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Background
Il profilo di Recep Tayyip Erdoğan
12 aprile 2017

Dai vicoli del quartiere operaio di Istanbul alla presidenza

Una figura controversa per il rapporto con la tradizione religiosa e il carattere sanguigno, Erdoğan rivela nella sua biografia molti tratti di quello che diventerà il suo pensiero politico islamista. Erdoğan viene da una famiglia povera originaria delle coste del Mar Nero nel nord-est del paese, precedentemente immigrata dalla Georgia. Il padre era un guardacoste che si trasferì a Istanbul per offrire una migliore formazione ai cinque figli. Fu infatti per volere della famiglia che Erdoğan fece le scuole superiori presso l’istituto religioso Imam Hatip, in cui si formavano gli imam. Da adolescente, per sostenere gli sforzi economici della famiglia, si mise a vendere limonata e ciambelle salate al sesamo (simit) per le strade del suo quartiere natio. Su queste umili origini Erdoğan ha costruito quel carisma che gli ha consentito di diventare punto di riferimento di una buona parte della popolazione turca e, in seguito, primo ministro e presidente della Repubblica.

 

Dalla passione calcistica alla laurea in Economia aziendale

Dall’età di 15 anni e fino agli esordi della sua carriera politica Erdoğan è stato un calciatore di livello amatoriale. Nel 1976 fu costretto a rifiutare l’offerta del Fenerbahçe SK, una delle squadre turche di maggior successo, a causa del veto del padre ma, successivamente, la squadra del suo quartiere natio di Istanbul, il Kasımpaşa Spor Kulübü (oggi nel massimo campionato turco), gli ha dedicato il nome dello stadio. Oltre a inseguire questa passione, Erdoğan proseguì gli studi e si iscrisse in quella che oggi è la Marmara University di Istanbul, dove si laureò nel 1981 in Economia aziendale.

 

La passione politica nata sui banchi di scuola

Erdoğan iniziò a frequentare i circoli politici fin dalla giovane età. Negli anni della scuola superiore e dell’università fu membro dell’Associazione nazionale degli studenti turchi, ma la sua carriera politica prese forma quando da studente universitario venne messo a capo della sezione giovanile locale del Partito nazionale di salvezza (Msp), partito politico islamista fondato negli anni ’70 da Necmettin Erbakan – successivamente primo premier islamista della Turchia – che venne chiuso dopo il golpe militare del settembre 1980. Risale ad allora l’influenza di Erbakan sul giovane Erdoğan: dopo che nel 1983 Erbakan fondò il Partito del welfare (Refah Partisi), Erdoğan ne divenne prima il presidente della sezione locale, poi il capo della sezione provinciale di Istanbul e, infine, membro del consiglio centrale di amministrazione.

 

L’ascesa: da sindaco di Istanbul a presidente della Repubblica

La consacrazione politica arrivò nel 1994 quando venne eletto sindaco di Istanbul. Fu il primo politico appartenente a un partito religioso a ricoprire quel ruolo e fu particolarmente apprezzato dalle classi meno abbienti che lo ribattezzarono il Robin Hood della Turchia per la lotta alla corruzione. Tuttavia, il suo mandato si interruppe bruscamente in seguito al golpe bianco dei generali turchi del 1997 che portò alla chiusura di diversi partiti islamisti, tra cui il Partito del welfare, e costrinse Erbakan, l’allora primo ministro, alle dimissioni. In una delle manifestazioni di protesta che seguirono questi eventi, Erdoğan recitò dei versi di una poesia del poeta e sociologo Ziya Gökalp, considerati offensivi dei principi laici dello stato kemalista turco:

Le moschee sono le nostre caserme,

le cupole i nostri elmetti,

i minareti le nostre baionette

e i fedeli i nostri soldati.

Ciò gli costò una condanna a dieci mesi di carcere per incitamento all’odio religioso e fu costretto a dimettersi dalla carica di sindaco. Ne scontò in prigione meno della metà, tra marzo e luglio del 1999, ma questa condanna gli impedì di diventare primo ministro in seguito alla vittoria nelle elezioni del novembre 2002 del Partito per la giustizia e lo sviluppo (Akp) da lui fondato l’anno prima. Ciò divenne possibile qualche mese più tardi, nel marzo 2003, grazie alla ripetizione delle votazioni nella provincia di Siirt e a una modifica costituzionale che gli consentì di candidarsi e vincere. Sostituì Gül alla guida del governo che mantenne per undici anni, grazie alla vittoria dell’Akp nelle successive elezioni del 2007 e 2011, finché nell’agosto 2014 divenne il primo presidente della Turchia eletto a suffragio universale.

 

Il culto della personalità e l’impronta islamista

Dai tempi di Atatürk, il padre della Turchia moderna, nessuna figura aveva dominato così a lungo la politica turca con altrettanto carisma. In un’intervista, lo stesso Erdoğan descrisse il proprio carattere esplosivo come un tratto peculiare della gente del quartiere popolare in cui è nato. Ben nota fu la condotta che tenne al Forum di Davos del 2009 quando rimproverò pubblicamente l’allora presidente israeliano Shimon Peres e diede avvio a una politica regionale più attiva e assertiva. Toni accesi hanno caratterizzato anche il dibattito politico con le forze di opposizione e della società civile, in particolare a partire della proteste di Gezi Park nella primavera del 2013. Infine, negli ultimi anni Erdoğan e l’Akp hanno permesso ai valori della tradizione religiosa di emergere negli spazi pubblici in un paese fortemente improntato al laicismo di stampo kemalista. L’incontro con il suo mentore, Erbakan, è stato fondamentale nella formazione del pensiero politico di Erdoğan. Durante la sindacatura emersero ulteriori segnali di un maggior rigore religioso sia nei suoi discorsi pubblici, con chiare allusioni alla shari’a, sia nelle proposte politiche, come quella di vietare il consumo di alcol nei bar della città e criminalizzare l’adulterio. L’ultimo episodio di questo cambiamento politico e culturale è stata la decisione nel febbraio 2017 di permettere di indossare il velo anche alle donne delle forze armate turche, un’istituzione storicamente garante dell’identità laica della moderna Repubblica turca. 


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