché abbassare significativamente il tasso d'interesse. Nel frattempo, le autorità cinesi continueranno a imporre controlli sui capitali per evitare grandi deflussi di capitale. In questo contesto, potremmo iniziare a vedere un rimbalzo del renminbi quando il dollaro inizierà a rallentare dopo il primo trimestre del 2023.
Nel complesso, il 2023 dovrebbe essere un anno ragionevolmente positivo per l'economia cinese, soprattutto rispetto al 2022, ma questo scenario favorevole non è esente da rischi significativi, il più ovvio e immediato dei quali riguarda l’abbandono caotico delle politiche zero Covid. La velocità fulminea con cui la Cina ha riaperto dopo tre anni di politiche zero Covid ha provocato una straordinaria impennata di casi. Ciò è particolarmente preoccupante se si considera che il tasso di vaccinazione degli anziani è ancora piuttosto basso (meno del 40% degli ultraottantenni ha ricevuto la terza dose). Inoltre, la copertura abbastanza limitata del sistema sanitario cinese aumenta le possibilità che una situazione sanitaria molto difficile porti ad un’inversione della riapertura o, semplicemente, faccia crollare la capacità produttiva della Cina. Questo rischio di coda avrebbe conseguenze molto significative per il resto del mondo, visto che la Cina è il primo esportatore al mondo e svolge un ruolo centrale nella catena del valore. In altri termini, non si possono escludere interruzioni della catena di approvvigionamento e una nuova pressione sui prezzi dei beni a livello globale. Il secondo rischio potrebbe derivare dal mercato immobiliare se le attuali misure di sostegno non dovessero funzionare del tutto. Dato che le misure di uscita si rivolgono ai promotori immobiliari più solidi, è ancora possibile che un numero maggiore di promotori fallisca, con conseguenze negative per il sistema finanziario cinese. In terzo luogo, le finanze delle amministrazioni locali cinesi potrebbero peggiorare ulteriormente se le entrate non dovessero riprendersi in modo significativo o se vi fosse un forte aumento delle spese fiscali legate ad una riapertura rapida ma difficile. In quarto luogo, la situazione geopolitica tra Stati Uniti e Cina potrebbe deteriorarsi ulteriormente, come già indicano le misure di contenimento aggiuntive adottate dagli Stati Uniti negli ultimi giorni e il divieto di esportazione dei semiconduttori in ottobre.
Nel complesso, l'economia cinese dovrebbe andare meglio nel 2023, grazie all'effetto base positivo e alla domanda repressa derivante dall'uscita dai lockdown del Covid. Tuttavia, i rischi si stanno accumulando, soprattutto in relazione alle misure per l'uscita dal Covid, che potrebbe rivelarsi meno agevole di quanto originariamente previsto.