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TRANSIZIONE ENERGETICA

Il nodo degli edifici e del gas UE

Massimo Lombardini
23 Dicembre 2021

Alla fine del 2019, la Commissione europea ha lanciato il Green Deal, un’iniziativa per rendere più sostenibile l'economia dell'Unione europea coniugando allo stesso tempo sviluppo economico, una transizione giusta e inclusiva e una riduzione delle emissioni di gas a effetto serra del 55% entro il 2030.

Dopo un lungo iter legislativo gli obbiettivi del Green Deal sono stati approvati dal Consiglio e dal Parlamento Europeo. Tali obiettivi richiedono una revisione profonda delle politiche energetiche e climatiche dell’Unione europea. 

Un primo pacchetto di dodici proposte “Fit for 55”, adottato dalla Commissione europea il 14 luglio 2021 includeva la modifica della Direttiva sull’efficienza energetica e della Direttiva sulle rinnovabili. Erano inoltre incluse proposte nei trasporti, con l’obiettivo di azzerare le emissioni di CO2 delle auto messe in circolazione dopo il 2035 e la creazione di una tassa CO2 sull’import, di cemento, ferro, acciaio, alluminio, fertilizzanti e elettricità, se prodotti con standard ambientali inadeguati.

Il 15 dicembre 2021 è stato adottato un secondo pacchetto con proposte per la revisione della Direttiva sull’efficienza energetica degli edifici e per una decarbonizzazione del mercato del gas.

 

Revisione della Direttiva sull’efficienza energetica degli edifici

Gli edifici sono il settore più energivoro dell’Unione europea, contribuendo al 40% del consumo di energia. È quindi necessario, al fine di raggiungere gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni, diminuire in maniera drastica il loro consumo energetico.

La proposta di revisione della Direttiva richiede che tutti gli edifici residenziali costruiti a partire dal 2030 debbano avere zero emissioni, con una scadenza anticipata al 2027 per il settore non residenziale. In altre parole i nuovi edifici dovranno consumare una quantità ridotta di energia fornita da fonti rinnovabili e non emettere CO2 . Tuttavia, le stime della Commissione indicano che l’85% degli edifici esistenti sarà ancora in uso nel 2050 ed è quindi necessario accelerare il passo sull’efficientamento energetico del patrimonio edilizio esistente.  

La Direttiva propone standard minimi per il 15% del patrimonio edilizio con le prestazioni peggiori. Ogni Stato dovrà aumentare l’efficienza energetica dalla classe G alla classe F entro il 2030 per gli edifici residenziali e per il 2027 per quelli non residenziali.

Alcuni media italiani hanno criticato la proposta, evidenziando elementi di rischio di “dittatura tecnocratica” di Bruxelles. Nella conferenza stampa di presentazione della Direttiva, Frans Timmermans (Vice Presidente della Commissione europea e responsabile per il Green Deal) ha spiegato in italiano che l’obiettivo della proposta non è di espropriare i beni degli italiani ma migliorarne l’efficienza aumentandone il valore. Timmermans ha aggiunto che gli Stati avranno piena libertà sull’implementazione della Direttiva e verranno mobilizzati ingenti finanziamenti.

Si può aggiungere che l’efficientamento energetico di un edificio si traduce non solo in una diminuzione delle emissioni, ma è anche utile per ridurre immediatamente la bolletta energetica: un risultato particolarmente rilevante nell’attuale congiuntura dei prezzi. La riduzione o l’abbandono dei combustibili fossili si tradurrà inoltre in una migliore qualità dell’aria e un miglioramento del nostro deficit commerciale, considerando che circa il 90% del gas europeo è importato.

 

Decarbonizzazione del mercato del gas naturale

L’elettricità copre attualmente un quarto dei nostri consumi energetici e gli scenari dell’Unione europea indicano che all’orizzonte 2050 l’elettricità coprirà più della metà del nostro fabbisogno energetico. Nel 2050, le fonti rinnovabili contribuiranno alla maggioranza del nostro fabbisogno elettrico, con l’ausilio dell’elettricità nucleare per i Paesi che utilizzano tale tecnologia.

