Tawadros II (Teodosio II) è ufficialmente il 128esimo “Papa di Alessandria d’Egitto e Patriarca della Predicazione di San Marco e di tutta l’Africa”. È con questo titolo che, domenica scorsa, l’ex vescovo di Beheira è stato incoronato pontefice della Chiesa copta ortodossa. La cerimonia d’intronizzazione conclude il capitolo di vuoto di potere al quale è stata sottoposta la più importante comunità cristiana in Egitto. La Chiesa copta ortodossa si distingue da quella cattolica che fa riferimento a Roma e da quella etiope altrettanto autocefala. Fondata dall’Evangelista Marco nel I secolo d.C., oggi abbraccia una comunità di fedeli che costituisce circa l’8% sugli 83 milioni della popolazione totale egiziana. Numeri però da prendere con il beneficio di riserva.
L’ascesa di Tawadros II al soglio di Marco risolve il problema della cattedra vacante. Il suo predecessore, Shenouda III, è morto il 17 marzo scorso, all’età di 88 anni e dopo una lunga malattia[1]. Il suo pontificato, che è proseguito per tre decenni, è stato intervallato da momenti di proficua convivenza tra la sua chiesa, la maggioranza islamica del paese e le istituzioni cairote. Ma non si possono dimenticare le tensioni. Da almeno tre anni, quindi a prescindere dai fatti di piazza Tahrir, cristianità e Islam stanno attraversando una fase di tensione. Le chiese date alle fiamme, i casi di stupri a danno di ragazze cristiane costrette poi a sposare i propri aggressori musulmani e gli spargimenti di sangue rientrano in un fenomeno non tanto di persecuzione, bensì di scontro a doppio senso di marcia. A ogni attacco musulmano è sempre seguita una reazione copta. Questo ha provocato da parte di Hosni Mubarak, a suo tempo, la scelta di non prendere posizione. E quindi la rinuncia a difendere i cristiani. Forse è stato un tardivo tentativo di trovare sostegno nella maggioranza musulmana. I copti invece si sono chiusi “a fortino”, diffidando dei tentativi di dialogo, avanzati per esempio da alcuni esponenti della Fratellanza musulmana. Lo stesso presidente, Mohammed Morsi, prima ancora di essere eletto, aveva promesso di riservare l’adeguato peso alla minoranza copta nel suo governo. Oggi, l’oncologa Nadia Kakhari, in qualità di ministro per la ricerca scientifica, è l’unica cristiana e donna che fa parte dell’esecutivo Qandil. Nel frattempo, è andato crescendo l’esodo. Europa, Nord America e Australia sono le mete di fuga dei copti. Soprattutto delle nuove generazioni. Al Cairo le autorità ecclesiastiche preferiscono non parlare di diaspora. Tuttavia, è difficile trovare un sinonimo. L’attuale 8% di cristiani è quel che resta di una comunità che appena cinquant’anni fa vantava il doppio dei propri membri.
Tawadros II di conseguenza si insedia alla guida di una Chiesa la cui bussola rischia di impazzire. Il fatto che per la sua elezione si siano aspettati otto mesi, dalla morte del suo predecessore, lascia supporre la diffidenza nutrita dai copti nei confronti del presidente Morsi. A marzo, l’Egitto era ancora nelle mani della Giunta militare. È evidente che i cristiani abbiano preferito attendere che il paese si stabilizzasse. Oggi, con la Fratellanza al potere, i copti si domandano se l’iniezione di Islam nella politica cairota sia moderata oppure tenda all’estremismo. Temono lo scontro confessionale.
Il nuovo papa inoltre ha un passato molto diverso da quello di Shenouda III. Il suo predecessore, prima di indossare l’abito monacale, era stato un ufficiale e aveva combattuto contro Israele nel 1948. Si era dichiarato contrario agli accordi di Camp David (1979). Da qui la condanna all’esilio da parte di Sadat. Una pena per cui Mubarak siglò l’amnistia. Papa Shenouda aveva minacciato di scomunica qualunque fedele si fosse recato in pellegrinaggio a Gerusalemme. Città santa, ma sotto dominio israeliano. Infine aveva giustificato gli shahid palestinesi, in quanto «reazione naturale allo stato di depressione in cui vive la Palestina»[2]. Era una linea sostanzialmente condivisibile dai Fratelli musulmani. Oggi, con l’Egitto che è tornato ad alzare la voce di fronte all’ennesima crisi di Gaza e con le incognite interne post rivoluzionarie, Tawadros II sarà altrettanto capace di tener testa a quegli interlocutori che i copti bollano come nemici?
[1] http://temi.repubblica.it/limes/papa-shenouda-iii-un-uomo-di-fede-e-di-p...
[2] http://www.arabwestreport.info/sites/default/files/pdfs/AWRpapers/paper1...