Dopo Strasburgo: il nuovo jihadismo italiano tra network locali, web e carcere | ISPI
Salta al contenuto principale

Form di ricerca

  • ISTITUTO
  • PALAZZO CLERICI
  • MEDMED

  • login
  • EN
  • IT
Home
  • ISTITUTO
  • PALAZZO CLERICI
  • MEDMED
  • Home
  • RICERCA
    • OSSERVATORI
    • Asia
    • Cybersecurity
    • Europa e Governance Globale
    • Geoeconomia
    • Medio Oriente e Nord Africa
    • Radicalizzazione e Terrorismo Internazionale
    • Russia, Caucaso e Asia Centrale
    • Infrastrutture
    • PROGRAMMI
    • Africa
    • America Latina
    • Global Cities
    • Migrazioni
    • Relazioni transatlantiche
    • Religioni e relazioni internazionali
    • Sicurezza energetica
    • DataLab
  • ISPI SCHOOL
  • PUBBLICAZIONI
  • EVENTI
  • PER IMPRESE
    • cosa facciamo
    • Incontri su invito
    • Conferenze di scenario
    • Executive Education
    • Future Leaders Program
    • I Nostri Soci
  • ANALISTI

  • Home
  • RICERCA
    • OSSERVATORI
    • Asia
    • Cybersecurity
    • Europa e Governance Globale
    • Geoeconomia
    • Medio Oriente e Nord Africa
    • Radicalizzazione e Terrorismo Internazionale
    • Russia, Caucaso e Asia Centrale
    • Infrastrutture
    • PROGRAMMI
    • Africa
    • America Latina
    • Global Cities
    • Migrazioni
    • Relazioni transatlantiche
    • Religioni e relazioni internazionali
    • Sicurezza energetica
    • DataLab
  • ISPI SCHOOL
  • PUBBLICAZIONI
  • EVENTI
  • PER IMPRESE
    • cosa facciamo
    • Incontri su invito
    • Conferenze di scenario
    • Executive Education
    • Future Leaders Program
    • I Nostri Soci
  • ANALISTI
Dossier

Dopo Strasburgo: il nuovo jihadismo italiano tra network locali, web e carcere

Francesco Marone
14 Dicembre 2018

L’attacco terroristico dell’11 dicembre a Strasburgo ha riportato l’attenzione sull’estremismo jihadista, dopo un periodo di relativa quiete. Nonostante la riduzione nel numero di attacchi portati a termine in Occidente e la ritirata dello Stato Islamico in Siria e in Iraq, la minaccia jihadista è ancora seria. In Europa rimangono migliaia di simpatizzanti, attivi on-line, all’interno di gruppi e network e anche in carcere. L’Italia presenta livelli di radicalizzazione inferiori rispetto a quelli di altri Paesi occidentali secondo vari indicatori, ma l’attenzione rimane elevata anche nel nostro Paese. Come si organizza la comunicazione on-line tra simpatizzanti jihadisti? Quale ruolo giocano le donne? Esistono specificità territoriali all’interno dei vari Paesi? Come stanno rispondendo le autorità?

Attacco di Strasburgo: quando il criminale diventa terrorista
Francesco Marone
ISPI
Le militanti italiane dello Stato Islamico
Maria Bombardieri
Università di Padova
La radicalizzazione jihadista negli istituti di pena
Alessandro Negri
Università degli Studi di Milano
Piattaforme social e jihadismo: il caso di Telegram in Italia
Valerio Mazzoni
Analista
Jihad sotto la Lanterna: le indagini antiterrorismo in Liguria (2013-2018)
Matteo Pugliese
ISPI Associate Research Fellow
La misura delle espulsioni per estremismo
Marco Olimpio
ISPI

Ti potrebbero interessare anche:

DORA: nuove regole europee per la sicurezza digitale
Andrea Rigoni
Deloitte
,
Paola Tavola
Deloitte
Visita in Israele: la tela di Draghi
Donazioni di sangue nell'UE: Italia seconda per solidarietà
Italia: abbiamo la giustizia più lenta dell'UE
Una "cyber diplomacy" per l'Italia
Andrea Rigoni
Deloitte
,
Susanna Savarese
Deloitte
Migranti: monta la marea

Tags

terrorismo Italia strasburgo
Versione stampabile

A cura di

Francesco Marone
ISPI Research Fellow

SEGUICI E RICEVI LE NOSTRE NEWS

Iscriviti alla newsletter Scopri ISPI su Telegram

Chi siamo - Lavora con noi - Analisti - Contatti - Ufficio stampa - Privacy

ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) - Palazzo Clerici (Via Clerici 5 - 20121 Milano) - P.IVA IT02141980157