È però necessario domandarsi come decarbonizzare i settori che non possono o potranno  essere elettrificati. Tali settori comunemente indicati come “hard to abate” includono, ad esempio, la produzione di cemento, acciaio, fertilizzanti e i trasporti pesanti, marittimi e aerei. Il gas che copre attualmente un quarto dei nostri fabbisogni energetici, se decarbonizzato, potrebbe fornire un’opzione per la decarbonizzazione dei settori hard to abate. 

Il gas è il combustibile fossile più pulito, la sua combustione genera la metà delle emissioni rispetto al carbone.  Esistono però delle emissioni legate a un uso convenzionale del gas che debbono essere eliminate. L’iniziativa per la decarbonizzazione del mercato del gas identifica delle opzioni come, ad esempio, un maggiore uso di biometano, la sostituzione di gas con idrogeno e l’utilizzazione del gas accoppiata con tecnologie di cattura e stoccaggio sotterraneo della CO2.

Se decarbonizzato il gas naturale potrà diventare non solo un combustibile di transizione per raggiungere la neutralità carbonica, ma anche una sorgente di energia che continuerà a essere usata in un’economia completamente decarbonizzata.

A complemento del pacchetto sulla decarbonizzazione del gas, il 22 dicembre 2021 è atteso l’Atto Delegato della Commissione europea sulla tassonomia delle risorse energetiche. L’Atto Delegato dovrà indicare se il nucleare e il gas naturale potranno essere considerati “investimenti verdi” e potranno quindi beneficiare di tale etichetta per ottenere finanziamenti pubblici e privati.

 

Conclusioni, sfide e opportunità per l’Italia

Con la legislazione sul bonus 110% per ristrutturazioni che migliorino di due classi energetiche gli edifici, il governo italiano aveva già colto l’importanza dell’efficientamento del nostro patrimonio immobiliare. Sorprendono quindi le critiche di una parte della stampa a un’iniziativa europea che sostanzialmente riprende una good practice del governo italiano.

In Italia, l’efficientamento degli edifici esistenti è particolarmente importante in quanto la prima legge italiana sull’efficienza energetica degli edifici è del 1973 ma, più del 60% degli edifici esistenti sono antecedenti a tale data. Tali edifici rappresentano quindi un enorme potenziale di risparmio energetico da sfruttare con interventi che potranno attingere a contributi europei di 150 miliardi di euro che saranno mobilizzati entro il 2030.

Il gas naturale non deve essere bandito e permette, se usato al posto del carbone, di dimezzare le emissioni. Il gas è abbondante e versatile, può essere usato per generare elettricità, per riscaldamento e nei trasporti.

Il gas rimarrà un elemento della transizione energetica per i settori che non si possono elettrificare ma, come indicato nel pacchetto sulla decarbonizzazione, il ruolo di questa fonte energetica dovrà cambiare. Il suo utilizzo deve essere accoppiato con tecnologie di cattura e stoccaggio sotterraneo della CO2, con un maggiore uso di biometano e la sua sostituzione, quando possibile, con idrogeno.

In questa ottica, l’interdizione della ricerca e produzione di gas sul territorio italiano è illogica e controproducente e servirebbe solo a rimpiazzare il gas nazionale, a chilometro zero, con gas da Paesi terzi aumentando la nostra dipendenza, la nostra bolletta energetica e le emissioni gas a effetto serra legate al trasporto di gas naturale per migliaia di chilometri.

In conclusione, per raggiungere i nostri obiettivi di neutralità carbonica, la domanda da farsi non è se avremo bisogno di gas, ma come decarbonizzarlo in “molecole verdi” per i settori che non possono essere elettrificati con elettricità rinnovabile. 

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AUTORI

Massimo Lombardini
Esperto di energia

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