La pandemia di Covid-19 continua a progredire in Africa, seppur con ritmi ancora molto diversi dal resto del mondo. A registrare i più alti numeri del contagio è il Sudafrica, con oltre 1,5 milioni di casi totali registrati, e più di 50 mila morti. A seguire, Etiopia e Nigeria nella regione subsahariana, con 175 mila e 160 mila casi accertati. In uno scenario che resta preoccupante, l’attenzione è rivolta alle vaccinazioni. Le prime dosi di vaccino sono state fornite ad alcuni Stati africani a fine febbraio, nel quadro dell’iniziativa COVAX (COVID-19 Vaccine Global Access), guidata da World Health Organisation (WHO), GAVI Vaccine Alliance e Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (CEPI), che, di concerto con i governi e le case farmaceutiche produttrici, mira ad assicurare un’equa distribuzione dei vaccini anti-Covid ai Paesi a medio e basso reddito. Il primo stato africano a ricevere dosi di vaccino AstraZeneca tramite il programma COVAX è stato il Ghana, che ha ottenuto il 24 febbraio 600.000 dosi, seguito da Costa d’Avorio (504.000), Nigeria (3,9 milioni) e Senegal (324.000). Ghana e Costa d’Avorio hanno dato avvio alla campagna di vaccinazione il 1° marzo. Secondo quanto precisato dal Centro per il controllo delle malattie (CDC), il 90% circa delle dosi di vaccini distribuite alla metà di marzo in Africa (circa 24 milioni) sono state fornite tramite l’iniziativa COVAX, che ha raccolto fondi per un totale di 6 miliardi di dollari.
L’Africa nel frattempo è divenuta il teatro di un’accesa competizione diplomatica sanitaria che vede nella distribuzione dei vaccini uno strumento di soft power da parte di potenze esterne. Mentre alcuni Stati europei, come la Francia e la Gran Bretagna, si sono impegnati a fornire agli Stati africani i propri surplus di vaccino, la Cina ha donato dosi del vaccino Sinopharm a diversi partner africani, tra cui Zimbabwe, Namibia, Guinea Equatoriale, Egitto, Tunisia, Sierra Leone, mentre Uganda, Gibuti, Benin e Tunisia hanno avuto accesso al vaccino Sinovac; l’India ha fatto lo stesso, offrendo il vaccino AstraZeneca (prodotto in stabilimenti indiani) a Kenya, Uganda, Rwanda, Repubblica Democratica del Congo, Ghana, Costa d’Avorio, Senegal, Mozambico, eSwatini, Botswana, Mauritius e Seychelles (queste ultime hanno ricevuto dosi anche dagli Emirati Arabi). La Russia ha fornito il vaccino Sputnik alla Guinea, che vanta solide relazioni politiche con Mosca, al Congo-Brazzaville del neoeletto presidente Sassou-Nguesso, e all’Algeria.
Degno di menzione il caso sudafricano: Pretoria ha ricevuto 1 milione di dosi del vaccino AstraZeneca dal Serum Institute indiano, ma, in ragione dei dubbi sull’efficacia di quest’ultimo rispetto alla variante sudafricana, le ha cedute ad altri membri dell’Unione Africana, concludendo con Johnson&Johnson un accordo per l’acquisto di 9 milioni di dosi. Il programma di vaccinazione nazionale ne è risultato gravemente rallentato.
Gran parte degli Stati del continente hanno dunque ricevuto un primo invio di dosi di vaccino. Tra le eccezioni più rilevanti due Paesi che finora hanno affermato di non averne bisogno: la Tanzania, dove il presidente negazionista John Magufuli è deceduto nei giorni scorsi, sembrerebbe proprio a causa del Covid-19, e il Madagascar, nel quale il governo di Andry Rajoelina ha sponsorizzato rimedi curativi basati sull’uso di erbe e piante locali.