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Dossier
Dopo Strasburgo: il nuovo jihadismo italiano tra network locali, web e carcere
Francesco Marone
14 Dicembre 2018

L’attacco terroristico dell’11 dicembre a Strasburgo ha riportato l’attenzione sull’estremismo jihadista, dopo un periodo di relativa quiete. Nonostante la riduzione nel numero di attacchi portati a termine in Occidente e la ritirata dello Stato Islamico in Siria e in Iraq, la minaccia jihadista è ancora seria. In Europa rimangono migliaia di simpatizzanti, attivi on-line, all’interno di gruppi e network e anche in carcere. L’Italia presenta livelli di radicalizzazione inferiori rispetto a quelli di altri Paesi occidentali secondo vari indicatori, ma l’attenzione rimane elevata anche nel nostro Paese. Come si organizza la comunicazione on-line tra simpatizzanti jihadisti? Quale ruolo giocano le donne? Esistono specificità territoriali all’interno dei vari Paesi? Come stanno rispondendo le autorità?

Attacco di Strasburgo: quando il criminale diventa terrorista
Francesco Marone
ISPI
Le militanti italiane dello Stato Islamico
Maria Bombardieri
Università di Padova
Piattaforme social e jihadismo: il caso di Telegram in Italia
Valerio Mazzoni
Analista
Jihad sotto la Lanterna: le indagini antiterrorismo in Liguria (2013-2018)
Matteo Pugliese
ISPI Associate Research Fellow
La radicalizzazione jihadista negli istituti di pena
Alessandro Negri
Università degli Studi di Milano
La misura delle espulsioni per estremismo
Marco Olimpio
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terrorismo Italia strasburgo
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A cura di

Francesco Marone
ISPI Research Fellow

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